Il bacio

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Entrare in casa dopo un lungo pomeriggio fuori porta, era la cosa che più mi rilassava. Casa Salvatore, che da qualche anno era diventata anche casa mia, era l'unico luogo in cui non dovessi essere ciò che volevano gli altri, ma potevo essere me stessa. Potevo essere la Cacciatrice, colei che non vestiva stretta in bustini e gonne pompose e articolate, ma che usava abiti vecchi dello zio per allenarsi con i coltelli.

La prima cosa che feci appena messo piede in casa, fu proprio quella di andare in camera mia per far crollare tutti quegli appalchi artificiosi,  che seppur belli, erano pesanti. Lasciai sciolti i capelli neri, che mi raggiungevano il punto vita, e indossai una semplice veste da casa, di quelle che sarebbero risultate inopportune secondo mia madre, perché lasciavano il corpo troppo libero.

Uscii dalla camera con tutto l'intento di rifugiarmi nel santuario della mia mente, lo studio del mio defunto zio, nonché biblioteca della casa. Stavo attraversando il corridoio, quando un tormentato Maximilian per poco non mi investì uscendo dalla sua camera.

<Dovresti guardare dove vai Max.>
<Scusate se siete così goffa da non ruscire nemmeno ad evitarmi.>

Mi sqaudrò per qualche istante da capo a piedi, facendo una piccola smorfia con la bocca. <Ma come ti sei vestita? Hai intenzione di andare a dormire alle quattro del pomeriggio?>
<In casa mia faccio ciò che più mi aggrada. Potrei anche girare con la vestaglia da notte e non ti dovrebbe interessare. >

Lui alzò le mani in segno di resa e fece per andarsene, ma una volta arrivato di fronte alle scale che davano al piano inferiore, si girò di nuovo verso di me. <Quasi mi dimenticavo, stasera verrò con te a caccia. Scommetto che da quando sono assente io, non hai fatto un gran che la fuori. >

Detto ciò se ne andò, come al suo solito, senza darmi la possibilità di rispondergli adeguatamente.

La sera arrivò presto e io, come al solito, mi diressi verso l'uscita sul retro della casa, dove mi avrebbe atteso il mio cocchiere.
Fuori mi attendeva un impaziente vampiro, con le braccia incrociate, appoggiato alla carrozza.

<La principessa ha deciso di degnarci con la sua presenza. Muoviti che il sole è calato già da troppo tempo per i miei gusti.>
<Senti Lord Ruthven, se la finissi di fare lo scontroso potremmo anche partire, ma il tuo ego blocca la strada.>

Prima che lui potesse rispondere venne interrotto dalla risata di Brian.
<Devo ammettere che mi erano mancati i vostri bisticci. Ora salite entrambi che abbiamo del lavoro da fare.>

In poco tempo venimmo scaricati al centro della città, dove per ragioni puramente pratiche decidemmo di dividerci,  in modo tale da coprire un area maggiore in meno tempo. Iniziai a perlustrare la mia zona, ma arrivati alla seconda strada, percepii la presenza di uno di loro.
Non feci in tempo a fare un altro passo che sentii dei pesanti scarponi sul terreno dietro di me, accompagnati una voce bassa e ammaliante. <Chi abbiamo qua? Una giovane che vaga tutta sola per le strade buie e pericolose di Londra. Avete per caso bisogno di aiuto?>

Mi girai verso la voce e mi ritrovai di fronte un vampiro alto, con occhi rosati, il che voleva dire che aveva già mietuto almeno una vittima da poco. La sua pelle non era bianca candida, tipica dei vampiri più giovani, ma tendeva ad un rosa chiaro, segno inconfutabile che aveva sicuramente cento anni. <No grazie messer per la vostra preoccupazione. Sto aspettando una persona.>

Dissi schivamente sperando di sembrare convincente e soprattutto inoffensova. Lui sorrise quasi divertito, pregustando già il sapore del mio sangue.
< Oh, io credo l'abbiate già trovata...>

