Capitolo 1

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NORA

Verde. Tolgo il piede dal freno, premo a fondo sull'acceleratore. L'automobile scatta in avanti, rapidissima. Forse un po' troppo, data la smorfia sul viso di Earnest.

"Ti avevo detto di far guidare me, sorellina. Mi hai svegliato. Vuoi andare con più calma?" mi attacca, nascondendo un sorriso. So benissimo, persino meglio di lui, che mi sta prendendo in giro. Gli ho insegnato io a farlo, non mi potrà mai ingannare.

"Zitto, nano. Hai la patente da meno di un anno, mentre io ce l'ho da praticamente cinque anni. Hai intenzione ancora di insegnarmi qualcosa?" gli tiro un pugno sul braccio, per tenerlo a bada. Fa finta di morire di dolore, prima di lasciarsi andare ad una fragorosa risata.

"Fai silenzio! Tu ti sarai svegliato, ma Eve dorme come un ghiro. Non vorrai che si rimetta a raccontare quelle storielle da adolescente arrapata sui suoi cantanti preferiti, mi auguro!".

Ignorandomi come al solito, continua a ridere. Ah, i ragazzi. Non ci arrivano proprio. Certe volte, guardando mio fratello, rivedo in lui molti atteggiamenti che Travis aveva quando stavamo insieme. Strafottenza, senso di superiorità, voglia di prevalere. Pff, uomini. Ho capito che é inutile tentare di cambiare qualcosa, nella loro zucca vuota. Continuerà a restare vuota.

Earnest ha diciassette anni. Quattro anni di differenza non sono nemmeno così tanti, ma dovrebbero notarsi. Invece, io e lui sembriamo gemelli. O meglio, tutti ci scambiano per tali. Ormai é più alto di me. E non posso neanche dire di essere così minuta. Nonostante questo, continuerò a chiamarlo nano.

Eveleen continua a dormire, incurante delle mie sgommate e dell'alta velocità. Ignora anche la musica di Earnest che - nonostante le cuffiette - risuona in tutto l'abitacolo. Possibile che abbia così tanta voglia di perforarsi i timpani? Comunque, tornando ad Eve. Ha tredici anni ed é in piena fase adolescenziale, o pre-adolescenziale. Fatto sta che le é venuta la prima mestruazione da poco e si sente improvvisamente adulta. E si comporta come tale! Certe volte le farei picchiare la testa contro il muro, eppure le voglio un bene dell'anima.

Ho chiamato zio Abel, prima di partire. Mi sarebbe venuto incontro giusto all'inizio del paese. Oh, eccolo laggiù. In piedi sul ciglio della strada, agita un capello da cowboy per farsi notare.

E quel ragazzo?

Mentre rallento per accostare al suo fianco, ho modo di osservarlo meglio. I capelli sembrano essere ancora più biondi e ancora più disordinati di come li ricordavo. Ora ha decisamente un fisico da far girare le ragazze per strada. Ed io lo ricordo a dieci anni, magro come uno stecchino.

Salto giù dal pick up in un batter d'occhio e mi fiondo tra le sue braccia. "Merda, Channing!" esclamo "Non ci vediamo da troppo tempo!".

Lui mi scompiglia i capelli. "E nel frattempo sei anche diventata bella!".

Gli tiro un pugno decisamente poco affettuoso sullo stomaco. "Stronzo!".

Solo allora, mi concentro su mio zio. Che maleducata, lui mi ospita ed io saluto solo suo figlio. Mi lascio coccolare dalle sue braccia forti. Mi fa strano dirlo, ma mi sento al sicuro vicino a lui. Al contrario di mio cugino, lui sembra essere ancora uguale all'ultima volta che l'ho visto. Quanti anni sono passati? Undici, credo. Si tiene in forma.

"La mia nipotina! Ciao, dolcezza. Fatto buon viaggio?".

Restiamo a chiacchierare lì, sul ciglio della strada, per una mezz'ora buona. Soltanto il tramonto del sole ci fa rendere conto del passare del tempo. Ci rimettiamo in macchina e seguiamo Abel e Channing verso la nostra nuova casa. Provvisoria, sicuramente. Non che non voglia stare con loro. Ma non sopporto l'idea di dipendere da qualcuno. E mi manca la mamma.

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