Capitolo 4

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NATE

Mi slaccio il grembiule e lo appendo svogliatamente al gancio sul muro. Questa sera sono davvero esausto. Sarà per il bel tempo, per il caldo di maggio che inizia a farsi sentire. Sarà persino perché é sabato sera, ma c'era davvero un mare di gente al locale. Mi fanno male i piedi. Anche la schiena é dolorante. E ho una voglia matta di mettermi a dormire. Sono distrutto.

Salgo le scale con una lentezza estenuante, muovendo un piede dopo l'altro su per i gradini. Mi aggrappo con una mano alla balaustra per aiutarmi in quell'impresa che sembra sempre più complessa. Arriverò vivo alla cima?

Quando la sua risata, chiara e limpida, risuona nel corridoio, mi velocizzo. Sì, arriveró in cima. Ci arriveró vivo per andare da lei. Buona motivazione, Nate. Ottima, direi. Bisogna sempre avere un obiettivo stampato nella mente, che dia il giusto imput per andare avanti. La mia motivazione é lei.

Sono ormai quattro o cinque giorni che lavora con me. Niente contatto, ancora. Mi evita come la peste. Mi rivolge la parola solo se obbligata ed esclusivamente per motivi di lavoro. Mi chiede dove si trovano i bicchieri, dove deve segnare i conti in sospeso. Oppure, informazioni per la gestione dei tavoli. Come dobbiamo spartirceli, insomma. Tutto con un tono da vera dura. Priva di sentimenti, la ragazza si sta dimostrando sempre più una peperina. Ogni ora che passa, mi convinco che sia una tipa tosta. E tenerle testa si sta rivelando un impresa più difficile del previsto. É evidente che voglio avvicinarmi a lei. Ma, figuriamoci se me lo permette. La osservo da lontano, le guardo le gambe e la scollatura. E il culo. Dannazione, ha un culo che parla. E che posso solo guardare.

Forse é azzardato affermarlo, ma ci deve essere per forza un motivo dietro ad una corazza così spessa. E deve esserci anche uno spiraglio per intrufolarsi. E farla crollare. Mi incuriosisce così tanto che ho tutte le intenzioni di non mollare. Ho preso la sua come una sfida personale. Per non perdere, sono disposto a tutto. Anche a farmi rifiutare più e più volte.

Comunque, tornando a quel corridoio. La sua camera é l'ultima sulla sinistra. Affacciata alla porta, chiacchiera con Channing. E ride a quello che lui dice. Non riesco a sentire le loro parole, ma avvicinandomi quei semplici lamenti iniziano a prendere forma. Credo stiano commentando qualche cliente più buffo e strampalato degli altri.

Channing la bacia sulla guancia. Si abbracciano, lei gli sussurra qualcosa all'orecchio e lui se ne va sorridente. Ma vi sembra? Mi tremano le mani. Deve staccarsi da lei, merda! Giù quelle manacce sporche, Chan. Non la toccare!

Ormai sono di fronte a lei. É troppo tardi per fare dietrofront. E camera mia é troppo distante per fare finta di essere capitato da lei per sbaglio.

Il panico é immediato. Che femminuccia! Mi sembro una ragazzina alle prime armi che non sa che passi fare. Coraggio, Nate. Hai ventisei anni, non quattordici. Puoi sopravvivere alle grinfie di una streghetta.

"Buonasera, bambina".

Complimenti, davvero. Ottimo pretesto per farla infuriare. Fa parte del piano 'abbattiamo la corazza' anche questa puttanata?

Lei incrocia le braccia al petto e mi fissa in cagnesco. Se potesse, quello sguardo mi avrebbe già incenerito. É glaciale.

"Non rompere le palle, ragazzino. Che vuoi?".

Sbuffo. Perché dobbiamo sempre scannarci come due cani rabbiosi? Esiste la convivenza pacifica. L'hanno inventata, hai presente, bellezza?

"Niente, bambina. Volevo solo parlare un po'. Come ti trovi qui?" domando. Scelgo di mettere da parte l'orgoglio, forse nella prima volta nella vita. In cambio, però, devo mantenere qualcosa che mi faccia sembrare apparentemente fermo e privo di emozioni. E scelgo il mio immancabile tono sprezzante. Bella scelta di merda.

"Da quando ti interessa?" mi sfida.