Con uno scatto mi prese per il braccio, cercando di portarmi a se, ma non ci mise molta forza, così che con uno strattone io riuscii a liberarmi facilmente, tirandolgi subito un pugno sul naso. <Puttana!>

Di sorpresa mi buttò a terra e tentò di lanciarsi su di me, ma io rotolai di lato e lo schivai. Liberai, con un movimento fluido, il paletto agganciato alla caviglia, mettendomi poi in posizione di attacco, mentre il centenario si avventò su di me un altra volta. Non riuscii a spostarmi del tutto dalla sua mira e in qualche modo riuscì, con le unghie, a portarmi via la manica del vestito, graffiando profondamente la pelle sottostante.

Persi l'equilibrio e ruzzolai a terra, dando al vampiro il vantaggio di potermi inchiodare al terreno. Con una mano mi bloccò la testa e portò le sue fauci sul mio collo. Era talmente concentrato sul volere il mio sangue che nemmeno si rese conto che avevo spostato il braccio e gli avevo piantato nel petto il paletto di legno prima che lui potesse anche solo assaggiare una goccia del mio sangue.
Rimasi stesa a terra, senza fiato, anche dopo che il non morto era bruciato.

<Rosalinne!> Maximilian si precipitò su di me e mi aiutò ad alzarmi. Vide i due piccoli fori sul collo e lo stato del mio braccio e subito si irrigidì.
<Max...> I suoi occhi si venarono di rosso, soffocando per un attimo il loro colore naturale. Nell'istante successivo nel qual lo avevo chiamato, le iridi tornarono azzurro-violacee.

<Ti devo riportare a casa subito.>
Mi prese in braccio, anche se riuscivo a camminare benissimo, per portarmi alla carrozza che ci attendeva nel punto in cui eravamo scesi solo un ora prima. Appena entrati mi strappò anche l'altra manica e la ridusse a strisce. Prese il tubetto di acqua santa che tenevo sempre in tasca e mi guardò per un istante.

<Posso?> Io annuii e lui, senza toccare il liquido, ne versò qualche goccia sulle ferite alla gola e alcune sul braccio per poi fasciarlo. Per colpa dell'acqua santa, le ferire mi  bruciavano da morire, ma non dissi nulla, sapendo che lui stava lottando contro qualcosa di più forte. Lo guardai negli occhi e notai qualcosa che oscurava la sete di sangue; un sentimento che leggevo  per la prima volta in quello sguardo sempre così spento.

Maximilian mi piaceva, ed era inutile mentire a riguardo a me stessa, ma nonostante le parole della mia migliore amica, mai una volta mi era passato per la testa che fosse una cosa ricambiata.
In uno strano momento di coraggio avvicinai il mio volto al suo e quando le nostre labbra erano sul punto di sfiorare gli sussurrai un unica parola.
<Posso?>

Non mi rispose, mi baciò e basta. Un bacio lungo e passionale che lasciava poco spazio alla castità. Avevo baciato solo tre ragazzi nella mia vita, ma quello non era nemmeno paragonabile alle storie che Summer mi raccontava. Mi schiacciò contro il sedile e prese a toccarmi i capelli, il volto, il collo e i fianchi.
Smise di baciarmi solo quando arrivammo a casa nostra. Si allontanò di colpo da me, senza guardarmi, e uscì dall'abitacolo senza dire nulla, scappando per l'ennesima volta. 

Buongiorno
È da un pò che non aggiorno, ma non è proprio una novità.
Ho in mente un sacco di idee per il 2017, l'unico problema è mettersi in accordo con se stessa per capire quale fare prima e quale dopo.

In ogni caso, questo capitolo è uno dei miei preferiti di tutti e due i libri. Si è accesa una miccia, ma non si sa dove porterà. Rose e Max faranno semplicemente finta di nulla, oppure asseconderanno certi istinti?
Io lo so, ma voi dovete rimanere a leggere per scoprirlo.

Ora vi lascio e vado a iniziare il nuovo capitolo di Fight. Ciao ciao

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La Cacciatrice: gioco fra vampiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora