Capitolo ventesimo *Blaire*

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Quando mi svegliai, la testa mi pareva pesantissima e l'aria rarefatta, come se mi trovassi su una nuvola.

Avevo bocca e gola secca e mi sentivo intontita.

Mi alzai dal letto e guardai l'ora che indicava la mia sveglia: erano le cinque e un quarto di pomeriggio.

Mi trascinai in soggiorno, dove Selina era distesa sul divano a guardare la TV.

"Hey! Ti sei svegliata!" esclamò la mia migliore amica con un sorriso, appena mi vide.

Istintivamente mi portai una mano alle tempie che non smettevano di pulsarmi in modo fastidioso.

"Che è successo?" le chiesi, andando a sedermi vicino a lei.

Selina afferrò il telecomando e spense la televisione.

"Sei svenuta a lezione di ginnastica, Blaire. Boyd ti ha portato in infermeria dove ti hanno dato delle gocce per dormire e poi è venuto qui con te" mi spiegò lei.

"Lui è restato qui?" le chiesi ancora, con il cuore a mille.

"Si, non si è staccato un attimo dal tuo letto, se proprio vuoi saperlo"

"E perché... perché non è qui ora?"

Feci tutto il più buono sforzo di volontà per non chiederglielo, ma fu più forte di me.

Vidi Selina esitare, come se non sapesse cosa rispondermi.

"Aveva da fare. Forza, ora ti preparo qualcosa da mangiare che stai diventando un ossicino" disse poi, alzandosi e battendo le mani come per invitarmi a fare lo stesso.

In quel momento, mi accorsi che in effetti avevo una gran fame, quindi la seguii senza fiatare in cucina e mi sedetti su uno sgabello.

"Ti vanno uova e bacon?" mi chiese, prendendo in mano una padella e aprendo il frigo.

"Sel, non mi devi servire. Non sono una malata, posso arrangiarmi da sola..." provai a dire, ma lei venne a piazzarsi davanti a me, senza l'ombra di un sorriso.

"Sono preoccupata per te, Blaire. Mangi poco o niente, passi la notte a piangere, svieni in classe..."

Vedendo i suoi occhi pieni d'ansia e preoccupazione, misi una mano sopra alla sua e sorrisi.

"Sto bene. Sono solo un po' stressata per gli esami, ma sto bene" tentai di rassicurarla.

"So che non sono gli esami a renderti così, amica mia. Quand'è che lo ammetterai anche a te stessa?" mormorò, girandosi e iniziando a cucinare.

Evitai di risponderle, perché il viso di Boyd si era affacciato nuovamente nei miei pensieri, facendomi sentire di nuovo uno schifo.

Avrei voluto svegliarmi avendolo accanto, quella era la verità.

Ed ero una stupida per quella ragione, perché anche se mi mancava moltissimo, sapevo che dovevamo stare lontani.

Sentii il bacon sfrigolare nella padella e un delizioso profumo di carne croccante si disperse nella cucina.

D'improvviso sentii uno sconvolgimento allo stomaco, tutto ciò che avevo ancora nello stomaco mi risalii in gola e corsi in bagno, gettandomi sul gabinetto a vomitare.

Sentii Selina corrermi dietro e in un attimo mi fu accanto, ad accarezzarmi la schiena e a tenermi i capelli indietro.

Appena ebbi finito, mi sciacquai il viso con dell'acqua e scivolai con la schiena contro il muro, esausta e con il respiro mozzo.

Lo sguardo di Selina era talmente insistente, che ad un certo punto non riuscii più a sostenerlo e sbottai:

"Che c'è? Sarà solo una banale influenza, va bene?"

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