La mattina successiva la sveglia suonò troppo presto.
Non avevo ancora avuto l'orario delle lezione, ma capii fin da subito che non sarebbe stato facile vivere in quel posto.
Mi alzai, non con poche difficoltà, dal letto, dirigendomi verso il bagno.
Solo quando fui sulla soglia, mi accorsi che Alex non era in camera.
Dev'essersi alzata presto, pensai.
Entrai in bagno e mi sciacquai la faccia.
Non è vero quello che si legge nelle storie, la mattina non si fa mai in tempo a farsi la doccia, se un quarto d'ora dopo hai lezione.
A stento riesci ad aprire gli occhi.
Presi una felpa ed un jeans a caso, non che avrebbe fatto differenza.
Nonostante fosse solo settembre, il freddo aleggiava in quella stanza, illuminata dai raggi del sole che penetravano dalle sbarre della finestra.
Non mi truccai.
Posizionai gli occhiali al di sopra del mio naso ed uscii dalla porta, dando sempre due giri.
In quel momento capii quanto il fato ce l'avesse con me. In qualsiasi momento, in qualsiasi occasione, il destino non sarebbe mai stato a mio favore.
Andai a sbattere goffamente contro un corpo rigido.
Le chiavi, che stavo per far cadere all'interno della tasca della mia felpa rigorosamente nera, caddero, invece per terra, passando dal varco sotto la porta, finendo dentro la stanza.
Merda.
«Che cazzo fai?!» sentii sbraitare dalla persona che avevo urtato, alzai lo sguardo e notai un'enorme ragazza dai lunghi capelli biondi, che mi guardava, con il volto corrucciato in un' espressione di disprezzo.
«Mi..mi dispiace...» riuscii soltanto a balbettare.
Complimenti Clara! Davvero.
«Sta più attenta, o la prossima volta non lascerò passare.»
La ragazza mi spinse, facendomi sbattere contro la porta numero 24.
Le chiavi.
Quel pensiero balenò subito nella mia mente.
Non avrei potuto aprire la stanza, Alex si era fidata, l'avevo delusa.
Decisi di dirglielo non appena l'avessi vista, nonostante fosse la mia compagna di stanza, non sapevo quanti anni avesse.
Non ci eravamo raccontate nulla riguardante noi stesse, non avevamo superato il limite per definirci davvero "amiche".
Ma a me andava bene così, non mi piaceva dare delle etichette.
Scesi la rampa di scale e mi diressi verso la segreteria, pur non sapendo bene dove si trovasse.
La mia timidezza mi impedii di chiedere informazioni a qualche ragazzo che passava per il corridoio, così mi affidai al caso.
Per fortuna riuscii a trovarla, entrai ed una graziosa signora abbastanza in carne mi salutò con un ampio sorriso.
«Entra pure, cara.»
Non mi capacitai come, una donna che sembrava tanto dolce e gentile, potesse lavorare in un luogo del genere.
«Immagino tu sia la ragazza nuova, io sono la segretaria, ma puoi chiamarmi Elen.». Annuii, in imbarazzo.
«Ecco a te, questo è il tuo orario delle lezioni, in caso tu lo perdessi, torna da me, te ne darò uno nuovo.»
Sembrava avesse ripetuto quelle parole altre centinaia di volte.
Io ero sempre stata una ragazza disordinata.
Anzi, disordinata non sarebbe bastato a definire lo stato di confusione che mi perseguitava come un'ombra ormai da sempre.
Afferrai il foglio e lo lessi.
Alla prima riga del sabato c'era scritto: Storia.
Almeno non avrei avuto una materia scientifica, non me la cavavo per niente, in quelle.
Mi diressi verso la porta quando «E cara» mi sentii dire «di qualunque cosa tu avessi bisogno, non esitare a rivolgerti a me, o allo psicologo, il dottor William.»
Annuii, ed uscii dalla stanza seguita dal sorriso cordiale, ed un po' preoccupato, della signora Elen.
Cercai la stanza 35, dove si sarebbe tenuta la lezione di storia, e la trovai dopo aver svoltato molti angoli, e aver superato molti ragazzi che correvano, evidentemente in ritardo, verso le loro aule.
Le classi si dividevano per età, ed erano miste, da quanto avevo capito, io sarei stata con le persone del '99.
Si, diciassettenni.
Io ero una di quelle persone nate a fine anno, non proprio fine fine, ma più o meno.
Il mio compleanno era il 21 ottobre.
Entrai nell'aula e un chiasso assordante pervase il mio campo uditivo.
Il professore non era ancora arrivato, ed una trentina di ragazzi correvano ed urlavano senza dar conto a nessuno.
Mi posizionai ad uno degli ultimi banchi, con gli occhi attenti dei miei compagni, che mi scrutavano da capo a piedi.
Sentii sussurri dire «È quella nuova.»
O «Non è male, davvero.»
«Bha, per me non è tutto questo granché.»
Ma non ci feci caso.
