NORA
Oggi il lavoro é stato più stressante del solito. Non fraintendete, é sempre stressante. Quando, però, devo avere a che fare con certe mademoiselle snob e viziate, proprio non riesco a non innervosirmi. Purtroppo, il "Cigno d'oro" é stato l'unico ristorante che mi ha garantito un posto di lavoro stabile. Doppio purtroppo, le persone che lo frequentano hanno un conto in banca con così tanti zeri che non riesco nemmeno a contarli tutti. E se la tirano per questo.
Ho smesso di studiare terminata la scuola superiore. Non faceva per me, starmene seduta su un banco a prendere appunti tutto il giorno. Preferisco di gran lunga passare i miei pomeriggi in aperta campagna, sparando al centro del bersaglio con il fucile di papà. Non é uno sconsiderato, anche se mi ha insegnato a maneggiare un'arma. Si chiama legittima difesa, a quanto ne so io. Non si sa mai, da queste parti. Spesso, soprattutto negli ultimi tempi, non esco di casa senza avere la mia migliore amica nella borsetta. Parlo della mia pistola, ovviamente. Anche perché non ho altre migliori amiche.
Purtroppo per me, però, sparare tutto il giorno non mi fa guadagnare dei soldi. E così mi sono cercata un lavoro, appena terminati gli studi. L'unico con una buona paga - a cui si aggiungeva la possibilità di ricevere mance notevoli - era il "Cigno d'oro". Non é decisamente il mio ambiente. All'inizio mi sentivo un pesce fuor d'acqua. Non che ora sia a mio agio, a lavorare lì. Per lo meno, però, ci ho fatto l'abitudine. Sono più una tipa da pub irlandese, jeans e stivali di cuoio marroni, camicie scozzesi e coda di cavallo. Invece, me ne sto tornando verso casa con un imbarazzante tailleur nero ed una camicia bianca che mi stringe il seno così tanto che non riesco a respirare bene. Per non parlare dei tacchi! I miei piedi chiedono pietà alla fine di ogni serata lavorativa. Mi spiego meglio: anche a me piacciono i tacchi. Una volta all'anno, per andare a ballare con le mie colleghe. Ma non di certo per lavorare.
Saluto Jennifer e Teresa, le mie compagne di serata. Agitano la mano in aria, ormai troppo lontane perché io possa sentire la loro voce. Jen si é già tolta quelle trappole infernali, camminando scalza sull'asfalto rugoso. Non so cosa sia peggio per i suoi piedi, ma lei é tutta matta, non provo neanche più a capire i suoi pensieri contorti.
Non faccio neanche in tempo a voltarmi nella direzione in cui sto camminando, che sento qualcuno afferrarmi da dietro. Mi porta una mano sulla bocca, stringendo forte e non lasciandomi respirare. Puzza di alcool e gli anelli metallici mi stanno torturando la pelle. Mi dimeno, scalcio, tento di urlare. Mi immobilizza anche le braccia, spingendomi in un vicolo cieco sulla sinistra. Non c'è anima viva, alle tre di notte di una domenica sera. E nessuno mi sente mugugnare contro la mano di quel maniaco.
"Brutta stronzetta, avrai quello che ti meriti".
Poi, il buio.
...
Mi sento indolenzita. Le gambe mi fanno male, il viso mi brucia terribilmente. La testa scoppierá da un momento all'altro, visto come sta pulsando con insistenza. Mi sento intorpidita, fatico a compiere ogni minimo movimento. Anche sollevare le palpebre sembra essere diventata un'impresa eroica. Merda! Qualcuno degli strozzini di papà deve essere arrivato a me. Di nuovo. E io, ancora una volta - la terza in un mese, oltretutto - ci sono cascata in pieno. Cosa mi porto a fare una pistola nella borsetta se non riesco nemmeno a utilizzarla? Che nervoso! Non sono ancora abbastanza agile. Dovrò fare altro allenamento, triplicare le ore in palestra. Addominali, flessioni, pesi. Ho lavorato tanto in quest'ultimo periodo. Ma non posso ancora competere con gli scagnozzi.
Digrigno i denti in una smorfia di dolore, che provoca subito un enorme spavento alla mamma. Mi passa una pezza umida sul viso, alleviando per qualche istante il bruciore. "Come ti senti?".
Bella domanda. Mi sembra evidente che sono bloccata a letto con.. oh, cazzo. Con la gonna della divisa strappata. Mi hanno violentata? Un peso si fa strada dentro di me. No, non é possibile. Me lo ricorderei. E invece no, perché sono svenuta. Odio la debolezza. Palestra, ho bisogno di palestra.
STAI LEGGENDO
Cuore
RomanceLe difficoltà fanno crescere in maturità, forza e determinazione. Nora non ha paura, ha una mira fenomenale e sa sparare persino meglio di suo padre. Fosse per lei, non se ne sarebbe mai andata di casa. Eppure, é costretta. La situazione peggiora gi...