Fiftytwo.

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«Camila?». Normani e Ally entrano nella mia stanza e raggiungono il letto dove si siedono subito dopo accanto a me mentre io non fiato, non alzo la testa e non le guardo. È come se non avessi la forza di fare nulla, né di alzarmi, né di mangiare né di fermare le la crime che non smettono di uscire dai miei occhi. Sento i loro sguardi preoccupati su di me, lo farei anche io se succedesse a loro, in fondo sono le mie migliori amiche.

«Camila di qualcosa, non parli quasi mai». Mi guarda Ally posando una mano sulla sua spalla.

«Non so cosa dire Ally». Affermo con voce basse e abbastanza roca. Le due si guardano per poi ripuntare lo sguardo su di me.

«È passata già più di una settimana Mila, perché non esci con noi? Almeno provi a distrarti». Propone Normani ma subito scuoto la testa.

«No».

«Allora restiamo con te sta sera». Continua Ally dolcemente.

«Lo apprezzo ragazze, ma ho bisogno di stare sola e voi dovete essere libere di divertirvi». Questa volta alzo lo sguardo e le guardo, loro annuiscono leggermente senza dire nulla. Restano con me per circa due ore, anche se non facciamo nulla mi dimostrano che ci sono e io sono davvero fortunata ad averle al mio fianco. Quando vanno via io mi ficco di nuovo sotto le coperte non riuscendo ai miei pensieri di comparire di nuovo invadendo la mia testa ancora una volta. Alcune notti dormo di meno rispetto ad altre perché penso troppo, nella mia mente c'è costantemente lei. Non ce la faccio più, la sua assenza mi sta letteralmente uccidendo e nonostante lei mi abbia lasciata, sono preoccupata per lei. Non sta bene, so che non sta bene, so cosa fa, so cosa le gira in testa e ho paura che possa fare cose molto, molto brutte e non parlo dei tagli. Ripenso all'ultima volta che mi ha parlato, la sua domanda, cosa penso io, le ho detto la verità ho creduto che lei non mi amasse più e che avesse un'altra per la testa ma quando ha fatto una risata amare dopo aver sentito la mia idea mi ha fatto capire che non è questo e sono tornata punto e da capo, non riesco a capire, non trovo risposte per la sua decisione, ma non so come approfondire e mi fa male parlare con lei, non credo di riuscire a farcela. Mi fa male pensare a lei eppure lo faccio, mi fa male parlare di lei ma se potessi lo farei, mi fa male vederla e per quanto vorrei farlo ogni volta che siamo in classe insieme non lo faccio perché so che non devo, non devo farlo, mi rovino solo ancora di più.

Apro gli occhi e prendo tra le mani la collana che lei mi ha regalato e la stringo come se così facendo stessi stringendo la sua mano. Nonostante la nostra rottura non ho buttato nulla, né la collana, né le nostre foto, né le sue felpe che ho preso perché così avrei avuto qualcosa di suo, non ho il coraggio di buttare nulla, io la amo ancora, la amo da impazzire e da quando non è più con me mi sento come se mi mancasse il respiro. A volte mi chiedo cosa stia facendo, se è con qualcuno, se è sola, se sta meglio o peggio, non ne ho la minima idea.

La notte passa purtroppo non bene, non riesco ad essere tranquilla e dormo poco più di due ore e l'idea di alzarmi adesso non mi piace per niente ma mi tocca farlo perciò raccolgo quelle poche forze che mi restano addosso e mi alzo, faccio una doccia veloce e in fine mi vesto per poi uscire di casa e andare verso scuola. Quando guardo l'ora sullo schermo della macchina spalanco gli occhi, sono le otto del mattino ed io sono decisamente in ritardo. Dopo aver fatto una corsa arrivo in pochi minuti, entro dentro l'edificio e prendo i libri dal mio armadietto per poi dirigermi verso la mia classe ma la mia attenzione cade su due persone davanti la biblioteca e una di loro è proprio Lauren. Mi metto dietro ad una una fila di armadietti per non farmi vedere e osservo la scena. C'è un ragazzo con lei e stanno parlando, lei gli porge dei soldi, lui li prende e dopo essersi guardato in torno le da una bustina contenente qualcosa di bianco e li spalanco gli occhi capendo di cosa si tratta. Quando lui va via a passo svelto vado verso di lei e le do una piccola spinta facendola appoggiare al muro.

«Che cazzo stai facendo?». La guardo dritta negli occhi e mi sento il fiato mancare mentre il mio cuore accelera all'improvviso. Non guardavo da tanto quelle iridi verdi bellissime ma più le guardo più vedo tristezza, sono vuote, sono stanche e vedo le sue sofferenze.

«C-camila». Afferma con un filo di voce.

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«Da quanto eri li?». Chiede lei dopo vari minuti di silenzio. Siamo nel giardino della scuola da dieci minuti e nessuna delle due ha ancora parlato prima di adesso.

«Non molto». Rispondo continuando a guardare il vuoto.

«Da quanto va avanti?». Chiedo dopo aver fatto una piccola pausa. Sento che lei sospira.

«Tre settimane circa. Ma uso questa solo da una settimana». Risponde con voce bassa riferendosi alla droga in polvere nella bustina.

«Prima prendevo delle pillole, tranquillanti che mi hanno portato ad avere dipendenza». Passa una mano tra i capelli e chiude gli occhi, so che si sente in colpa.

«Perché non me lo hai detto?». Non muovo lo sguardo, resta fisso nel vuoto.

«Non volevo farti preoccupare, non volevo che tu soffrissi».

«Con l'alcool? Da quanto va avanti?». Domando ancora, lei mi guarda per la prima volta da quando siamo qui, spalancando gli occhi.

«Sento la puzza di alcool da qui». Rispondo facendo mezzo sorriso amaro, triste.

«Sempre tre settimane». Annuisco in risposta senza dire nulla. Sono in parte arrabbiata con lei, avrebbe dovuto dirmelo, ne saremmo uscite assieme, dall'altra sono più preoccupata che mai, so che non é più mia ma ho paura di perderla sul vero senso della parola.

«Avremmo potuto affrontare tutto questo insieme». Le dico.

«Ci sono già passata qualche anno fa, non è facile».

«Lo so che non è facile Lauren!». Esclamo e lei mi guarda non so se per il mio tono oppure perché ho detto il suo nome dopo tanto tempo, cosa che mi ha fatto venire un brivido che mi ha percorso la schiena.

«Ma in due sarebbe stato meglio». Continuo più calma.

«Mi dispiace Camz». Afferma a testa bassa. Camz. Un altro brivido.

«Non chiamarmi così». Le dico in modo un po' più freddo e lei mi guarda ancora una volta in modo triste.

«Non meriti una come me al mio fianco». Parla dopo alcuni minuti di silenzio.

«Sei tu a pensarlo». Rispondo.

«È per questo che mi hai lasciata?». Chiedo ancora cercando di non far uscire le lacrime e lei lo capisce.

«Si, ti rovini solamente stando accanto a me». Faccio un sorriso amaro dopo la sua affermazione e dopo mi alzo.

«Non so cosa dirti Lauren». Detto ciò vado via mentre sento tante di quelle emozioni addosso che scoppio immediatamente a piangere.

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Quanto mi state odiando?

-Ila

Ice Heart ||Camren||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora