Sessanta giorni dopo, contati uno per uno

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Sono passati due mesi da quando ho lasciato Ale e sono orgogliosa

di me; sto facendo come mi ha consigliato Marta, ma

che fatica! In realtà vorrei ancora andare lì e dirgli tutto quello

che penso di lui, ma non mi sento ancora pronta, se ci provassi

scoppierei in lacrime quasi subito. E poi cosa c'è da dire?

Ha mentito e si è preso gioco di me; che bisogno c'era di dirmi

che mi amava, che gli mancavo, che non poteva stare senza

di me e poi quando non gli ho concesso di più si è buttato a

pesce su Federica? Non so se riuscirò a dimenticarlo, è troppo

forte l'umiliazione. A casa, mia madre ha capito e deve averlo

detto anche a papà. Sono più carini, non mi stanno addosso

come al solito, e anche se non riordino la camera non mi dicono

niente. Questo fine settimana mi portano a Venezia. Ma

allora conviene essere tristi e infelici!

I primi giorni sono stati i più difficili e se non era per le

mie amiche che mi hanno aiutato a tenerlo lontano non so

se ci sarei riuscita. Lui ancora oggi non si dà pace; continua a

mandare mille sms, a chiedermi cosa è successo e perché non

voglio più vederlo; che coraggio! Immagino che sia per il suo

orgoglio maschile, deve

essere terribile per lui, pensava di

lasciare e si ritrova lasciato. Magra consolazione; non voglio

più innamorarmi!

Luca ha provato a sapere qualcosa da Marta, e lei da fedele

amica gli ha risposto che non c'era niente da sapere, non

mi piaceva più, era troppo immaturo. Forse ha un po' esagerato

e non so se Luca ci ha creduto, ma che importanza ha?

Sto tornando da scuola, persa nei miei lugubri pensieri; lo

zaino sulle spalle mi pesa per i libri, oggi ne ho portati troppi,

penso. Cammino guardando per terra; sento il clacson di un

motorino suonare, ma non ci faccio caso; voglio arrivare in

fretta a casa, sta anche cominciando a piovere.

«Ehi, è così che saluti gli amici?» Alzo la testa di scatto... Marco!

«Scusami, non ti avevo sentito, ero distratta» sorrido imbarazzata.

Chissà quanto avrà sofferto anche lui, anche se a detta

di Marta non sembra molto. Forse i ragazzi soffrono meno, oppure

sono io l'unica ingenua a non avere capito quello che

stava succedendo? Vale che sta sempre sulle nuvole, ecco cosa sono.

I suoi occhi azzurri mi sorridono. Mi intenerisco.

«Vai di fretta?» mi chiede.

«Dovrei andare a pranzo a casa, vuoi venire? Oggi sono

sola.» Inorridisco. Come mi è venuto in mente di invitarlo a

Il mio cuore per teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora