Quando mi svegliai, non riuscii a capire come fossi riuscita a raggiungere il letto.
La sera precedente, mi ero addormentata tra le braccia di Crawford, cullata dal suo respiro sempre più vicino al mio orecchio.
Mi aveva raccontato una parte della sua vita che mai mi sarei aspettata, ed io, a mio modo, avevo fatto lo stesso con lui.
Non sapevo quando e se sarei riuscita a condividere con lui il mio passato, ma avevo apprezzato che lui si fosse fidato, a tal punto, di me.
Il piccolo orologio attaccato alla parete segnava le sette e mezza, mi alzai con calma e girai la testa, verso il letto di Alex, con mia sorpresa, una chioma rossa si fece possesso del mio campo visivo, ma non era sola.
Accanto alla mia compagna di stanza c'era qualcuno, un ragazzo, immaginai si trattasse di Ethan, ma quando mi alzai, per controllare meglio, mi immobilizzai.
Quel ragazzo non era Ethan.
Era Nash.
Decisi di non intromettermi, non avrei scatenato altri casini, cercai di non far rumore, e mi diressi verso il bagno.
Chiusi la porta alle mie spalle e decisi di farmi una doccia, tanto mancavano ancora tre quarti d'ora alle lezioni.
Mi tolsi i vestiti, notando che avevo ancora quelli della sera precedente, e mi infilai sotto la doccia.
La sensazione dell'acqua calda sul mio corpo, ebbe un effetto calmante, e ne approfittai per far mente locale di ciò che era successo il giorno prima.
Una serie di eventi si susseguì nella mia testa.
Hunter.
Tay.
Il pugno.
La camera di Hunter.
La fasciatura.
Crawford.
La mia stanza.
Il mio attacco di panico.
Io e Crawford abbracciati.
Il suo passato.
Una parte del mio.
Le sue carezze.
E poi basta. Mi ero risvegliata nel mio letto, confusa.
Quando chiusi la valvola della doccia, dopo essermi insaponata e fatto una passata di shampoo, mi coprii con l'accappatoio bianco e mi posizionai davanti al piccolo specchio, sopra il lavandino.
Avevo una faccia distrutta. Gli occhi rossi e gonfi, e i miei capelli viola non volevano saperne di andare tutti in una direzione.
Me li spazzolai frettolosamente e poi tornai in camera.
I due ragazzi erano ancora lì, lui le cingeva la vita con un braccio, e lei aveva entrambe le mani sul suo petto.
Quella scena mi disgustò.
Alex non avrebbe dovuto fare certe cose con Nash, semplicemente perché Ethan, era il suo ragazzo.
Mi vestii velocemente e uscii dalla stanza, avevo lasciato le chiavi dentro, sul comodino della rossa, avrebbe chiuso lei, quella volta.
Mi diressi, quasi senza pensarci, alla porta numero 9.
Bussai e, quando sentii un «avanti» entrai.
Non avevo la minima idea di chi mi sarei trovata davanti, non sapevo con chi condividesse la stanza il moro.
Per mia fortuna, fu Hunter a piazzarsi davanti a me.
«Hey, Smith, come va?» chiese, sorridendomi sinceramente.
Ricambiai il sorriso e risposi alzando i pollici all'insù.
Non avevo messo gli occhiali, quella mattina, il naso faceva ancora male, e prima di farmi la doccia, avevo tolto la fasciatura che mi aveva fatto Collins.
Perciò, il mio enorme livido, era completamente in bella vista.
«Va un po' meglio, vedo» affermò il ragazzo, alludendo al mio naso.
Io annuii e, per non far morire la conversazione e sfociare nell'imbarazzo decisi di fare qualche domanda.
«Allora, con chi sei in camera?»
Il ragazzo mi guardò e si girò, spostando il suo sguardo dietro di sè, seguii quella direzione e notai una figura, sul letto, che prima non avevo visto.
«Jacob, alzati!» urlò il moro, facendo sussultare quel poverino che tentava ancora di riaddormentarsi, ma «abbiamo ospiti» si limitò a dire Hunter, costringendo il ragazzo a girarsi, di malavoglia, verso di noi.
Quando mi notò, si risistemò subito, si alzò dal letto, e affiancò il suo compagno di stanza.
«Jacob, lei è Clara» mi strinse la mano «Clara, lui è il mio compagno di stanza, Jacob» ricambiai la stretta.
Dicemmo in coro un «piacere» ridendo subito dopo.
«Allora, Clara, quanti anni hai?» perché, tutti, erano ossessionati dall'età, lì dentro? Era la prima cosa che chiedevano, ed io non capivo il perché.
«Sedici, cioè, quasi diciassette, ad ottobre.» balbettai, in imbarazzo, la mia timidezza, delle volte, mi sorprendeva.
«Oh, bene, io ne ho quattordici» rispose, sorridendo.
Hunter, che era entrato nel bagno, lasciandoci soli, ritornò da noi, mi prese per un braccio, e mi portò fuori dalla stanza, urlando un «ci vediamo dopo, pulce!» e dandomi il tempo di dire «è stato un piacere, conoscerti, Jacob»
Quando fummo in corridoio, lo bloccai, «si può sapere cosa c'è?!» dissi ridendo, per la strana situazione, lui mi guardò e alzò le spalle, come per dire che non sapeva di cosa stessi parlando, scossi la testa, divertita, e lo seguii.
Era una fortuna conoscere una persona che aveva i miei stessi orari di lezione, dato che io non mi ero ancora adattata a quel posto.
Quelle ore passarono velocemente, ed io e Hunter ci dirigemmo verso la mensa.
Mentre stavamo per entrare, mi bloccai.
Una figura robusta e bionda mi passò davanti, ed io sentii il mio cuore accelerare sempre di più.