Mi sedetti, in silenzio, e attesi l'arrivo del professore che avrebbe tenuto la prima lezione della giornata.
La persona in questione non tardò ad arrivare.
Una donna dai lunghi capelli neri entrò nella stanza, con una borsa altrettanto nera appesa ad un braccio.
Subito calò il silenzio, e i ragazzi che fino ad un momento fa si trovavano in piedi, o seduti comodamente sui banchi, si affrettarono a raggiunger i propri posti.
Capii subito che con lei non bisognava scherzare.
«Buongiorno, ragazzi.»
Un coro di "buongiorno" partì da tutti i presenti, me compresa.
«Da come avrete notato, c'è una nuova alunna, nella nostra classe.»
Ed eccolo lì, il fatidico momento in cui il professore ti chiede di alzarti, andare vicino la cattedra, e presentarti ai tuoi nuovi compagni di classe.
Mi aspettai un «Venga a dirci qualcosa su di lei.»
Ed invece no.
Si fermò a quell'affermazione e poi proseguì con l'appello.
Un sospiro di sollievo uscì silenziosamente dalle mie labbra.
Quando arrivò al mio nome «Clara Smith»
Tutti si girarono gli uni verso gli altri, per capire di chi si trattasse, per poi posare i loro sguardi su di me.
Chi con curiosità, e chi invece, con disprezzo, o meglio ancora, disgusto.
Ma quando ebbi pronunciato un timido «Presente.», tutti si girarono verso la cattedra, riportando l'attenzione sulla donna davanti a noi.
La lezione proseguì in fretta, scoprii che la professoressa si chiamava "Signora Rowland"
e che aveva deciso di insegnare in quel riformatorio per tenere meglio d'occhio suo figlio, Hunter, credo.
Quando un ragazzo abbassò la testa, cercando di non farsi notare, capii che si trattava proprio del figlio.
Alla fine della lezione fui l'ultima ad uscire dalla classe «Hunter, devi applicarti di più, non vorrai cominciare quest'anno come il precedente, vero?»
«Mamma, in questo posto sapere quando fu la seconda guerra mondiale non mi servirà a nulla.»
Il ragazzo uscì dalla porta e, mio malgrado, mi notò.
«Ti diverti ad ascoltare le conversazioni altrui, vero?»
Mi chiese rivolgendo i suoi occhi color smeraldo verso di me.
Non seppi cosa rispondere, mi immobilizzai totalmente, presa dall'imbarazzo della situazione.
«No, cioè, è solo che, scusa...»
Borbottai, consapevole del fatto di risultare alquanto ridicola.
Fece una cosa che mi sbalordì.
Mi sorrise.
Il primo sorriso sincero che mi rivolgevano in quella scuola.
«Non preoccuparti, so quanto può essere difficile essere "quello nuovo". Se vuoi posso darti una mano ad ambientarti, anche se spero di non vederti più in questo posto.»
Corrugai le sopracciglia, per la sua ultima affermazione.
Notando il mio sconcerto, il ragazzo si corresse, «Non per qualcosa, scusa, dico solo che non è uno di quei posti adatto a fare amicizie e viverci, ecco.»
Le sue guance si tinsero di un leggero rosso, e mi venne da ridere, per il modo frettoloso e disordinato con qui si era corretto.
«Perché ridi?» mi chiese.
«Sei buffo» affermai, piegando leggermente la testa a destra, guardandolo meglio.
Mi imitò, e cominciò anche lui a ridere.
«Hunter Rowland, molto piacere.»
Mi porse una mano.
«Clara Smith, felice di conoscerti.»
La strinsi.
«Bene, signorina Smith, mi permetta di essere la sua "guida privata", ti accompagno alla prossima lezione, tanto le avremo tutte in comune.»
Sorrisi nuovamente, quel ragazzo aveva la strana dote di sapermi far ridere.
Afferrai la mano che mi aveva porso, e mi lasciai guidare negli intrigati corridoi che mi avrebbero portata alla seconda ora di lezione di quel giorno.------------------------------------------------------
Heylà! Scusate la mia assenza, ma tra gli esami ed il mio compleanno non ho avuto proprio tempo!Comunque ecco un'altro capitolo! Sono arrivate due nuove figure importanti.
Chi sarà la ragazza scorbutica che Clara per sbaglio ha urtato? E questo Hunter? Potrebbe essere un nuovo potenziale amico? Per scoprirlo dovete solo leggere la mia storia, ed aspettare pazientemente che io mi decida a
pubblicare i capitoli successivi.Vi ringrazio per il supporto che mi state dando, voglio ringraziare soprattutto jessi_tane e weeentz che mi amano tanto e aspettano sempre con ansia una mia pubblicazione.
Detto questo, ci vediamo al prossimo capitolo🌞
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Reformatory
Fanfiction-Mi guardò, a volte si prendeva delle pause per guardarmi, non mi dava fastidio, al contrario degli altri, lui non mi guardava come se fossi una creatura strana proveniente da un altro pianeta, lui mi guardava semplicemente perché gli piaceva guarda...