Capitolo 18

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NATE

Per essere quasi estate il buio arriva piuttosto presto. L'oscurità si diffonde e, con essa, anche la tristezza e la depressione fanno capolino. Ho mandato giù a stento appena mezzo panino imbottito anche questa sera. Mi si é chiuso lo stomaco. Effettivamente, mi sento davvero una merda. Ho sonno, ma appena chiudo gli occhi gli incubi si impossessano di me. Vedo Nora, sta correndo nel bosco. E poi l'aggressione. Le immagini sono così chiare e nitide che sembrano reali. Ed io finisco per aprire gli occhi di scatto, urlare ed alzarmi in piedi in un secondo.

Probabilmente la mancanza di un letto stabile non mi aiuta. Già, perché non sono riuscito a lasciarla da sola. E così ho finito per passare la notte seduto sulla moquette del corridoio. Mi sono appisolato un paio di volte e subito dopo sono stato svegliato da cause di forza maggiore. Ecco la mia notte insonne. Ed ecco la notte insonne che sta per arrivare. Perché non cambierà nulla dalla precedente. Perché non ho intenzione di spostarmi da lì.

L'idea che l'aggressore possa trovarla mi sta distruggendo. So anche che qui é al sicuro. Sentiremmo la presenza di un estraneo. Abbiamo addirittura l'antifurto. Eppure, se non verifico in prima persona non riesco a stare tranquillo. E non può importarmi che il pavimento sia decisamente scomodo. Anche a costo di dover stare in piedi, io non la lascerò da sola.

Mi rigiro nel letto, godendomi per un ultimo istante la morbidezza del materasso. Sento ancora voci dal corridoio, segno che la sua numerosa famiglia é ancora là fuori. Soltanto con il silenzio assoluto farò la mia comparsa. Altrimenti, non saprei come giustificare la mia presenza là. I suoi genitori dormono nelle loro stanze. Ed io, un semplice collega, dormo per terra davanti alla sua camera? No, é decisamente un comportamento troppo strano da motivare senza sembrare patetico.

Mi alzo, scostando la tenda della finestra per guardare fuori. La mia stanza si affaccia sulla strada principale. Non c'è un gran via vai, dato che é il giorno di chiusura del locale. È tutto buio, ad eccezione di un paio di lampioni. Ed io non posso che pensare quanto possa essere semplice per un aggressore riuscire a spostarsi senza essere visto. No! Non è vero. Io starò attento. Io sono già attento e determinato a far sì che non succeda nulla alla mia bambina! So benissimo che non potrei perdonarmelo. Non riuscirei a vivere un istante di più, sapendo di non aver fatto abbastanza per tenerla al sicuro. E non posso negarlo. Questa consapevolezza mi spaventa. Perché io non ho mai desiderato salvare e proteggere nessuno, se non le due persone che ormai mi hanno lasciato da tempo.

I miei pensieri malinconici vengono interrotti da due colpi leggeri alla porta. Probabilmente qualcuno é passato a darmi la buonanotte. No, non credo. Sarà Alexander per la consegna dell'orario di lavoro di domani. Sí, deve essere così.

Ed é per questo che apro la porta senza preoccuparmi di indossare soltanto un paio di boxer ed una canottiera aderente.

Porca puttana! Devo avere un'espressione piuttosto sorpresa, in questo istante. Come minimo, ho le labbra socchiuse e gli occhi sbarrati. E la mano ancora ferma sulla maniglia, incapace di spostarsi.

"Bambina" sussurro, più tra me e me che rivolgendomi a lei, in realtà.

Sul suo viso compare una smorfia. "Hai intenzione di farmi entrare, ragazzino?". Merda, sí che ti faccio entrare. Ovvio, dannazione! No, non è vero. È così imbarazzante questa situazione che, se lo avessi saputo prima, non avrei mai aperto la porta. Io non sono andato da lei. E lei è venuta a cercami! Sembro sicuramente ridicolo. Tutti mi avranno preso per il culo per la mia maleducazione! Che vergogna, diavolo. Vorrei sotterrarmi.

E, invece, mi sposto di lato e la lascio passare. Nel movimento, le nostre braccia si sfiorano. Ed io non posso che pensare a come deve essere sentire tutta la mia pelle a contatto con la sua. E non solo una piccolissima porzione. Ma non dovrei pensare al sesso, in questo momento. É evidente che sta per farmi una strigliata che ricorderò per la vita.

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