Capitolo ventitreesimo *Boyd*

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La stanza della signora Cannon era grande e luminosa, anche se immensamente impersonale.

Il mio sguardo spaziò dal grande letto, ad un tavolino con sopra un vaso di fiori, ad un enorme armadio marrone ed infine si fermò alla poltrona di pelle scura sopra la quale era seduta la madre di Blaire.

"Mamma!" esclamò Blaire felice, staccandosi da me e dirigendosi verso la madre.

"Indovina chi ti ho portato!"

Alzò lo sguardo verso di me ed io la raggiunsi, piegandomi sulle ginocchia per essere all'altezza della donna che continuava a tenere lo sguardo fisso nel vuoto.

Guardandola da più vicino, mi riuscii facile capire da chi Blaire aveva ereditato i geni della bellezza:

Crystal Cannon era una donna minuta, con i capelli che le arrivavano poco sopra le spalle dello stesso biondo chiarissimo della figlia, anche se leggermente striati d'argento.

Gli occhi erano di un celeste intenso, quasi trasparente ed immaginai che tutti i tratti del suo volto dovessero una volta averla resa una donna bellissima, ora segnata dalle durezze della vita.

"Buongiorno signora Cannon! È un vero piacere per me conoscerla" le dissi sorridendo.

Forse Blaire ci era abituata, ma non riuscivo a capacitarmi del fatto che la signora Cannon sembrasse morta dentro.

Era come se tutto ciò che la circondava fosse superfluo, nulla attirava in particolare la sua attenzione e gli occhi chiari restavano immobili senza guardare nulla.

"Mamma, lui è il mio ragazzo, Boyd, quello di cui ti ho tanto parlato. Sei contenta?" aggiunse ancora Blaire, stringendole la mano.

Lei non la degnò di attenzione, la sua mano restò rigida in quella di Blaire e continuò a fissare fuori dalla finestra.

Capii dallo sguardo di Blaire quanto il comportamento della madre la ferisse, perciò tentai di rimediare:

"Signora Cannon, ci tenevo a dirle che ha fatto un ottimo lavoro con Blaire. È la donna più forte, bella e coraggiosa che io abbia mai conosciuto e sono sicuro che tutto ciò sia anche merito suo. Sono follemente innamorato di lei ed è la donna della mia vita, quindi volevo ringraziarla per la felicità che lei, inconsapevolmente, mi ha dato" dissi.

Blaire si girò verso di me con le lacrime agli occhi e strinse la mia mano con forza, portandosela alla bocca per baciarla.

Finalmente la signora Cannon si girò verso di noi e, molto lentamente, mi guardò per una manciata di secondi.

Quel gesto sembrò sconvolgere Blaire, che con un sobbalzo esclamò:

"Si, mamma! Lo sapevo! Sapevo che ci sentivi! È lui, lo vedi? Certo che lo vedi. Oddio, mamma, dí qualcosa!"

Ci fu un lungo silenzio, Crystal socchiuse le labbra più volte, come se fosse in procinto di dire qualcosa, ma poi le richiuse in una linea dura e si voltò di nuovo verso la finestra, spezzando quel fugace momento.

Vidi tutta la speranza che si era accumulata sul viso di Blaire rotolare via come pioggia e per poco non scoppiò a piangere.

Afferrò la madre per le spalle e la implorò:

"No, no, no! Mamma, guardami. Tu puoi farcela, so che puoi! Non richiuderti nel tuo guscio! So che soffri, so che ti mancano papà e David ma io sono qui. Io sono qui! Devi tornare per me!" urlò con le lacrime agli occhi.

Due infermieri corsero subito dentro la stanza e non appena ebbero visto la scena, ci fecero segno di uscire.

"La visita per oggi è conclusa, signorina. Sua madre non può stancarsi troppo, lei è..." cominciò uno dei due.

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