NATE
Il suo corpo é una meraviglia. I gemiti, i sospiri. La schiena che si inarca. La passione che gli occhi non riescono a nascondere. Il suo culo sodo tra le mie mani. Il profumo, merda, il profumo. La morbidezza della pelle. I brividi.
Sono morto e mi trovo in paradiso?
"Oh, signorino Rivera. Non pensavo di trovarla qui".
E tu chi cazzo sei? Un omone grosso come un armadio blocca l'ingresso del capanno. Mi allontano di scatto da Nora, con un'enorme dose di rabbia, allacciando il bottone dei jeans alla velocità della luce. Chiunque tu sia, amico, mi vendicheró per aver interrotto il nostro momento di estasi.
L'erezione pulsa dolorosa nei pantaloni, consapevole che non sarà soddisfatta. Non a breve, per lo meno.
Okay, ho cambiato idea. Sono morto e mi trovo all'inferno, vero? Non pensavo nemmeno di poter stare così male per un desiderio carnale insoddisfatto. Diamine, che dolore.
Lei sembra tanto delusa quando me. Con il fiatone, si é appoggiata di schiena contro il muro. E fissa il vuoto. Oh, bambina. Quanto vorrei baciarti.
"E lei chi é?" domando all'inquietante figura, incrociando le braccia al petto e aggrottando le sopracciglia.
Una specie di risata malefica si propaga dalle labbra di quell'uomo. "Un amico di suo padre, ragazzo. Questo posto è suo, lo sa? E quindi é più sorprendente trovarci lei, piuttosto che me".
Uno a zero per lui. Ma si era preparato la risposta? È l'unica spiegazione.
Lo fisso in cagnesco. "D'accordo. Devo andarmene?".
Lui fa una smorfia. Apparentemente sembra divertito dal fatto di aver trovato il figlio del suo capo con un'erezione da paura dei jeans. Non si può dire che il sottoscritto lo sia altrettanto, però. Anzi. Sono parecchio frustrato.
"No, si figuri. Sono passato solo a prendere una cosa.. continuate pure" ridacchia, mostrando i denti ingialliti. Disgustoso.
Senza aggiungere altro, chiude la porta dietro di sé. Se ne va? Avevo capito fosse venuto a prendere qualcosa per Isaac. Bah, sinceramente non può importarmene di meno. Potrei anche aver capito male, distratto come sono.
Tornata la tranquillità, faccio un passo verso Nora. Appoggiata al muro con la schiena, sembra stia cercando di recuperare il fiato. Le sue labbra socchiuse sono la visione più bella che potessi avere in questo momento.
"Mi dispiace, bambina" commento, avvicinandomi di più. Ti prego, non respingermi.
Lei scrolla le spalle. É un buon segno, che non parli? Ormai sono a pochi centimetri dal suo corpo. Indifesa contro la parete, non smette un secondo di fissarmi. E la mia erezione non smette di crescere. Basta. La voglio.
Un altro passo in avanti. Nessuna distanza. Il suo petto preme contro il mio. Diamine, ma indossa il reggiseno? Mi sembra di sentire i suoi capezzoli rigidi attraverso il tessuto.
Ma ora non li sento più. Mi ha davvero spinto all'indietro? Ne sono più che certo. Per un attimo ho pensato mi stesse afferrando la t-shirt per avvicinarmi ancora di più. Povero illuso.
"Allora, usciamo a sparare?" domanda con disinvoltura. Ma come fa? A quanto pare, solo io sono così eccitato da non riuscire a fare niente, se non immaginarla nuda sotto di me. Voglio il trucco per essere così indifferenti. Se non fosse entrato quel tipaccio, probabilmente la starei sbattendo al muro in questo preciso istante. Dannazione, non posso dire di essere fortunato.
La seguo all'esterno, dopo aver afferrato il primo fucile che mi sono trovato davanti. Che mi importa di mirare il centro del bersaglio, quando vorrei soltanto mirare la sua intimità? Sbuffo, imponendomi di pensare ad altro. Non mi fa bene, restare così a lungo con una erezione insoddisfatta nei jeans. Potrei esplodere.
La osservo portare l'arma in posizione. Toglie il blocco di sicurezza. Chiude un occhio, per prendere la mira. E spara. Il proiettile sfreccia, rapidissimo. E manca il bersaglio.
"Merda" la sento imprecare, tra sé e sé. Ha sbagliato sul serio? Non ci avrei mai giurato. Si porta una pistola nella borsetta, dovrebbe essere capace.
