Run away?

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Era passato qualche giorno da quando avevo trovato il coraggio di mettere Crawford al corrente del mio passato.
Mi ero resa conto di quanto lo amassi.
Non passava giorno in cui non pensassi a lui, al suo sorriso, alla sua voce, alle sue braccia che riuscivano sempre a farmi sentire al sicuro, protetta e amata.
Era diventato quella cosa indispensabile per la mia sopravvivenza.
È vero quello che dicono.
Quando sei innamorato tutto ti sembra più bello, più vivo.
Sei felice, spensierato, non pensi a niente.
Hai il cuore pieno.
Ed io avevo il cuore che traboccava.

«Hey ragazzina, tu mi ami?»
Eravamo coricati sul mio letto, la nostra solita posizione, la mia testa poggiata sul suo petto, le sue braccia strette saldamente intorno ai miei fianchi.
Io indugiai prima di rispondere.
«Perché?»
Lui sbuffò.
«Non rispondere alla mia domanda con un'altra domanda. Allora, mi ami?»
Io lo guardai negli occhi e lo baciai.
«Si, tanto.» bisbigliai sulle sue labbra.
Lui strinse ancora di più i miei fianchi e riprese a baciarmi.
«E tu?»
Chiesi tra un bacio e l'altro.
«Tu mi ami?»
Lui smise di baciarmi il collo e puntò le sue iridi color rame nelle mie.
«Io non so cosa provo per te. Si potrebbe definire "amore", certo, ma non sarebbe corretto.
Io provo qualcosa che va oltre l'amore, oltre tutto.
Però se questa è l'unica parola che esiste per dire quanto io sia felice con te, allora si, ti amo Clara.
Ti amo con tutto me stesso. E mai avrei immaginato di dire certe cose ad una ragazza.
O addirittura di averne una.
Tu mi rendi vivo.
E ti amo.
Dio, se ti amo.»

Stava per avvicinarsi il compleanno di Crawford ed io ero nel panico più totale, non sapevo cosa regalargli, non sapevo neanche se avesse voglia di un regalo, o di ricordare che fosse il suo compleanno.

«Rowland, vieni qui, subito.»
Da quando si era messo con Nina, Hunter non aveva più molto tempo per me, ma non potevo di certo rimproverarlo, anche io ormai passavo tanto tempo con Crawford.
«Dimmi tutto Smith!»
Il ragazzo mi posò un leggero bacio sulla guancia sinistra e prese a camminare di fianco a me.
«Domani è il compleanno di Crawford, cosa gli regalo?»
Il moro ci pensò un po' su.
«Una promessa.»
«Una promessa?»
«Si, una promessa. Promettigli che non lo lascerai mai, che sarai sempre pronta a sorreggerlo, ad essere al suo fianco. Promettigli che sarai la madre dei suoi figli e la nonna dei suoi nipoti.»
«Non ti pare un po' presto per queste cose?»
«Hey, siamo in un riformatorio, le promesse sono le cose di cui ci nutriamo maggiormente per sopravvivere a questo inferno.»
Io annuì.
Clara Smith nell'ufficio del direttore, grazie.
Hunter mi guardò confuso, io ricambiai lo sguardo e mi diressi dal direttore.
Bussai.
«Avanti!»
Entrai.
«Buongiorno signorina Smith, ho delle buone notizie per lei.»
Mi sedetti.
«Domani se ne va, sua madre ha ritenuto opportuno il suo prelievo dalla nostra scuola.»

Mi ci volle un po' per elaborare quelle parole, una volta fuori dall'ufficio del direttore ero corsa al campo.
Avevo acceso velocemente una sigaretta e mi ero seduta sugli spalti.
«Cosa fai? Non offri?»
Girai la testa e sorrisi.
«Ciao, Alex»
Le porsi la sigaretta e la ragazza fece tre tiri prima di restituirmela.
«Come mai qui tutta sola?»
«Dovevo pensare.»
«Pensare a cosa?»
«Domani me ne vado. Mia madre ha capito che ha commesso un errore a mandarmi qui dentro.»
La rossa assunse un'espressione tra il sorpreso e il felice.
«Sono contenta per te, almeno una delle due ce l'ha fatta. Io non so quanto tempo ancora dovrò passare qui dentro.»
Annuii.
«Lo hai detto a Crawford?»
Scossi la testa.
«Domani è il suo compleanno, non voglio rovinarglielo.»
«Secondo me glielo devi dire.»

Erano le 23.45, un quarto d'ora al compleanno della persona che mi aveva regalato un posto in paradiso dentro quell'inferno.
Non lo avevo visto per tutta la giornata, forse lo stavo evitando senza neanche accorgermene.
Mi fermai davanti alla porta numero 4.
Entrai.
«Hey»
Mi salutò Collins.
Io accennai un sorriso.
«Che hai?» mi chiese, prima di baciarmi.
«Niente.»
Risposi, cercando di sorridere.
23.50
«Devo dirti una cosa.» sputai fuori.
Lui mi guardò preoccupato.
«Dimmi.»
«Domani me ne vado, a quanto pare mamma ha capito che porco maniaco sia il suo fidanzato.»
Crawford non fiatò per qualche minuto.
23.55
Eravamo in silenzio.
Non volevo dargli alcuna pressione.
Il compleanno di Crawford sarebbe stato qualche secondo a quella parte.
5
4
3
2
1
00.00
Crawford alzò la testa per parlare.
«Scappiamo insieme? Stanotte. Io e te.»











FINE

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