Capitolo 26

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NATE

Sto andando a fuoco. Sono certo che all'inferno la temperatura sia mille volte minore. E più sopportabile. Le sue dita ferme sulle mie labbra mi hanno acceso. Letteralmente. Là in basso. Ma è possibile? Dieci anni fa, in piena adolescenza, avevo più controllo del mio corpo di quanto io non ne abbia ora. Assurdo.

Sospiro, socchiudendo gli occhi. "Levati, bambina" affermo, balbettando persino meno del previsto. Allora non sono del tutto partito per la tangente. Mi é rimasto un briciolo di cervello, cavolo. Non sono così spacciato.

La mia imposizione la fa sussultare. Ed in un millesimo di secondo le sue dita di ritraggono. D'accordo, stavo scherzando. Non ti volevo realmente lontana da me. Toccarmi di nuovo? Certo. Che stai aspettando? Ah, giusto. Sono io che le ho intimato di staccarsi. E bravo pirla. La verità è che sento di doverle stare lontano. Forse perché potrebbe essere fidanzata con quel Travis, forse perché io non sono in grado di gestire la situazione. Forse perché quello con lei è stato il miglior sesso della mia vita. Ci saranno molti motivi. Ma il fatto é uno solo: non voglio più che smetta di toccarmi.

Deglutisce. "Ho finito di medicarti. Puoi andare".

Scatta in piedi, indietreggiando fino a sbattere contro la parete. Mi lascio scappare un sospiro affranto. Che faccio? Dio, vorrei baciarla fino a restare senza fiato. Ma non sempre le azioni istintive sono quelle giuste. Una cosa, però, é certa. Non volevo ferirla. Ed ho miseramente fallito, a giudicare dalle minacce che mi sta lanciando con lo sguardo.

Mi alzo anche io, facendo un passo nella sua direzione. Non scappare, bambina. Brava, così. Ci sono quasi.

Alzo una mano, morendo dal desiderio di incastrare dietro il suo orecchio la ciocca sbarazzina che le copre il viso. Ma la lascio cadere, senza aver portato a termine nulla. Forse é il caso che, per una volta, sistemi la situazione con le parole. E poi con i gesti.

"Ti ho detto di levarti perché ti avrei baciata, se avessi aspettando anche un secondo in più!" sbotto, puntando lo sguardo dritto nel suo. Oh, piccola mia. Perché mi guardi così? Sapessi quanto ti desidero!

Lei fa una smorfia. "Che puttanata, Nate".

Le labbra mi si curvano senza che io possa nemmeno rendermi conto di avere iniziato a sorridere come un perfetto idiota. "L'hai sentita la tensione sessuale tra noi, no? Era impossibile ignorarla senza sembrare uno stronzo, dannazione. Ho appena fatto a botte con il tuo ragazzo che mi ha intimato di starti lontano! Dovevo allontanarti!".

Chiude gli occhi, appoggiandosi con la la testa contro il muro. Sospira. "Non é il mio ragazzo. E non è nemmeno mio padre. Non può dirmi chi posso avvicinare e chi devo ignorare".

Aggrotto le sopracciglia. "Cosa mi stai dicendo?" domando, lasciandomi sfuggire un evidente respiro di sollievo. Non si fa mettere i piedi in testa. Che orgoglio.

"Che se ti va di baciarmi, Nate, lo puoi fare. Lo devi fare, merda. Specialmente se é quello che voglio anche io".

Il mio cervello entra immediatamente in cortocircuito. Dannazione, mi ha appena fatto un invito assolutamente esplicito. Ed il pene mi pulsa nei pantaloni. È evidente che le mie buone maniere siano appena passate in secondo piano. Per questo motivo, neppure un secondo dopo le sono addosso, premendola contro la parete e spingendo i fianchi contro di lei.

"Sai quello che dici, bambina?" ringhio, prendendo le sue natiche tra le mani per sollevarla da terra.

Un gemito sfugge all'istante da quelle labbra perfette. "Sta zitto" ridacchia, buttandomi le braccia al collo "Non è il momento".

