~Capitolo 30~

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Jaydon's pov

Per l'ennesima volta il mio lato oscuro prese sopravvento su me decidendo da per sè chi dovevo essere e cosa fare, altrimenti non mi spiego con quale forza non l'ho più cercata.
Mi mancava terribilmente e odiavo ancor di più la distanza che ci separava; tutte scuse, probabilmente per mascherare il motivo per il quale il mio umore era pari a quello di una persona morta dentro: non ero abbastanza.
Chi pensavo di prendere in giro?
Bastava riguardare le prime foto che avevamo fatto insieme per capire che quella ragazza non mi apparteneva, che meritava una persona migliore accanto a lei, magari meno problematica.

Accendo una sigaretta, chiudo la porta di camera mia e inizio a cercare dei mie vecchi amici.
Dovrebbero essere ancora qui, da qualche parte, pronti a rovinarmi di nuovo la vita.
"Nulla di pericoloso" penso "solo per alleggerire la mente".
Frugo tra di vari cassetti e cassettini fino a ritrovare quel che cercavo.
Mi metto a sedere comodo sulla vecchia sedia di pelle della scrivania mentre con un gesto abituale spengo la sigaretta buttandola in qualche angolo dimenticato della camera.
Afferro la siringa che riempio con della buona roba presa recentemente, mi lascio ricadere sullo schienale e cerco la vena.
Prima di trovarla buco il braccio come un forsennato alla ricerca di una via di scampo.
Eccola, finalmente: aspiro il sangue che si mescola insieme al veleno e con movimenti lenti faccio rientrare tutto nel circolo del mio corpo.
Sento già i primi sintomi, non ricordavo fosse così la botta.
Qualcosa non va, inizio a sudare freddo, a perdere i sensi.
Il nulla.
Il buio più totale.

Kristen's pov

Immediatamente a quel messaggio mi invade una sensazione di panico e agitazione.
Per parecchi minuti non sapevo proprio cosa fare, come se avessi perso i contatti con la realtà.

Dovevo calmarmi e soprattutto reagire.
Era successo qualcosa di grave a Jay e io dovevo scoprire che cosa.
Cercando di non piangere chiamo papà al telefono raccontandogli brevemente cosa stava succedendo a Monterey.
Capiva perfettamente che non doveva mettermi ansia tempestandomi di domande o altro, ma semplicemente si fece trovare a casa dieci minuti dopo.
"Piccola" appena mi vede viene verso di me e mi abbraccia.
"Ti prego, andiamo da loro" inizio a piangere come una bambina piccola, mentre lui cerca di rassicurarmi.
Mi aiuta a organizzare una piccola borsa con il necessario e partiamo verso la nostra destinazione.

"Stiamo arrivando" digito velocemente il messaggio ad Erik ed invio.
Non ho proprio idea di cosa sia successo di così grave da non potermelo dire al telefono.
Nonostante i rapporti tra me e Jaydon ultimamente non sono stati tra i migliori spero vivamente di ritrovarlo vivo.
Non m'importa se non mi vorrà più vedere, sentire o parlare... voglio semplicemente esser certa che stia bene.

Ogni tanto cerco di mantenere una conversazione viva con papà, sono pur sempre due ore di viaggio.
"Allora, Kris" dice a un certo punto "sono sicuro che non me ne hai mai parlato apertamente di lui..."
"Papà, l'hai anche conosciuto...non credo ci sia bisogno di dire altro..." rispondo un po' incerta.
Non che io non voglia parlarne, ma quando una persona ti fa stare così bene certe volte non trovi neanche le parole giuste per descriverlo.
E se le trovi, diventi un po' gelosa che gli altri vengano a conoscenza dell'effetto che ti fa.
"Sì, certo..." ribatte sorridendo di nascosto "per questa volta te la lascio vincere, ma quando le cose si sistemeranno non scappi dalle mie domande eh!"
Sorrido anch'io e gli ringrazio mentalmente di non dover parlare di lui.

Ormai è tardi e l'ora di cena è passata, papà si è offerto di fermare per farmi mangiare, ma ho rifiutato.
Sicuramente la mia fame è meno importante di quel che m'aspetta a mezz'ora da qua.

"Stiamo arrivando, dove siete?" invio il messaggio ad Erik, un po' esitando perché ho paura della risposta.
"Ehm...siamo all'ospedale Kris, tutti quanti, come ti avevo informata anche prima.."

