Un pomeriggio con le amiche :)

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Arrivo a casa di Marta prima di Sara e Giò. Mi apre Marco.

Sono passati tre giorni dalla nostra uscita. Sono così contenta di vederlo.

«Ciao, come stai?» gli chiedo raggiante.

«Bene. Maaarta, c'è Vale» urla lui e si risiede sul divano a

leggere; ci rimango male. Sembra infastidito dalla mia presenza,

ma forse è solo imbarazzato.

«Sediamoci qui mentre aspettiamo le altre.» Marta entra e

si lascia cadere sul divano.

«Vuoi un succo, ti va?» mi chiede.

«Sì, grazie»

Mi giro verso Marco, ma lui continua, ignorandomi, a leggere

il libro dall'altro lato del divano. Seguo il suo profilo, ha

il naso un po' a punta; oggi porta una maglietta azzurra a maniche

lunghe che gli sta benissimo. All'altezza del polso intravedo

un piccolo tatuaggio, non ci avevo mai fatto caso; chissà

cos'è. Vorrei passarci sopra il dito e solo all'idea del contatto

trattengo il respiro. Arrossisco, mi giro dall'altra parte e incrocio

lo sguardo di Marta che sta arrivando con i succhi di frutta.

Sta per dire qualcosa ma, per fortuna, suonano alla porta;

sono Sara e Giò, le mie salvatrici!

Una volta in camera di Marta ci chiudiamo dentro.

«Non vi ho detto una cosa importante» esordisce Sara sedendosi

a terra. «Ho trovato un altro lavoro, in un'erboristeria.»

«Ma dài, non hai perso tempo; come hai fatto?»

«Tutto merito di tua zia» dice rivolta a Marta «Se non ci fosse lei!»

«Fico, sono contenta, amici suoi?»

«Sì, è vicino a Borgo Pio, ma la cosa più interessante è il figlio dell'erborista.»

«Nooo!» urliamo in coro.

«È carino?» chiedo io.

«Come si chiama?» chiede Marta.

«Ci sei uscita?» chiede Giò.

«Calma, calma... non esageriamo, ho detto solo che è interessante.»

«Cosa vuol dire?» chiediamo tutte insieme. Oddio, sembriamo proprio tre gemelline!

«Vuol dire che abbiamo solo scambiato poche parole, ma

la cosa che più mi ha fatto impazzire è... che legge i fumetti

horror!» Ha gli occhi che le ridono. Noi ci guardiamo. Lei è

proprio così; non le piace un ragazzo perché è carino, oppure

simpatico o insomma quelle cose che in genere piacciono

a tutte le ragazze; no, i suoi parametri sono altri: cosa legge,

che musica ascolta, che film vede; a volte penso che i genitori

devono aver fatto un po' di confusione sull'anno di nascita,

forse l'hanno registrata all'anagrafe dopo che aveva compiuto

i cinque o sei anni.

«Ma sai almeno come si chiama?»

«Sì, me l'ha detto... ma adesso non me lo ricordo.»

«Andiamo bene» e scoppiamo a ridere. Marta si alza e mette

un pezzo di Christina Aguilera. Esce e torna con i biscotti. A

questo punto tocca a me, tiro fuori la lista.

«Ragazze, un attimo di attenzione, vi vorrei ricordare che

tra poco meno di un mese c'è il mio compleanno, i famosi

quindici!» dico sventolandola in aria.

Si girano verso di me. Rileggo a voce alta la 'lista' che avevamo

quasi dimenticato. Ridiamo. Facciamo il punto della

situazione. Che buffo, alcune cose ci sembrano ridicole o comunque

poco importanti. Tipo il numero 6: Sapersi muovere

in modo provocante e seducente. Suona così strano, oggi. Se

poi penso alle scarpe con i tacchi alti che ci siamo comprate e

mai messe, mi viene da ridere. Cancelliamo quello che non ci interessa più.

«Però voi siete riuscite a uscire con Ale e Luca» dice Giò.

«Bell'affare, e guarda come è andata a finire!» rispondo ironica.

«Be', non possiamo dire che di cose non ce ne siano successe

in quest'anno» continua Marta.

«E siamo sicuramente diverse rispetto a un anno fa» aggiunge Sara.

È vero, qualcosa è cambiato. Non saprei dire bene cosa, ma

ci sentiamo e siamo diverse. Prendiamo Giò, per esempio, ha

perso quel suo modo di fare da maschiaccio,

e non solo per merito dei vestiti. Anche Sara sembra più tranquilla, più sicura

di sé. Credo, poi, che la lite con Giò sia servita a Marta più

di quanto noi immaginiamo; per quanto mi riguarda, cosa

dire, la storia con Ale mi ha fatto crescere. Un anno fa avrei

fatto carte false pur di mettermi con uno carino come lui, oggi

ci penso su. Non so se questo vuol dire qualcosa. Alla fine mi

lascio convincere a organizzare la mia festa.

«Che fai, inviti anche Ian?» dicono in coro ridacchiando.

Spiritose... da quando gli ho raccontato di quel ragazzo olandese,

che a Venezia mi ha rimorchiato, non fanno altro che

prendermi in giro!

Il mio cuore per teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora