Capitolo 21

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NORA

Potrei mentire dicendo che l'idea di dormire con Nate derivi solo ed esclusivamente dal desiderio di farlo riposare. Certo, sapere che non ha chiuso occhio per me mi fa sentire in colpa. Inoltre, non é nemmeno stato nel suo letto. Tutto questo per proteggere me. Sarei una senza cuore se non volessi sdebitarmi. Nonostante questo, però, non mi sono sentita costretta nemmeno per un secondo a dormire con lui. Diavolo, é stata la scusa perfetta. In fondo, lui é un sogno proibito. Con cui, però, non vado molto d'accordo. Da svegli, non facciamo altro che battibeccare. Questo fa sí che non riusciamo in alcun modo a passare molto tempo l'uno accanto all'altra, perché il dialogo sfocerebbe inevitabilmente in una lite. Una notte intera? Che lusso! L'opportunità perfetta per stargli accanto senza dover necessariamente litigare e fare la dura. Nel sonno abbatto completamente le difese che mi sono accuratamente costruita negli ultimi mesi. Crollano. Ed io resto fragile ed indifesa. Me stessa, probabilmente.

Quello che non avevo previsto, però, era che le mie barriere sarebbero crollate così tanto. Socchiudo gli occhi, quando basta per rendermi conto di dove mi trovo.

Qualcosa mi pesa sul fianco. Sbircio con la coda dell'occhio, verificando con timore il presentimento che già nutro. Ecco, esattamente. Nate mi tiene stretta a sé, il suo torace contro la mia schiena, con una presa salda in vita. Gonfio il petto, inspirando. E senza volerlo mi muovo di un paio di centimetri verso di lui. Giuro, non era previsto! Merda, ora sono davvero in gabbia. Il suo respiro regolare, dritto sul collo, è il responsabile della mia pelle d'oca. E, perché no, anche della mia eccitazione. Complice, la evidente erezione contro cui mi sono appena scontrata. E l'eccessiva vicinanza.

Bene, che si fa?

Vorrei sgattaiolare via, scappare, non farmi più vedere. Chissà, magari anche fare i bagagli e tornarmene a casa come dice papà.

Ma chi si muove, da qui? Nonostante la consapevolezza che questo sia non sbagliato, bensì un errore madornale, non mi sposto di un solo millimetro. È qui che voglio stare. È qui che mi sento al sicuro.

Il senso di protezione ricorda di gran lunga quello che ho provato abbracciando Travis. É vero, tra noi l'amore non funzionava più. È vero, non sopportavo l'arroganza e la presunzione, il suo essere così pieno di sé. La sua sicurezza, così eccessiva che lo portava a vantarsi di ogni cosa che fosse in grado di fare. Eppure, l'importanza che ricopre nella mia vita é ancora troppa perché io possa fare finta di niente.

Perfetto. Nate è l'elevazione a potenza di tutto questo. Sicuro, determinato, orgoglioso. Testardo. Spesso sbruffone e menefreghista. Ma come posso fare finta di non stare bene, tra le sue braccia?

D'un tratto, la presa sul mio fianco si intensifica. Lo sento stiracchiarsi, per poi tornare ad accoccolarsi contro la mia spalla. Con le labbra a contatto con la mia pelle. No, fermo. Questo é confine che non sono pronta a farti superare. Non di nuovo. Non se siamo in un letto e non se sono già così eccitata. Potrei non rispondere delle mie azioni ed allora sì che saranno guai seri.

Potrei ribellarmi, darmela a gambe approfittando del fatto che non è ancora successo niente. E che lui é troppo addormentato per opporre resistenza. Cerco di liberarmi dall'abbraccio, ma ottengo solo l'effetto opposto. Mi stringe a sé, facendo aderire ancora di più i nostri corpi. D'accordo, non mi muovo. D'accordo, possiamo fare sesso. No! Questo no, diavolo.

Prova a dire qualcosa, ma il contatto della sua bocca con la mia pelle non fa altro che produrre uno strano mugugnio. La sua mano si sposta dal fianco al ventre. Mi accarezza la pancia, con gesti leggeri ed una lentezza estenuante. Dio, ma é capace di rendermi gelatina con così poco! Non posso continuare ad assaggiare piccoli dettagli di lui senza gustarlo mai a pieno. Finirò per impazzire! Sempre che io non lo sia già.

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