Capitolo 29

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-Emily-

Il vento gelido di dicembre mi costringeva a rimanere chiusa in casa.
Ero ferma d'avanti alla finestra a fissare qualcosa di indefinito, forse la neve che cadeva.

Avevo tagliato i lunghi capelli neri in un carré biondo, volevo cambiare. Acquistai nuovi abiti e molti trucchi, non volevo più essere la Emily di prima.
Accesi una sigaretta e la portai alle labbra. Il sapore amaro della nicotina mi faceva tranquillizzare.

"Emily"

"Dimmi john" ero fredda con lui, lo odiavo.

"Non dovresti fumare, per il bene di Amanda."

"Senti, tu non mi dici cosa devo o cosa non devo fare ok?" dissi prima di aprire la porta e uscire da quella maledetta casa.

Non lo sopportavo più, il prima possibile sarei andata a fare il biglietto ferroviario per la mia città.

Il mio non era di certo un'abbigliamento adatto ad affrontare quei pochi gradi che c'erano. Mi strinsi le braccia al petto per fare più calore ma non serviva a nulla.
L'ospedale distava circa quaranta minuti a piedi, dovevo armarmi di coraggio.

"Ehi biondina, dove vai tutta sola?"
Un ragazzo sui 25 anni aveva accostato la macchina verso il marciapiede.

"I cazzi tuoi?" dissi sdegnatamente.
Era un bel ragazzo,non avrebbe avuto bisogno di importunare proprio me.

"Scontrosa, adoro le tipe come te" aggiunge leccandosi il labbro inferiore.

Accellerai il passo, non nego che ero molto spaventata.

Cammina Emily, cammina. Continuavo a ripetermi questa frase nella mente, non mi ero mai trovata in quella situazione.

Poco dopo inbucai una stradina molto stretta,  accedere con la macchina era praticamente impossibile.

Raggiunsi l'ospedale in fretta e subito andai dalla mia bambina.

Amanda era l'unica ragione per cui ero ancora in vita. Tutte le altre persone importanti per me, avevano deciso di sparire dalla mia vita lasciandomi sola.

Sola, che brutta parola. Spesso ci si sente soli persino nella metro, dove ci sono centinaia di persone, ci si sente così soltanto perché non c'è l'amica pronta a farti compagnia o comunque qualcuno con cui chiacchierare ma la vera solitudine non è quella.
Essere soli significa alzarsi la mattina e vivere l'intera giornata senza qualcuno al tuo fianco. A volte basterebbe anche un messaggio per farci sentire un po' meno tristi perché si, la solitudine provoca tristezza.

E io, Emily Fihn, non ero altro che sola, sola con mia figlia.

-Heartbeat-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora