Capitolo 5

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NORA

Ho sempre amato la domenica mattina. Svegliarsi tardi, non fare colazione perché é ormai ora di pranzo, dormicchiare tutto il giorno. La famiglia riunita, i grandi pranzi, il dolce che la mamma ha sempre preparato con amore. Sono sicura che qualche biscotto sarà appena uscito dal forno e che lo mangerà con papà dopo un arrosto altrettanto invitante.

Oggi, però, l'entusiasmo della domenica non mi ha ancora colpito. E non credo succederà. Un raggio di sole mi ha svegliata alle nove, quando avrei voluto dormire molto più a lungo. Soprattutto, vista la notte precedente. Non ho praticamente chiuso occhio. La situazione con Nate mi ha tenuta sveglia a pensare per ore ed ore. Diamine, la sua erezione tra le natiche mi ha portata in paradiso in pochi secondi. Era desiderio. Per me. Ed io mi sono eccitata in un attimo. Ma sono scappata via, perché quando si toccano certi argomenti la mia fermezza svanisce. Sono totalmente indifesa quando si parla di sesso. Non é un argomento con cui mi trovo a mio agio, per quanto mi sforzi. Andare a letto con Travis non é stato niente male. Ma i cambiamenti degli ultimi tempi e la mia totale assenza di fiducia negli altri mi frenano. E mi proibiscono anche il piacere carnale.

Entrata in camera, mi sono fiondata sotto le coperte. L'intento era quello di dormire. Teoricamente, non é difficile prendere sonno: chiudi gli occhi, conti le pecore. Il problema arriva quando il rumore dei pensieri é così alto da stordirti. E i miei mi hanno reso matta, dannazione. Paura ed erotismo si sono dati continuamente il cambio, lasciandomi del tutto irrequieta.

E poi, il colpo di grazia. Ho fatto una passeggiata per il corridoio, nella speranza di stancarmi il più possibile. Passando davanti alla camera di Nate, ho capito subito come stavano le cose.

Gemiti, urla soffocate, rumori sospetti. Le mie orecchie non potevano più. Ed il mio cuore é andato in frantumi. I muri non sono molto spessi, ma speravo che almeno attutissero le onde sonore. Mi sbagliavo. Ho sentito praticamente tutto. E pensare che ero uscita dalla mia stanza da neanche un minuto! Se solo avessi aspettato. Magari mi sarei risparmiata quella tortura. Già, purtroppo non é andata così.

Mi sono ritrovata come una ragazzina perversa ad ascoltare quei gemiti. E mi sono eccitata da impazzire. Temevo di scoppiare. É stato più forte di me, non ero in grado di gestire quella situazione. Mi sono chiusa di nuovo in camera e mi sono abbassata al livello più basso di godimento. Ricordare quello che avevo appena sentito e farlo rivivere in me con le mie stesse dita mi ha portato rapidamente all'orgasmo. Il primo dopo anni.

Che mi ha abbandonata quasi subito, lasciando il posto ad un immenso senso di vergogna.

Mi alzo dal letto, infilando le pantofole ai piedi per andare in bagno. Mi brontola lo stomaco. E ho sete. Devo scendere in cucina, ma sono troppo pigra per cambiarmi. In fondo, ho una normale camicia da notte. Niente di così scandaloso che mi obblighi a mettere altri abiti. Giro la chiave nella serratura e faccio capolino nel corridoio.

No, Nora. Niente ricordi. Non é il momento. Non devi pensare a quanto eccitante fosse sentire Nate scopare. Fa male alla salute. Soprattutto perché non lo stava facendo con te. No, merda! Questo no. Il più disastroso dei pensieri!

Scendo le scale quasi di corsa, catapultandomi a stomaco vuoto nella grande cucina. Seduta al tavolo c'è solo Josephine. Sorseggia un the fumante, portandosi lentamente la tazza calda alle labbra. Ma come fa? Che caldo! É ormai maggio inoltrato, la temperatura invernale é passata da tempo.

Rompo due uova in un pentolino e mi cucino la colazione, iniziando a trovare fastidioso quel silenzio. Si sente persino il ticchettio della lancetta dei secondi del pendolo, dannazione. Nessun rumore, niente di niente.

Mi siedo accanto alla giovane proprietaria con il mio piatto di uova strapazzate. Portandomi alla bocca la prima forchettata, decido di porre fine a quel silenzio estenuante.

"Dormito bene?" domando, guadagnandomi un'occhiata confusa dalla ragazza. Okay, si vede decisamente che non sono all'avanguardia nelle relazioni.

Lei scrolla le spalle. "Sí, grazie. Tu?".

"Lo stesso".