Nonostante io la voglia da impazzire, non sarei me stesso se non cogliessi al volo la possibilità di stuzzicarla. Solo un po'. "Ah, si? E che momento sarebbe?".

Nora si passa la lingua sul labbro inferiore. "Mmm, fammi pensare" sghignazza "scommetto che é il momento di fare porcherie. Ci stai?".

Sfruttando la presa della parete, faccio scivolare una mano fino ai tuoi shorts. Dentro ai suoi shorts. E la penetro all'istante con un dito, osservandola mentre getta la testa all'indietro in preda all'estasi. 

"É un sí?" sospira.

"No, bambina. Non é un semplice sí. È un invito a girare un porno".

Un fuoco d'artificio. Non potrei descrivere diversamente quello che sta succedendo tra noi. Le nostre bocche si cercano, quasi a volerci sgridare per averle tenute lontane così a lungo. E di dolce e delicato questo bacio non ha assolutamente nulla. É pura fame, l'uno dell'altra. Ci divoriamo, letteralmente, mordicchiandoci le labbra a vicenda e  portandoci fino al limite. Nel frattempo, il mio dito si muove rapido nelle sue fessure più intime. Fino a che non sento le pareti interne stringersi. E allora lo tolgo all'istante, negandole quell'orgasmo a cui aspirava così intensamente.

"Ma sei completamente pazzo?" mugola, mettendomi il broncio. Ah, quanto è bella. Dove é stata per così tanti anni? Ma, più che altro, come ho fatto io a stare senza?

Io ridacchio. "Forse non ti rendi conto di com'è la situazione nelle mie parti basse, bambina. Se le tue sono bagnatissime - e lo sono - il mio sta esplodendo. E tu non vuoi farmi venire nei pantaloni prima di poterti entrare dentro, giusto?".

La vedo spalancare gli occhi per lo stupore. Sono stato troppo esplicito? Forse. Ma a lei non sembra importare, visto come mi porta la mano all'altezza del pacco.

Un altro fuoco d'artificio. E accade tutto in un attimo. Ci stacchiamo quanto basta per far scivolare via ogni vestito dalla vita in giù. Le magliette possono restare, per questa volta. D'altronde, abbiamo entrambi una voglia matta. Non possiamo aspettare. É per questo che la sollevo nuovamente contro il muro e la penetro in un colpo secco.

Ed è la fine. Le sue mani salde sulle mie spalle, le mie sulle sue cosce spalancate per me. Eccitazione, impazienza. Allo stato puro. Brutalità, da parte mia, tanta. Ma tutta per farla stare bene. Perché solo l'idea di causare dolore alla mia bambina mi manda fuori di testa. Spingo in lei con una determinazione mai provata prima. È vero, non sono mai stato uno di quegli infami che lasciano la propria partner sessuale inappagata. Ma è anche vero che non ho mai goduto così tanto nel far godere qualcun altro. E probabilmente non ho mai goduto davvero, prima d'ora. Perché sentirla gemere con la testa buttata all'indietro, contro il muro, é sensazionale.

Ad un tratto, dopo una spinta particolarmente intensa da parte mia, noto uno sguardo particolare sul suo viso. Non so descrivere di cosa si tratti, soprattutto considerando che ho lo sguardo annebbiato dalla passione. Ma il terrore che possa averle fatto male mi causa il panico.

Mi fermo.

Dentro di lei.

"É tutto okay?" gracido, del tutto incredulo di fronte alla mia voce così debole e roca.

Lei piagnucola. "Rifallo".

Cosa? "Cosa, bambina?".

"Quella spinta. L'ultima. Rifallo".

Oh, d'accordo. Cerco di ricordare. E metto in atto. Ora che ci rifletto meglio, credo di aver capito. E vedo nei suoi occhi la conferma. É in paradiso.

"Oh, Nate. Oh, Cristo" geme "É così.. stupendo".

Sghignazzo. "Certo, tesoro. Credo di aver appena trovato il tuo punto G".

Lei spalanca gli occhi. "Pensavo fosse una leggenda metropolitana".

"Io l'ho trovato, bambina. E ora zitta, voglio fartelo sentire bene". E mi metto all'opera.

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