È una giornata fantastica, fa caldo anche se è ancora presto
e in cielo non c'è neanche una nuvola. Siamo tutte e quattro in
macchina con la zia Mapi, oggi c'è la gita al Colosseo. Guardo
fuori dal finestrino mentre attraversiamo largo Argentina e
poi piazza Venezia; ci sono già parecchie macchine, ma si vede
che è domenica; la gente è più rilassata, non si sente il frenetico
rumore dei clacson (quanto lo odio!); non si va di fretta
come al solito. Prendiamo via dei Fori Imperiali e al semaforo
giriamo a sinistra, infilandoci nelle viuzze strette lì intorno
per cercare parcheggio. Siamo costrette a fare tre o quattro
giri prima di trovarne uno, ma non abbiamo fretta, la giornata
è lunga; dopo cinque minuti siamo all'entrata. Mi fa strano
entrare al Colosseo, ci sarò passata almeno un migliaio di
volte, ma non mi sono mai fermata a pensare che questo è un
posto che esiste da un'eternità. I miei hanno ragione, siamo
talmente tanto abituati a vivere in una città piena di monumenti
che non ci rendiamo conto del loro valore. Per fortuna
alla cassa c'è poca gente, e così dopo un secondo entriamo.
La zia comincia a raccontare. Il monumento fu costruito su
un lago artificiale dall'imperatore Vespasiano, nel 79 d.C. e
inaugurato da Tito per i cento giorni di sport e giochi. È stato
la più grande arena del mondo, si svolgevano combattimenti
dei gladiatori, spettacoli di caccia e anche esecuzioni capitali
e all'inizio anche battaglie navali: l'arena veniva riempita di
una grande quantità d'acqua. I giochi duravano tutto il giorno
e spesso erano talmente violenti che l'arena era inondata di sangue.
Mentre la zia racconta, ci muoviamo tra le rovine. Mi immagino
questo immenso circo, durante uno di quegli orrendi
spettacoli; sento la folla urlare, incitare proprio come si fa oggi
alle partite di calcio, peccato che all'epoca il divertimento
era vedere morire la gente.
«Come si può stare a guardare dei poveracci che vengono
buttati nell'arena senza possibilità di fuga e divertirsi a vederli
morire sbranati dai leoni? Bell'esempio di civiltà!» dice Sara visibilmente scossa.
Camminiamo in silenzio; siamo talmente colpite da queste
storie che non riusciamo ad aprir bocca. La zia per rallegrare
un po' il nostro umore scherza, raccontando che questo luogo,
nel Medioevo, ospitava invece demoni e streghe, e secondo
una leggenda, Benvenuto Cellini, il famoso scultore, una
notte entrò nel Colosseo e invocò gli spiriti perché gli restituissero
Angelica, una siciliana di cui si era invaghito perdutamente.
«Allora potrei invocarli anch'io» ridacchia Giò riferendosi
a Filippo.
«Così ti danno qualche pozione magica da fargli bere, e
poi per dispetto lo fanno innamorare di un'altra; erano streghe
cattive, non buone!» Positiva oggi, Marta!
Il resto della giornata la passiamo a fare qualcosa di molto più frivolo,
shopping in Campo dei Fiori. Dopo tutta questa tristezza ne avevamo assolutamente bisogno!
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Il mio cuore per te
ChickLitVale e Marta, amiche per la pelle, sono legatissime tra loro ma diverse nel carattere: tanto una è timida e chiusa, quanto l'altra è sfacciata e disinvolta. In comune hanno un obiettivo: conquistare i due ragazzi più affascinanti e desiderati di tut...