«Come va il naso, Smith?» Tay cominciò a ridere, e così anche le sue amiche, «sempre meglio della tua faccia, Tayssa.» alzai la testa, riconoscendo quella voce, e vidi Crawford al mio fianco.
«Ciao, Craw» la bionda, d'improvviso, si fece gentile, guardando con occhi trasognati il ragazzo alla mia sinistra.
«Sai metterti solo contro le più piccole, vero?»
Commentò Collins, la ragazza non rispose subito, pensando a cosa dire, in imbarazzo.
«Mi aveva provocata, Craw, ho fatto ciò che dovevo» rispose solo.
Crawford scoppiò in una risata amara, faceva quasi paura, «quello che dovevi? Questo non giustifica le averle quasi rotto il naso» sputò acido.
«Ma che ti importa?! Non dirmi che ti piace una bambina del genere!»
Mi sentii in qualche modo colpita dalle parole della ragazza, ma non lo diedi a vedere, rimasi immobile, con lo sguardo fisso sul pavimento, che era diventato tutt'untratto, davvero interessante.
Sentii il moro irrigidirsi al mio fianco, «ma ti pare? Non andrei mai con lei, è solo che non trovo giusto prendersela con i più piccoli.»
Quelle parole mi fecero ancora più male, decisi di non voler più rimanere lì.
Presi Hunter, che era rimasto a guardarmi in silenzio, aspettando una mia reazione, e lo trascinai via, lontano dalla sala da pranzo, lontano da Tay, lontano da Crawford.
Arrivammo davanti la porta principale, ed io continuai a spingerlo.
Quando fummo al campo da calcio, mi bloccai, mollai la presa sul suo braccio, e mi sedetti sulle scalinate.
«Va tutto bene, Smith?» mi stava guardando con quegli occhi verdi, che erano in grado di farti confessare qualunque cosa, ma in quel momento ero troppo arrabbiata, per perdermici dentro.
«La finisci di chiedermelo?! Si, sto bene, va tutto bene!» sbottai, facendo sussultare Hunter.
Sentii la sensazione familiare che mi assaliva quando stavo per avere un attacco di panico, ma cercai di respingerla.
Lui continuava a guardarmi, probabilmente non sapendo cosa dire.La sera prima, avevo provato qualcosa che mi aveva fatto stare davvero bene.
Avevo reso partecipe Clara di una parte del mio passato, ed ora, mi sentivo in qualche modo più vulnerabile.
Si era addormentata tra le mie braccia, il suo profumo di vaniglia era ancora attaccato alla mia felpa, quando l'avevo presa in braccio e portata a letto.
Vederla così indifesa tra le mie braccia mi aveva fatto scattare qualcosa quando avevo visto Tay prendersi gioco di lei.
Volevo difenderla, avevo l'irrefrenabile impulso di proteggerla da chiunque avesse voluto farle del male.
Ma fui io il primo a fargliene.
Avevo visto il suo sguardo, quando avevo pronunciato quelle parole tanto cattiva, quasi senza pensarci.
Avevo percepito il suo respiro accelerarsi, e l'avrei anche seguita, se non si fosse portata quell'Hunter con lei.
«Quindi sei ancora il mio Craw?» aveva ripreso a parlare la bionda davanti a me, la guardai con disprezzo e risposi «no.» un "no" conciso, che non lasciava altre cose da intendere.
Un "no" categorico.
La sua espressione riuscì ad appagare, in parte, il vuoto che mi si era creato nello stomaco quando avevo visto Clara andar via.
Mi diressi verso la mensa, ed aprii la porta.
Presi un vassoio e lo riempii con cose a caso, andandomi a sedere vicino ad Ethan.
«Hey, amico» mi salutò, io risposi con un cenno, facendogli capire che non avevo voglia di parlare.
«Clara?» alzai la testa di scatto, quando sentii pronunciare quel nome, guardai da chi provenisse «non l'avete proprio vista? Stamattina non era in stanza»
Guardai la rossa e alzai le spalle, Ethan fece lo stesso e stampò un bacio a fior di labbra alla sua ragazza.
Non sapeva che l'avevo vista, la sera prima, tornare in stanza con un ragazzo.
Non l'avevo detto a Ethan, siccome apparentemente sembrava stessero solo parlando.
Non volevo combinare casini, magari inutilmente.
«Alex, dov'eri ieri sera?» la diretta interessata si irrigidì, impercettibilmente, ma io lo notai comunque, ero bravo a capire le persone.
Tutte tranne una.
Quella ragazza dagli occhi come il cielo riusciva sempre a confondermi, non sapevo mai cosa aspettarmi da lei.
«Dopo che me ne sono andata dalla tua stanza sono andata da Nina» rispose la ragazza, cercando di essere il più sciolta possibile.
Ethan annuii, e tornò a magiare le sue uova.
Io non avevo toccato cibo.
«Beh, se non ne vuoi..» stava dicendo il mio amico, «favorisci pure» lo bloccai porgendogli il vassoio ed alzandomi.
Dovevo prendere un po' d'aria.
Uscii da quell'istituto e mi diressi verso il campo da calcio, avrei fatto qualche tiro.
Ma quando arrivai, una chioma viola si impossessò totalmente del mio sguardo.—————–—–—–————————————–
Hey! Questo sarà un capitolo di passaggio. Ho aggiunto un piccolo regalino, un pov di Crawford! Il suo primo pov! Yee.Comunque, nel prossimo capitolo rivedremo lo scontro diretto tra i due.
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Reformatory
Fanfiction-Mi guardò, a volte si prendeva delle pause per guardarmi, non mi dava fastidio, al contrario degli altri, lui non mi guardava come se fossi una creatura strana proveniente da un altro pianeta, lui mi guardava semplicemente perché gli piaceva guarda...