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Con Crawford andava tutto bene, nessuno dei due aveva accennato a volere una storia seria, e a me andava benissimo così, non ero pronta ad avere rapporti.
Qualche volta ero stata tentata dal dirgli del mio passato, ma mi bloccavo sempre, in preda alla paura del suo giudizio.
Erano passate due settimane da quando avevo provocato Crawford, non avevamo più tirato in ballo l'argomento, anche se il solo pensiero faceva ridere entrambi.
«Passerotto!» sentii dietro di me, mi girai, la rossa si venne a sedere al mio tavolo, che era vuoto.
Hunter era malato, Jacob era con i suoi amici, e Crawford non era venuto a pranzo, così mi era toccato mangiare da sola.
«Come mai il tuo bello non è qui?» mi chiese Alex, con la bocca piena.
«Non lo so» risposi «non lo vedo da ieri sera»
Lei alzò un sopracciglio «Come mai vi siete visti ieri sera?» mi chiese, ammiccando maliziosamente, io risi «Ci vediamo tutti i giorni, rossa, e non pensare cose che per ora non accadranno» affermai.
«Non l'avete ancora fatto?» disse, io mi sorpresi per la naturalezza con cui parlava di quegli argomenti.
«No, Alex, non ancora» dissi solo, riprendendo a mangiare il riso che era nel mio piatto.
«Cosa state aspettando?» uscì di nuovo l'argomento lei, «Che io sia pronta...» sussurrai, «Cosa?» urlò lei.
«Abbassa la voce!» la intimai, «semplicemente non vogliamo andare troppo velocemente.» risposi io.
Lei liquidò la conversazione con una scrollata di spalle, riprendendo a mangiare.

Ci avevano convocati tutti nella sala grande, a quanto pareva il direttore aveva qualcosa da comunicarci urgentemente.
«Ragazzi!» urlò il signor Ray, attirando l'attenzione delle centinaia di persone che erano in quella stanza.
«Tra poche ore arriveranno i ragazzi del riformatorio Faith»
Che contraddizione, pensai, un riformatorio che ha quel nome.
Si sentirono sussurri, risate, e urla di approvazione.
«Il loro istituto è sotto sequestro per fare delle pulizie, quindi li ospiteremo noi per qualche settimana, o qualche mese, dipende dal tempo che ci vorrà per ripulire il riformatorio. Spero voi siate accoglienti con loro, e soprattutto che le regole per il distacco tra i due sessi vengano rispettate più di prima.»
Quasi tutti i ragazzi nella stanza si misero a ridere, ma io no.
Il solo sentire la voce del direttore mi provocava brividi.
Mi faceva ritornare in mente il ricordo di quella sera, ricordi che avevo cercato di rimuovere, senza riuscirci totalmente.
Sulla mia schiena erano rimaste le cicatrici, grosse linee bianche che passavano da una parte all'altra della superficie.
«Hey...» una mano aveva cominciato ad accarezzarmi il braccio destro, non riuscivo a girarmi, per la troppa gente, ma quella voce e quell'odore erano inconfondibili.
«Collins» sussurrai.
La sua mano si spostò sul mio fianco, fino ad arrivare al mio sedere, lo strinse leggermente ed io riuscii a muovere un braccio per schiaffeggiarli la mano.
«Smettila» affermai.
Lui rise, e la sua risata mi spostò leggermente i capelli.
La sua mano ritornò sul mio fianco.
«Verranno persone nuove tra poco» disse lui, e potei percepire quel suo sorrisetto fastidioso anche non riuscendolo a vedere in faccia.
«Già» risposi io.
«Questo significa nuove ragazze» continuò, voleva irritarmi, allora.
«E nuovi ragazzi» affermai.
«Prova a guardare anche uno solo di quei ragazzi e giuro che prima uccido lui, e poi uccido te.» mi sussurrò all'orecchio lui.
«Geloso, Collins?» lo stuzzicai.
Lui strinse il mio fianco «Non sai quanto» rispose, baciandomi la guancia sinistra.
«Bene ragazzi» sentimmo dire «potete andare, in ordine, per favore!»
Nemmeno finirono di pronunciare quelle parole che subito una calca di ragazzi si ammassò alla porta per uscire, io non mi mossi, aspettando che si fosse liberato un minimo il passaggio.
«Ci si vede dopo, ragazzina» disse il ragazzo, dirigendosi verso l'uscita.

«Hunter!» urlai, facendo sobbalzare il ragazzo che dormiva beatamente nel letto.
«Ciao, Smith» mi salutò, stropicciandosi gli occhi.
Io mi sedetti vicino a lui, nel letto, e gli posai un leggero bacio sulla guancia.
«Tra qualche ora arriveranno altri ragazzi da un altro riformatorio» lo informai, giocando con le dita della sua mano.
«Proprio mentre sono malato, vero?» disse lui sarcasticamente, io gli sorrisi, continuando a muovere le sue dita.
«Dai, te la porto io qualche ragazza in camera»
Lui mi diede una spinta con la sua spalla, «Tu pensa al tuo ragazzo» affermò, grattandosi il naso.
«Crawford non è il mio ragazzo» replicai, guardandolo.
«Vi baciate?»
«Si»
«Vi abbracciate?»
«Si»
«Vi dite cose carine?»
«Si»
«Allora scusami ma non capisco perché non debba essere il tuo ragazzo» concluse lui, la faccia di chi la sa lunga.
«Non è il mio ragazzo e basta» liquidai io l'argomento.
«Nina?» gli chiesi, avevo scoperto che al mio vecchio, caro amico Hunter, gli era venuta una cotta spropositata per Nina, la ragazza amica di Alex.
«È venuta a portarmi il pranzo perché qualcuno» e marcò l'ultima parola «si è dimenticato che anche io esisto!» terminò, mi guardava in modo strano, come se fosse offeso ma anche che gli venisse da ridere.
«Non sei arrabbiato con me» affermai, continuando a giocare con le sue dita.
Lui sbuffò «Si, invece»
«No, invece» dissi, dandogli un bacio sulla guancia, e un altro, e un altro ancora.
Lui rise «E va bene, mi arrendo!» urlò, alzando le mani.
Io mi fermai e mi stesi, guardando il soffitto.
«Perché non ci hai ancora provato con Nina?» chiesi.
«Perché non ho nessuna possibilità di riuscirci con lei»
Corrucciai le sopracciglia.
«Non è assolutamente vero! Sei un ragazzo simpatico, e anche molto carino, perché non dovrebbe voler uscire con te?»
«Grazie, Smith, ma non ho bisogno dei tuoi discorsi d'incoraggiamento»
«Oh, andiamo! Provaci almeno.»
Sentii muoversi di fianco a me.
Hunter si era steso a pancia in su, in modo da essere entrambi nella stessa posizione.
«Grazie» sussurrò lui.
«A cosa servono gli amici, sennò?» risposi, sorridendo.
«Hey» disse, mi girai verso di lui, stava sorridendo.
«Grazie, davvero»
Io contraccambiai il sorriso e gli diedi una pacca sulla spalla.
«Ti voglio bene, Row»
«Ti voglio bene, Smith»

scusate se è corto!

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