Che cosa sta succedendo? Ospedale? Perché?

"Tesoro stai bene?"M i chiede papà preoccupato. "Hai cambiato colore di faccia in modo istantaneo..."
"Non entrare in centro, c'è traffico...dobbiamo arrivare in periferia, all'ospedale" farfuglio due parole in croce e ora inizio a impanicarmi sul serio.

Poco tempo dopo l'insegna dell'ospedale mi dà il voltastomaco; papà ferma la macchina e scendiamo, dirigendoci velocemente verso l'entrata.
Cerco con lo sguardo persone che conosco, qualche medico che mi dica la sala dove si trovi Jaydon.
Perdo il controllo di me stessa e inizio a piangere a dirotto.
"Kristen per favore non piangere, dammi il telefono, ci penso io" dice dolcemente papà per calmare le mie lacrime.
Lo sfilo dalla tasca dandoglielo.
"Sala numero 147".
Prendiamo il primo ascensore che vediamo.
"Ascolta, Kris...Erik mi ha detto di prepararti al peggio, ma tu sei forte, ok? Supereremo anche questo, insieme" aggiunge mentre stiamo per arrivare al nostro piano.
Mi si gela il sangue nelle vene.
"Che cosa stai dicendo papà?!" Ormai le lacrime diventano tutt'uno con il mio viso. "Non è grave, vedrai. Non può esserlo!"Urlo disperatamente mentre le ante dell'ascensore si aprono ponendo fine all'attesa.

Ero completamente fuori di testa.
Iniziai a correre per il corridorio cercando quella dannata camera.

Eccola.
147.
Non vedo nessuno di fuori, saranno tutti dentro? Busso alla porta, ma la apro ancor prima di ricevere una risposta.
Sono tutti intorno a uno di quei letti bianchi, attrezzati di cose mai viste.
Mi guardano appena si accorgono della mia presenza, ma io dirigo lo sguardo in cerca di Jaydon.
Si spostano lasciandomi spazio vicino alla persona che ha dato senso alla mia vita negli ultimi mesi.
Inizio a piangere a non finire, mi viene nuovamente da vomitare.
Jay non si muove, non parla.
Erik si avvicina e mi abbraccia da dietro.
Mi giro verso di lui e vedo che ha due occhiaie enormi, non ci diciamo niente. Si accoccola al mio petto a inizia a piangere anche lui.
"Non sapevo niente, te lo giuro Kris..." inizia a dire "avrei potuto aiutarlo, ma non me l'ha permesso!"
Cerco di rassicurare il mio fratellino mentre analizzo velocemente chi c'era nella camera con noi: tutte persone che gli volevano bene.
Mamma, comprendendo la mia situazione, cerca di calmare Erik come solo lei, da madre, sa fare.
"Q-qualcuno mi spiega cosa gli è successo?" Domando con un po' di paura.
"Overdose" sento rispondere alla mie spalle "Proprio lui, mio figlio, dannazione!" aggiunge imprecando il cielo.

"Cosa? Ma si riprenderà vero? Insomma si sveglierà, sarà tutto come prima e..." 

"Non lo sappiamo per certo, Kristen" la donna che mi ricordava troppo suo figlio si avvicina a me gentilmente "Per favore siediti..."
"Perché dovrei sedermi? Cos'altro c'è da sapere? Si riprenderà, vero?" Inizio a tempestare di domande la povera madre.
"Ha rischiato per poco la vita, ora è incosciente, in uno stato di coma temporaneo..."
Al pronunciare di quelle parole sento le gambe abbandonarmi ed improvvisamente perdo i sensi.

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INTANTOOOO,BUON 2017 A TUTTI VOI CHE LEGGETE QUESTA STORIA!
DOPO TANTI MESI DI ATTESA SONO RIUSCITA A SCRIVERE IL 30ESIMO CAPITOLO.
"LIKE A TATTOO" HA QUASI RAGGIUNTO LE 50MILA VISUALIZZAZIONI,PERCIÒ GRAZIE INFINITE,NON AVREI MAI PENSATO CHE QUALCOSA SCRITTO DA ME VENISSE APPREZZATO IN QUALCHE MODO DA QUALCUNO.
MI SCUSO PER LA MILLESIMA VOLTA PER I VARI RITARDI E SPERO VIVAMENTE CHE QUESTO CAPITOLO SODDISFI LE VOSTRE ASPETTATIVE ❣️

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