Torna a concentrarsi sulla bevanda, perdendosi ad osservare il fumo grigiastro che si alza disordinato dalla tazza. I capelli biondi sono raccolti sulla nuca in uno chignon ordinato, al contrario della mia crocchia che riproduce alla perfezione un nido di ramoscelli secchi. Sono questi dettagli che stabiliscono il livello di femminilità di una persona? Devo essere messa davvero male.

Mi stupisco di me stessa, quando riattacco con la conversazione. "Quanti anni hai?".

"Diciotto. Sto finendo la scuola superiore, tra poco ci sarà la cerimonia del diploma. Non vedo l'ora. Tu sei più grande di me, giusto?".

Ah, ma allora sa parlare. Cavolo, che progressi. Io ho voglia di chiacchierare con qualcuno e lei risponde con interesse. Che figata! Ho fatto un mezzo passo verso la socialità.

Sorrido. "Sí, ho ventun'anni. Sai già cosa vorrai fare dopo le superiori?".

"Economia, credo. Mi piacerebbe mandare avanti il bed&breakfast con papà. Tu studi?".

Scuoto la testa con convinzione. "Oh, no. Non fa decisamente per me".

Botta e risposta, questo scambio di domande semplicissime continua per qualche minuto. Josephine non lascia trapelare niente di emozionante sulla sua vita, ma sono ugualmente serena a causa di questa nuova situazione. Mi sta simpatica. Non che io abbia alte aspettative. Ma non é noioso, parlare con lei.

Improvvisamente, però, la porta della cucina si apre di scatto. Inutile dirlo, Nate fa il suo ingresso nella stanza. Bello da impazzire, indossa una canottiera attillata che dà di lui una visione paradisiaca. I pantaloncini sportivi a vita bassa lasciano sfuggire qualche centimetro di pelle all'altezza della vita.

Merda, non respiro. La sensualità che il suo corpo trasmette ha raggiunto livelli stellari. Ed io sto entrando in iperventilazione. Non mi stavo neanche rendendo conto che Josephine era uscita dalla cucina. Cosa ci faccio ancora qui, per di più nella stessa stanza di Nate?

Ah, giusto. Ho ancora le mie uova da finire. Ecco, ho trovato un diversivo. Mi devo concentrare a pieno sulla mia colazione e poi fuggire lontano da qui. È fattibile? Cazzo, deve esserlo. Ne va della mia salute mentale.

Lui non sembra essere teso per la situazione. Perché dovrebbe esserlo? In fondo, non é successo niente. Mi ha solo strusciato la sua erezione sul culo. Poi ha scopato, rendendo tutti partecipi dei suoi gemiti di piacere. Ed é stato il responsabile della mia masturbazione notturna. Ma no, tra di noi non é successo niente e non ci sono motivi affinché io debba essere tesa. È tutto sotto controllo.

Mi sto concentrando talmente tanto che non mi sono accorta che ha preso posto di fronte a me. Il rumore della sedia, trascinata sul pavimento, mi ha risvegliata.

Mi guarda con un sorrisino ambiguo sul viso, mentre porta alle labbra un toast prosciutto e formaggio. Prendere nota: anche lui ama le colazioni salate. Ma cosa te ne frega, Nora? Mica devi preparargliela tu!

Ancora qualche forchettata e poi sarò libera. Forse.

"Buongiorno, bambina. Non sei di molte parole, oggi".

Oh, veramente simpatico. Complimenti, ragazzo. Hai un senso dell'umorismo che divertirebbe persino un muro. Mi sto sbellicando dalle risate. Sorprendente.

Lo fisso in cagnesco. "In realtà, ho appena fatto una meravigliosa chiacchierata con Josephine. La cosa ti fa riflettere, forse? É così evidente che sei tu, il problema? Non trovo niente di interessante in te, non vedo perché dovrei rivolgerti la parola".

Che cosa ho appena detto? Tutto é interessante, in lui. Il viso, i capelli, gli occhi. I muscoli delle braccia. Gli addominali! E il lato B, a dir poco perfetto.

Il suo sguardo si fa subito cupo. "Bambina, mi hai rotto le palle. Davvero. Smettila di tirartela come se ce l'avessi solo tu! Non si può neanche provare ad andare d'accordo, con te?".

Resto pietrificata. Ma come si permette? Pensandoci bene, però, sto esagerando. Allontanarlo soltanto perché é sexy da morire non si sta rivelando la scelta giusta. Ma allontano tutti a prescindere, io. E Josephine? Beh, con lei é diverso. Per cominciare, non mi sono masturbata pensando a lei.

Sbuffo. "Non mi piace andare d'accordo".

Lui sorride divertito. "Ti propongo una sfida, bambina. Stammi bene a sentire".

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