Sorrido. "Lascia provare me, bambina. Forse i fucili non sono il tuo forte".
La sua testa scatta verso di me in un millisecondo. Paura. Il suo sguardo é infuocato. Ed ho la certezza che non sia eccitazione. Non ora, per lo meno. Magari poco fa. Vuole incenerirmi?
"Mi stai sfidando, ragazzino? Ti ricordo che sono armata".
Okay, vuole decisamente uccidermi. Trattengo una risata che potrebbe causare la mia morte. "Fammi almeno provare".
Mi metto in posizione, chiudo un occhio per mirare. Il giallo del centro del bersaglio é esattamente nel punto strategico del mio campo visivo. Ma non ho il coraggio di sparare! Okay, basterebbe colpire la piattaforma per vincere. D'altronde, lei l'ha mancata. Ma mi tremano le mani. Ho seriamente paura di farmi battere da una bambina? Dio, sono messo male.
Faccio un respiro profondo. Le mani tremano sempre meno, sto acquisendo sicurezza. Posso farcela. L'indice é appoggiato sul grilletto, in attesa che il mio cervello mandi l'impulso per sparare.
"Sei sexy, così concentrato" mi sento sussurrare all'orecchio. È un attimo: dei brividi mi percorrono la spina dorsale, gli ormoni vanno in subbuglio, il cervello é nel panico.
E premo il grilletto.
Ma sul bersaglio non ci sono segni del proiettile. No! L'ho mancato? Nora me la pagherà. Sono pronta a giurare che mi abbia distratto di proposito. Mi ha addirittura eccitato! Come se non avessi già avuto abbastanza erezioni insoddisfatte, negli ultimi minuti. Grr, che rabbia. Ingannato da una bambinetta. É vergognoso!
La fulmino con lo sguardo. "Siamo pari, bambina. Il tuo piano non ha ancora funzionato. Posso ancora vincere, dolcezza. Anche tu sei sexy, comunque".
Piega le labbra all'insù. "Ne riparleremo quando il mio proiettile sarà l'unico responsabile del foro nel centro del bersaglio".
E così succede. È incredibile. Fisso davanti a me, incapace di emettere parola. Ma come diavolo ha fatto? Ha una mira a dir poco ammirevole. Nell'esercito pagherebbero per avere certi talenti! E chissà a quanto ammonterebbe il suo stipendio, se questo é il suo livello.
Si volta verso di me, dopo aver riposto il fucile. Le mani attorno ai fianchi, mi sfida con lo sguardo. "Che ti avevo detto?".
Mi passo una mano tra i capelli, scompigliandoli. Okay, aveva ragione lei. E devo riconoscerlo, merda. Mi sto rendendo conto di essere un pappamolle. Non é gratificante.
Scrollo le spalle. "Bravina". Bravina? Un mostro, se mai. Il suo sguardo compiaciuto mi lascia intuire che sa benissimo che sto mentendo. Sono così un libro aperto, per lei?
Ride. "Ora credo di averti dimostrato che devi avere paura di me, ragazzino. Vuoi che ripeta l'azione? Con la pistola, se ti serve un'altra conferma".
Scuoto energicamente la testa. Oh, no. Mi basta. Mi sono eccitato a sufficienza con il fucile. Non é necessario insistere ulteriormente.
Però, in fondo, sono curioso di capire qualcosa in più su Nora. E sulla sua incelabile passione per le armi.
Passo nuovamente una mano nel ciuffo, liberandomi il viso. "Dove hai imparato a sparare?".
Il verde dei suoi occhi diventa ghiacciato in pochi millisecondi, giusto il tempo di assimilare la domanda. Il petto, che prima oscillava al ritmo del suo respiro, si ferma. E le mani si stringono a formare due pugni, tesi e nervosi. Pronti a scattare. Accidenti, che ho detto di così strano? Deglutisco, mentre il terrore si impossessa di me, nell'osservare la sua espressione sbigottita.
Appena due secondi dopo, mi risponde. "Talento naturale".
E si volta, incamminandosi sul sentiero di pietre che porta al capanno diroccato. Ed io resto lí, a chiedermi se potrò mai avere la possibilità di conoscere meglio i pensieri che frullano in quella graziosa testolina. Perché, diamine, credo di desiderarlo con tutto me stesso.
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Cuore
RomanceLe difficoltà fanno crescere in maturità, forza e determinazione. Nora non ha paura, ha una mira fenomenale e sa sparare persino meglio di suo padre. Fosse per lei, non se ne sarebbe mai andata di casa. Eppure, é costretta. La situazione peggiora gi...