Capelli castani scuri scompigliati, inconfondibili occhi blu, vispi e attenti, labbra sottili rivolte verso destra a voler coprire un sorrisino beffardo.
Era indubbiamente lui.
-Lou!- gridò Elle alzandosi di scatto dalla sedia e facendo, in men che non si dica, il giro del bancone.
Cercò di contenere le sue emozioni ma le sembrò impossibile, la sua felicità era indescrivibile e le lacrime iniziarono a marcarle il viso.
Abbracciò Louis, incredula di averlo lì con lei.
-Hey- ridacchiò lui ricambiando la stretta.
-Che ci fai qui?- chiese Elle
-Sorpresa!- spalancò le braccia il ragazzo con un caloroso sorriso.
-Sophia!- urlò poi.-Tommo!- i due ragazzi si batterono il cinque dai lati opposti del bancone.
-Hey! Tu!! Fuori dal bancone!- uno sbraito in lontananza fece girare i tre ragazzi, che videro un uomo arrivare.
-Ops mi sa che è il proprietario...via- sussurrò Louis all'orecchio di Elle prima di darsela a gambe verso l'uscita.
Elle lo seguì a ruota.
Scoppiarono entrambi in una fragorosa risata.
Avvistarono dopo poco un'amaca sulla quale si distesero.
-Come hai fatto a trovarmi?- chiese poi Elle.-Ti ricordo che tua madre mi adora- fece l'occhiolino.
Louis si distese sull'amaca a pancia in sù, lasciando un piede penzolante per dondolarsi.
Aveva il viso rivolto verso il cielo che quella sera era particolarmente illuminato da migliaia di stelle.
-L'ho fatto, Elle- ammise lui non distogliendo lo sguardo dal cielo.Elle capì al volo di cosa lui stesse parlando e sul suo viso si dipinse un'espressione di sorpresa, ma allo stesso tempo di felicità per Louis, sapeva che per lui, tenersi dentro una cosa del genere, era come un peso, e adesso glielo si leggeva in faccia che era molto più sereno.
-Come?- si limitò a chiedere.
-Due settimane dopo esser entrato nell'NBA, sai-
Sin da piccolo Louis veniva considerato un piccolo campione a basket, ci avrebbe scommesso che sarebbe arrivato a livelli alti, ma non avrebbe immaginato mai che sarebbe riuscito ad entrare all'NBA, ma questo la rese solo tanto orgogliosa di lui.
Passava le sue giornate nel suo giardino dove i suoi genitori fecero montare un canestro.
La maggior parte delle volte stava seduta con Soph sulla panchina sotto il grande ciliegio a guardarlo allenarsi e giocare, mentre mangiavano schifezze scroccate da casa dei Tomlinson.Ma ogni tanto, anche a lei piaceva mettersi in gioco, le aveva insegnato quel movimento del polso per fare canestro e delle volte ci era riuscita.
-Si, ricordo la prima volta che facesti canestro, ero incazzato nero perché non ti riusciva mai. - ridacchiò -Avevi costretto Lottie a riprenderti per tutto il pomeriggio per immortalare la tua prima schiacciata, quando ho visto quel pallone entrare nel canestro mi sono buttata a terra dalla gioia, non riuscivo più a sopportarti.- si girò verso di lui sorridendogli incitandolo a continuare.
-Dunque...- si schiarisce la voce -Due settimane dopo esser entrato all'NBA, i miei genitori mi vennero a trovare lì a New York. Semplicemente decisi di dir loro tutto perché avevano il diritto di sapere e poi perché essendomi trasferito a New York non volevo più avere segreti e volevo cominciare una nuova vita, proprio come ho fatto. Quella stessa sera a cena, dissi loro tutto. Ammetto che sono stato sorpreso dalla loro reazione: mamma mi ha sorriso e mi ha abbracciato, e papà si è limitato a fare un cenno, sapevo che per lui sarebbe stato un po' più difficile, non mi aspettavo che filasse tutto liscio. Ma anche lui adesso ha imparato ad accettare questa situazione, e beh, lui stesso mi ha detto che "sei mio figlio, ti voglio bene indipendentemente da tutto". Credimi Elle, è così bello avere un rapporto limpido e trasparente con loro, niente più bugie, non devo più nascondermi-
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Summer Love||CTH;,LRH
Teen Fiction**N.B.: NON È UNA STORIA CAKE** -Ognuno di noi ha dei limiti, tu me li abbatti tutti-