~capitolo 29

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No, non poteva essere vero. Il mio ragazzo con un' altra.
Speravo fosse un terribile incubo ma purtroppo era reale: la verità è che tutti i peggiori incubi sono reali.
"Azzurra"
"Si, ciao eh" dissi seccata
"Avete passato una bella serata?" Domandai sarcastica
"Certo" rispose convinta la ragazza
"Una chicchierata non ci farebbe male, vero Steve? "
"Hai ragione.  Annalisa devo andare ciao"

"Ehm.. da dove partire. Cercherò di mantenere la calma anche se non ti assicuro di riuscirci.
meno male che volevi solo me."
" è vero"
"Ah, si. Non ricordo di averti fatto questi" indicai i succhiotti
"Scusa amore"
"No. Sta volta no. Non posso continuare a perdonare ogni tuo errore."
"Era carina e  ho deciso di uscirci tutto qui"
"Volevo ricordarti che le relazioni sono per due tutto qui"
"Che palle. Ho sbagliato di nuovo ok? Se vuoi darmi una possibilità, una sola" era disperato.
Lo so, aveva torto ma in fondo anche io lo avevo tradito e poi era inutile lasciarsi per poi riprendersi come tutte le altre volte.
"Ti perdono solo per sta volta per due motivi. Come prima cosa ti amo troppo, si, ti amo davvero e magari non sarò bella come quella lá ma posso darti di più; ne sono certa. Secondo ho....
H-o..."
"Anche io ti amo. Ma prosegui"
"Ho baciato pietro"
"con tutti i ragazzi che ci sono in giro proprio lui. Te l'ho detto: stagli lontano. Spero non capiti più"
"No, te lo prometto"
"Cucciola"
Ci abbracciammo.
"Dai avviamoci verso casa, ti accompagno in moto"

Andava decisamente forte, che paura. Eppure nonostante avessi una gran ansia, mi sentivo viva.
Le mie braccia erano avvolte attorno a lui.
Quando tolsi il casco capi di essere spettinata.
"Ti hanno fatto un nido in testa?!"
"Che spiritoso"
"Ci vediamo a scuola"
Ci baciammo e se ne andò.

Il giorno seguente la sveglia non suonò e mi trovai a dovere fare tutto di corsa.
A scuola a matematica mi addormentai in classe così presi una nota. "Chi glielo spiega a mia mamma?" Continuavo a ripetere a Greta che era uscita per l'intervallo dalla terza.
"Dai su azzy!!"
Quando Steve arrivò vicino a noi  mi diede la mano.
"Uh, la coppietta dell'anno.
Cazzo, non ti riconosco più. "
"Cosa vuoi sta volta? " domandai scocciata
"Voglio solo raccontare una storia. Sedetevi"
Molti ragazzi si avvicinarono.
"Tutti sarete a conoscenza del fatto che in questa scuola c'era una ragazza. Era una ragazza. ."
"Abbiamo sentito abbastanza mia cara" la interruppe Pietro
" e voi andatevene" aggiunse Steve.
Dafne fece un sorrisetto maligno e se ne andò.
"Steven, basta voglio sapere di Isabella."
"Lo so. Ma.. ok, oggi a casa tua ti dirò tutto."

Erano le tre il campanello suonò.
Eccolo.
Mia madre lo accolse. Ovviamente anche lei lo conosceva già.
Quando arrivó in camera lo feci sedere.
Feci un lungo sospiro e iniziai a parlare: "Di"
Volevo davvero sapere questa storia?
"Giura che non ti arrabbiarai troppo"
"Ci proverò"
Mi strinse fortissimo la mano.
"C'era una ragazza nel nostro liceo. Il suo nome come puoi immaginare è Isabella.
Era davvero bella: aveva lunghi capelli castani, gli occhi azzurri, un fisico mozza fiato e il più bel sorriso al mondo.
Faceva la cheerleder;  aveva su di se gli occhi di tutti. Ma non sembrava prestare attenzione ai ragazzi.  Devi sapere che a quei tempi io e Pietro eravamo molto amici. Eravamo e siamo popolari. Entrambi eravamo innamorati persi di lei.
Isabella iniziò a notarci.
Aveva le idee parecchio confuse: non sapeva chi scegliere. Cosi scommettemmo su chi avrebbe avuto la meglio a dicembre.
Si mise con Pietro a ottobre ma di notte lo faceva con me. Dovevo assolutamente vincere e poi, poi l'amavo volevo davvero stare con lei; cavolo!!
A quei tempi Dafne mi veniva già dietro ma ovviamente non le prestavo attenzioni. Ho tirato fuori Dafne Perché era la sua migliore amica ed era quella con la quale condivideva più cose.
Un giorno le dissi di scegliere o lui o me.
Lei scelse me.
Scelse me perché ero più bello più simpatico e più popolare e perché l'avrei scopata tutte le volte che voleva. Dafne non la prese affatto bene.
Una sera mentre ero in casa vidi passare parecchie macchine della polizia e ambulanze.
Cosi preoccupato usci in strada
"E ' morta" sentivo dire
"Sangue" sentivo urlare
Quando mi feci spazio tra la gente vidi la ragazza che amavo per terra morta accoltellata.
Il coltello sporco di sangue rosso fuoco era tra le sue mani.
Sui giornali c'era scritto suicidio,  tutti credevano in un suicidio.
Ma io no, io non ci credevo.
Era stata uccisa e io ero stato così stupido da non capire che qualcuno voleva porre fine alla sua vita"
"E' una storia tristissima" sussurrai con le lacrime agli occhi
"Perché avevi paura che mi arrabbiassi?" Gli chiesi
Ma non ottenni alcuna risposta.
Un qualcosa mi diceva che lui non aveva raccontato tutto.

Take Me Out.... Tonight!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora