Four.

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{Lauren}

Da sempre, ho nascosto chi sono, forse per colpa degli altri, forse solo perchè lo voglio io. Corazze su corazze, armature su armature, costruite in tutti questi anni solo per non far sapere alle persone chi sono, non mi fido, non fido quasi di nessuno. Non permetto a nessuno di far scoprire le mie emozioni, di capire chi sono realmente, mi rovinerebbe solamente. Mi ero stancata di tutti, di stare male, di essere presa di mira, così tutto dentro di me si è come trasformato in ghiaccio così come il mio cuore. Odio stare in compagnia, ad eccezzione di alcuni come i miei fratelli e le mie migliori amiche, amo la solitudine, la pace, amo il silenzio. Non provo niente, o almeno, penso di non provare niente, cerco di nascondere le mie emozioni anche a me stessa ma dentro, sento tutto lacerarmi, distruggermi. Ma nessuno sa, nessuno sa niente. Eppure, è successo, quella sera. Lei. Quella sera, alla festa, dopo la piccola rissa, lei era li. Incrociammo i nostri sguardi, osservai i suoi occhi che parlarono al posto nella sua bocca. Lei, ha guardato nei miei occhi e in quel momento mi sono sentita come se lei stesse iniziando a capire, come se stesse iniziando a farsi domande, e poi, una sensazione strana, come se la solitudine che sento ogni giorno, fosse sparita. Solitudine, nonostante abbia le mie sorelle e le mie migliori amiche mi sento così sola, così vuota. Oggi è successo di nuovo, ho incrociato il suo sguardo e lei era li, a guardarmi e ha pronunciato il mio nome, ha parlato con un modo dolce, mai sentito prima in tutta la mia vita, con quella dolcezza, non ce l'ho fatta, non ho avuto la forza di colpirla e forse, non volevo. Una cosa, inspiegabile, è che entrambe le volte, che i nostri sguardi si incrociarono, un brivido attraversó il mio corpo.

Accosto la moto nel parcheggio del grande edificio, subito scendo e mentre mi diriggo all'entrata tolgo il casco. Varco la porta dell'ospedale e subito l'odore comune dell'ospedalle invade le mie narici. Cammino lungo i bianchi corridoi e raggiungo il reparto in cui si trova mio fratello. Quando arrivo davanti la sua porta entro. Una stanza bianca, monotona come tutte le altre, con vari macchinari che emettono suoni. Mi siedo su una sedia accanto al suo letto, per poi guardarlo. Sposto i capelli di colore rosso dal suo viso, il suo viso ormai sempre piú magro, i suoi occhi verdi chiusi, che ogni giorno spero che si aprino. La pelle leggermenta pallida, per colpa di assenza di sole sulla sua pelle, visto che si trova ormai da un anno qui dentro, attaccato a queste macchine. Due giorni fa dicono che qualcosa sia peggiorato, non ho capito cosa, ero troppo concentrata a sperare in un suo risveglio, mentre cercavo di trattenere le lacrime. Non devono vedermi piangere, non io, io non piango. Non so se ci sono speranze, ma lo aspetteró sempre. Accarezzo il suo viso, mi manca, mi manca scherzare con lui, abbracciarlo, mi manca tutto. Sospiro, restando li a guardarlo, mentre non so se mai lo riavró accanto a me.

Un forte senso di vuoto, di solitudine mi avvolge ogni giorno, le mie sorelle ci sono certo, ma non sanno molto, non parlo con loro ma lo faccio solamente per non farle preoccupare, di loro mi fido ciecamente, senza dubbi, lo stesso faccio con Dinah. Jason mi picchia pesantemente a volte, ma non ne parlo, neanche con mio padre attraverso le lettere, non voglio che si preoccupino, ma le mie sorelle lo sanno. Da piccola, fino alla prima media, alcuni ragazzi mi deridevano, non parlavo mai, stavo sempre in disparte ed ero timida, finchè un giorno, mi sono stancata di essere derisa, mi sono chiusa ancora di piú, ho imparato a non piangere, a non sentire niente, ad essere fredda, dura, minacciosa, così che nessuno potesse avvicinarsi, e ci sono riuscita. Non parlo mai di come sto o di cosa sento, non voglio, non ho fiducia in quasi nessuno piú.

Rimango circa un'ora qui con mio fratello, dopo torno sulla mia moto per diriggermi a casa. È sera, saranno le nove, dopo aver oltrepassato il cancello della grande villa, arrivo davanti al garage e lo apro, dopo aver spento la moto esco e chiudo il garage. Entro in casa per poi togliere il giubotto e lo poso, poso anche il casco e vado verso le scale per raggiungere la mia camera.

Ice Heart ||Camren||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora