Capitolo 9

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Passarono una decina di giorni e il malessere continuava, questo bambino aveva deciso di farmi stare proprio male; da una settimana avevo l'appuntamento fisso con la tavoletta del water tutte le mattine alle 6 circa. La nausea era molto forte proprio come il disgusto per alcuni cibi. Mi faceva addirittura schifo l'odore del thè che prima adoravo!

John non si era fatto sentire mentre Ilary era sempre al mio fianco. Avevo deciso che oggi sarebbe stato il giorno per dare la notizia ai miei genitori ma l'avrei fatto solo con lei al mio fianco.
Proprio per questo alle 8 del mattino me la ritrovavo già in giro per casa a sgranocchiare quello che trovava in dispenza.

"Emy scendi! È pronta la colazione!" Mia mamma urlava dal piano di sotto e la sua voce si sentiva ovunque, chiara e forte.

Dopo aver sceso le scale e essermi seduta tra la mamma ed Ilary guardai cosa c'era nel mio piatto e per poco non vomitai li dentro. Tutto mi faceva venire il disgusto, anche il bombolone che prima avrei sbranato, mia madre se ne era accorta.

"Emy, tesoro, cos'hai? Mia madre aveva sempre un tono molto dolce ma quando si arrabbiava era la fine...

"Mamma, papà, devo dirvi una cosa importante. " le mani mi tremavano forte e quasi non riuscivo a parlare, le parole mi si erano bloccate in fondo alla gola e non avevano intenzione di uscire. Presi coraggio, feci un bel respiro e iniziai a parlare.

"Due mesi fa, al concerto a San Francisco, ho conosciuto un ragazzo." Mi bloccai, non riuscivo più a parlare, era straziante.
"Con questo ragazzo ho iniziato a frequentarmi per 2 settimane, una sera siamo andati ad una festa, io ho esagerato con l'alcol e... mamma, papà, perdonatemi... sono incinta. "

Mia madre era schoccata, la sua unica figlia, era un disonore per lei.
Mio padre era arrabbiato, deluso... si alzò dalla sua sedia e prima di andare via disse:
"Emily, prendi le tue cose e vai da questo ragazzo. In casa mia non ti voglio".

Le lacrime mi iniziarono a scendere veloci lungo le guance. Dove sarei andata? John non rispondeva neanche al telefono e tra due settimane sarebbe anche iniziata la scuola...

"Papà, ti prego dammi altre 2 settimane, quando inizierà la scuola andrò a vivere li nel convitto, per favore..." la voce era spezzata dal pianto e questo non faceva bene ne a me ne al bambino.

"Due settimane, dopo di che ti butto fuori." Detto questo andò via.

-Heartbeat-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora