Capitolo 8

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NATE

Ed ora, che cazzo ho combinato? Ero sicuro al cento per cento che fosse incuriosita tanto quanto me da questa sfida. Merda, ci avrei giurato. Nora sembra il tipo di ragazza da buttarsi a capofitto nelle sfide, da non arrendersi facilmente. Sapevo che mi avrebbe reso la serata un inferno, fingendo in continuazione di annoiarsi a morte. Per vincere, ovviamente.

Quando sono passato in camera sua per chiamarla, però, non mi aspettavo una scena del genere. Non mi ha nemmeno degnato di uno sguardo! Al diavolo la maglietta più bella che ho, in sostanza. Ed ora se ne sta rannicchiata al centro del suo letto. Mi siedo sul materasso, osservandola da più vicino. Quel rossetto.. lo toglierei volentieri. Ma allora si stava preparando?

"Che ti prende, bambina?" addolcisco i toni, sorpreso dal suo comportamento.

Mette il broncio. "Non esco con te, Nate".

Bene, sono in guai seri. Io voglio uscire con lei! Lo voglio così tanto che non aspetto altro da ieri mattina. Okay, devo ragionare. Forse ci sono. Se la conosco almeno un po', potrei essere sulla buona strada per farle cambiare idea.

"Bello il rossetto, bambina. Non credevo fosse un appuntamento galante". Ma lo speravo. E tu mi stai dando false speranze, con quelle labbra.

In risposta, assottiglia lo sguardo. "Ho detto che non esco con te, Nate, non che non esco proprio. Ora, se vuoi scusarmi. Vorrei prepararmi".

Diamine, questa non me l'aspettavo proprio! Esce con Channing? No! Voglio toglierle io quel rossetto. Le sta un incanto. E lui non deve vederla così!

Non resisto. È più forte di me. "Esci con il biondino?".

Lei mi fissa, sollevando un sopracciglio. È confusa. Non ha capito?

"Con chi?".

"Channing".

Ride. Ride così tanto che le vengono le lacrime agli occhi. Ma io dico, sono così buffo? O mi sta prendendo per il culo? Non é divertente. Non lo é proprio per niente! Si sta prendendo gioco di me. Ed io la fisso, immobile, pensando a quanto sia bella la sua risata. Non l'avevo mai sentita. Ma ho appena deciso che é il mio suono preferito.

"Stai scherzando, vero?".

Scuoto energicamente la testa. "Perché? Ti sta sempre incollato. Chissà quante porcherie avete fatto, in questo letto".

"Perché é mio cugino, Nate!".

Cosa? Volto la testa dall'altra parte. Non può essere vero. Oddio, che vergogna. Credo di non essere mai stato così in imbarazzo come in questo momento. Mi passo una mano sul viso. Non voglio guardarla, mi sento uno stupido. E lo sono! Ho praticamente fatto una scenata di gelosia ingiustificata. Per una ragazzina! Assurdo, davvero. Sto sprofondando dalla vergogna.

Devo riprendermi. "Devi uscire davvero?" domando, senza guardarla.

Lei ride di nuovo. "No".

Oh, meno male. Una buona notizia.

"Esci con me".

"Se me lo dici così, resto qui".

Prendo coraggio e sollevo lo sguardo. É bella, da impazzire. La voglia di toccarla é schizzata alle stelle. Sapere che Channing non se la porta a letto, poi, é una notizia bomba.

"Okay, hai ragione. Non é un appuntamento, bambina. È la sfida. Accetti?".

Curva le labbra all'insù. Ora voglio baciarla. E farla mia, nel suo letto.

"Dove andiamo?".

"É un sí?".

"No, Nate. Ti ho solo chiesto dove andiamo. Attento, ti giochi tutto con questa risposta".

Dove andiamo? Non lo so. Non l'avevo deciso, ci credete? Mi sembrava tutto troppo banale, troppo scontato. Odio i posti troppo caotici, ma allo stesso tempo non voglio che si senta in soggezione. Devo scegliere. E ho poco tempo per farlo.

Bene, Nora non ha paura di niente - o meglio, così dice - ed è una tipa tosta. Che sia quella giusta con cui condividere il mio passatempo preferito?

Devo tentare. Credo sia l'unica carta che, in questo momento, io possa giocarmi.

