Dannazione. Diavolo. Cazzo. Merda.
Nessuna imprecazione avrebbe potuto essere all'altezza del momento che stavo vivendo.
Stavo in piedi e camminavo.
Dopo i due mesi di degenza più lunghi della mia vita, ero in grado di reggermi in piedi senza stampelle o altri aiuti a cui sorreggermi.
Ce l'avevo fatta.
I dottori dicevano che il recupero così celere che avevo ottenuto era un mezzo miracolo, dovuto anche allo stile di vita attivo che conducevo prima dell'incidente e al mio corpo allenato e abituato a spingersi al limite.
Io ero certo che una buona parte del "miracolo" l'avesse svolta la mia forza di volontà.
Il non poterne più delle mura soffocanti dell'ospedale, della totale mancanza di libertà che derivava dal non essere nemmeno in grado di deambulare senza sedia a rotelle.
Finalmente ero di nuovo in grado di sentire i muscoli delle mie gambe, come si tendevano ad ogni passo e come mi dolevano leggermente ogni volta che li mettevo alla prova.
Era una cosa banale, ma per me era meraviglioso poter riprendere il completo possesso del mio corpo.
"Cazzo, amico! Ce l'hai fatta! Ce l'hai fatta!" esultó Brian, l'infermiere che mi aveva assistito durante tutta la riabilitazione e con cui ormai avevo stretto un'amicizia.
Ci abbracciammo e lui mi diede delle vigorose pacche sulla schiena.
"Non puoi immaginare la mia felicità, Bri. Grazie di tutto, davvero" gli dissi sinceramente.
Sapevo che assistermi era il suo lavoro, ma lui aveva fatto molto più di quello: mi aveva sostenuto, insultato ogni volta che mi arrendevo ed esultato con me ad ogni miglioramento.
Era stato come un fratello nel momento peggiore della mia vita e, finché avrei vissuto, non me lo sarei dimenticato.
"Non ci posso ancora credere! Blaire sarà entusiasta!" esclamò ed io risi alzando gli occhi al cielo.
"Com'è che pensi sempre a Blaire tu? Fratello,
ti voglio bene, ma lei è mia e dovrai girare alla larga se non vuoi che queste gambe di nuovo
funzionanti servano a fartelo capire in altri
modi"Brian gettò la testa all'indietro e rise di gusto, scuotendo la testa.
"Cazzo, no. Non sia mai"
Nemmeno io non vedevo l'ora di comunicare la notizia a Blaire, ma il mio animo da cavernicolo emergeva all'improvviso quando si trattava di lei.
"Vedo che hai capito. Non me la lascerò portare via facilmente. Onestamente non so dove sarei senza di lei, ora..." ammisi.
"Se posso essere sincero quando sei arrivato in questo reparto credevo saresti stato il tipico ragazzo che si diverte a sedurre le infermiere, ma cazzo, fratello! Erano le infermiere che facevano di tutto per sedurre te... Eppure tu non le hai mai degnate di uno sguardo. Fossi stato io al tuo posto..." disse il mio amico, sghignazzando.
"Un anno fa sarei stato esattamente quel tipo di ragazzo, Bri. Senza ombra di dubbio. Eppure non potrei mai tornare ad esserlo neanche volendo: da quando la conosco non riesco a trovare nessuna che sia pari a lei. Vedo solo lei"
"Porca troia, ecco cosa non va nella mia vita: mi serve una Blaire. Ora che ci penso andrebbe più che bene se tu mi trovassi direttamente un suo clone"
Gli lanciai il pallone che avevo in mano e lui scoppiò a ridere.
Merda, Blaire faceva quell'effetto a tutti, era inevitabile.
D'altronde non mi sembrava nemmeno giusto prendermela, perché se non fosse stata mia, probabilmente avrei fatto parte anche io della pletora di idioti che le sbavava dietro.
Chiacchierammo ancora un po' del più e del meno, poi lui mi propose un po' di fisioterapia extra ed io accettai subito.
Non vedevo l'ora di uscire finalmente da quell'ospedale e di riprendere definitivamente in mano la mia vita.
*
Quando sentii bussare alla porta con due lievi battiti e guardai l'orologio affisso alla parete non ebbi dubbi.
Era lei.
Come sempre, dopo le lezioni all'accademia era venuta a trovarmi, ma quel giorno avrebbe trovato una sorpresa diversa dalle altre volte.
Ero stufo di farle vedere il suo ragazzo sempre seduto o disteso da qualche parte: volevo tornare ad essere il Boyd che la portava in braccio e la abbracciava, quello che la baciava appassionatamente e ballava con lei.
Con un sorriso andai a sedermi sulla mia solita sedia a rotelle e dissi:
"Avanti"
La porta si aprì e Blaire fece capolino, bella come al solito.
Aveva un vestitino primaverile a fiori e le converse bianche, i lunghi capelli biondi erano sciolti e tenuti indietro da un cerchietto color latte.
Lei mi sorrise ed io pensai che, anche se avessi perso la memoria mille volte, mi sarei sempre innamorato di lei.
"Ciao" disse allegramente, appoggiando un sacchetto di cibo take away giapponese sul tavolino di plastica.
Non le risposi e, incapace di aspettare anche un solo minuto di più, mi alzai in piedi, lasciandola senza fiato.
Le scappò un gridolino soffocato e si tappò la bocca con le mani, sgranando gli occhi verdi pieni di lacrime.
"Che ne pensi?" le chiesi, avvicinandomi a lei con un sorriso enorme.
Le lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance ed io la raggiunsi, abbracciandola stretta.
Si aggrappò a me e mi strinse forte, seppellendo il viso nel mio collo e continuando a singhiozzare.
"Non... non ci posso credere, io... Oddio, ho sperato, ho pregato che questo giorno venisse, tu... Ti amo cosí tanto, Boyd Newmann" disse tra le lacrime.
L'emozione che stavo provando in quel momento era indescrivibile, potente, si irradiava in ogni singola cellula del mio corpo.
Parlare era sopravvalutato in quella situazione, ma c'era una cosa, una cosa soltanto, che mi premeva chiederle sopra ogni altra:
"Sposami"
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MAYBE YOU #2
Fiksi Remaja𝑇𝐻𝐸 "𝑌𝑂𝑈" 𝑆𝐸𝑅𝐼𝐸𝑆 #2 L'amore di Blaire e Boyd è più forte che mai, anche dopo la tragedia che si è abbattuta su di loro. Ma riuscirà a sopravvivere davanti ad altri segreti e ad un passato oscuro che torna a bussare alla porta? "Perché...