Scrollo le spalle. "Da adesso".

Lei scoppia a ridere. "Risparmiati le stronzate, Nate. Non attacca".

Sentire la sua voce pronunciare il mio nome é paradisiaco. Se solo lo stesse facendo nel pieno dell'orgasmo... oh, sarebbe perfetto. La minigonna di pelle nera che indossa oggi sta mettendo a dura prova il mio autocontrollo. Se non me ne andrò entro pochi minuti, mi verrà un'erezione memorabile.

"Che tu lo voglia o no, siamo colleghi. E io sono qua da prima di te. A dirla tutta, sono sempre andato d'accordo con tutti. È evidente che sia tu il problema".

Pensavo di ferirla. E invece lei ride. Di nuovo, con più gusto di prima. Ma é sana di mente o mi sta prendendo per il culo? O forse si é fumata una canna con Channing. É pur sempre un'ipotesi.

"Non voglio fare amicizia con te, ragazzino. Ripeto, non attacca. Anzi, é già tanto che abbia accettato ugualmente il lavoro pur avendo un collega assillante come te. Vado a dormire".

Fa dietrofront, posando la mano affusolata sulla maniglia.

É un secondo, quasi impercettibile. La mia finisce sopra la sua. E pensare che volevo solo fermarla. Invece, sono immobile, incollato a lei e incapace di muovermi. Il suo fondoschiena così vicino ha stuzzicato immediatamente la mia erezione.

Un attimo, la porta si apre e lei scompare all'interno. E io resto lí, imbambolato, al centro del corridoio. Con un problema non da poco nei pantaloni.

Abbattuto, me ne torno in camera. Una doccia ghiacciata e una bella sega sono le soluzioni. O forse, potrei farmi direttamente una scopata rilassante. Il sonno che avevo poco fa é completamente scomparso. Sono così eccitato che mi sento scoppiare. E devo sfogarmi.

Afferro il telefono e la cerco nella rubrica. "Pronto, Wendy? Ho bisogno di te".

Mezz'ora dopo, spingo con violenza dentro di lei. Assesto colpi decisi, stringendo forte la presa sul suo corpo. Assurdo come del buon sesso possa calmarmi. Questa volta, però, solo fisicamente. L'orgasmo mi travolge in pieno, facendomi ricadere esausto su di lei. Ma la mia mente non smette di lavorare. Continuamente il corpo formoso di Wendy si sovrappone alle gambe snelle e ai seni sodi di Nora. Merda, merda, merda. Questo non dovevo immaginarlo. Ora mi ritrovo nuovamente in una situazione imbarazzante, eccitato come un ragazzino incapace di controllarsi. Sono da ricovero immediato!

Faccio sistemare Wendy a pancia in giù sul materasso, penetrandola da quella posizione. Le scappa un gemito più forte degli altri, ma non può importarmene di meno. Non vedendola in faccia, posso sovrapporre senza sentirmi in colpa il suo corpo a quello dei miei sogni. E vengo in un attimo.

Ancora ansimante, mi metto in piedi e butto il preservativo nel cestino. Sudato e accaldato, mi rendo conto che una buona scopata non é bastata a calmarmi.

"Vado in doccia. Ti prego, non farti trovare più qui quando finirò. Ho bisogno di stare da solo".

Il getto ghiacciato mi colpisce la pelle. Il contatto tra il calore che sento dentro di me e il gelo dell'acqua mi fa rabbrividire. Ho ancora il fiatone ed un flusso di pensieri così insistente nella testa che so già che non riuscirò a dormire, questa notte.

Mi appoggio con la schiena alle piastrelle. Chiudo gli occhi, lasciandomi andare. Non l'avessi mai fatto. La gonna di pelle nera di Nora, affusolata attorno al suo sedere sodo, ritorna insistente. Merda, di nuovo! Non posso continuare così.

Porto una mano attorno al mio membro. Mi sono ridotto a questi livelli per colpa di una ragazzina! Di una bambina, diamine. Quanti anni avrà? Una ventina, poco più. É piccola. Ed é insopportabile. Sí, insopportabilmente sexy.

Stringo l'erezione tra le mani, beandomi del mio stesso tocco. Masturbarsi non é come scopare. Ma se nella mente c'è un'immagine come quella che ho in questo momento... beh, posso accontentarmi.

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