"Non posso dirtelo, bambina. Ma devi fidarti di me. Ti prego, accetta. Voglio che sia una sorpresa" la supplico, rendendomi conto ancora di più di quanto io voglia passare una serata con lei. Ad ogni costo! Sono realmente disposto a tutto, pur di conoscerla meglio. Anche per conoscere il suo corpo, in fondo. Ma non solo quello. Mi incuriosisce ogni cosa, di lei. È grintosa, spiritosa e ha senso dell'umorismo. Chi non lo sarebbe?

Mi guarda confusa. "Che cosa mi fa pensare che io voglia fidarmi di te?".

Mi sta mettendo alla prova ancora prima dell'inizio della sfida. Ma non é soltanto lei, quella che ama vincere. Eh no, bambina. Se credi di vincere facilmente, ti stai sbagliando. Forse l'unica cosa che mi lega a mio padre - fatta eccezione per quello che ci aspetta più tardi - é la capacità di ottenere quello che voglio. E io voglio vincere. E voglio lei.

"Per esempio, il fatto che sono nella tua stanza e non sei ancora stata stuprata. Se avessi voluto farlo, non credi che a quest'ora sarei già dentro di te?".

No, ma io dico, dove ho la testa? Non ce l'ho, probabilmente. Non dovevo parlare di rapporti sessuali con la più sexy delle ragazze. Ho un problema serio nei pantaloni. E sono un coglione!

La sua espressione sbigottita non lascia dubbi: anche lei pensa che io sia un coglione. Ottimo, direi.

"Va bene, d'accordo. Ci sto. Prometti di non stuprarmi, però. Ci tengo particolarmente a controllare chi entra dentro di me".

La ragazza è intelligente. Merda, mi sta prendendo palesemente per i fondelli. Che si sia accorta della mia erezione? Se così fosse, che figuraccia. A dir poco imbarazzante.

"Anche io non entro in chiunque, se ti interessa. Non sei sull'elenco. Ti senti meglio, ora?".

Non è sull'elenco? Ma se é la prima della lista desideri. Da quando l'ho vista la prima volta, sogno di farla mia. Altro che elenco. Lei é di un altro mondo. Bellezza senza paragoni.

"D'accordo, ragazzino. Andiamo? O ti é passata la voglia?" mi stuzzica. Basta giocare. Ora comincia la vera sfida.

"Ci sono. Andiamo".

Non credevo ci avrei mai portato qualcuno, in questo posto. Lo osservo da lontano, dal parcheggio dell'auto. È probabilmente l'unico luogo che considero casa mia. Il che é ridicolo, se penso che legalmente appartiene ad Isaac. E che me l'ha fatto conoscere lui. Eppure, non l'ho mai incontrato qui. E devo dire che ci vengo almeno due volte al mese. Tanto meglio. Non avrei saputo che dire, se si fosse trovato davanti una ragazzina. Non é esattamente il tipo di intrattenimento che interessa le donne.

Mentre camminiamo verso il cancello,  penso a quale sarà la reazione di Nora. Inutile dirlo, ho una voglia matta di scoprirlo. É il mio posto. La mia casa, la mia vita. Il mio sfogo. Questo sono io. E mi sto mettendo a nudo per lei. E, state bene a sentire, non fisicamente. Per me conta molto. Perché lo sto facendo? Sensazione, sesto senso. Chiamatelo come volete. È il mio posto speciale. E lei si merita qualcosa di speciale.

Nonostante il gesto venga dal profondo del mio cuore, non ho la certezza che possa essere compreso. Potrebbe spaventarsi e darsela a gambe. E la capirei, senza ombra di dubbio. Non é un luogo rassicurante. E non ti invita esattamente a sentirti a tuo agio. Ma la speranza che ne resti affascinata é altrettanto intensa.

Giro la chiave nella serratura del grande cancello di metallo. É arrugginito, sta cadendo a pezzi. Avrebbe bisogno di una mano di vernice nuova.

Camminiamo sul prato, allontanandoci dalla zona visibile dalla strada. Perfetto, ci siamo quasi. Benissimo, é il momento della verità. Dietro questa curva, al di là della capanna di legno, sarà impossibile nascondere dove ci troviamo.

Respiro profondamente. "Sei ancora in tempo per tornare indietro, bambina. A te la scelta".

Ridacchia. "Io non mi tiro indietro, ragazzino. Non ho paura. Allora, vuoi dirmi dove siamo?".

Ricambio il sorriso. "Guardalo tu stessa. É qua dietro".

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