Sono un mostro

378 34 20
                                    

Ci sono quei giorni in cui siete attanagliati da una cattiva sensazione. Essa è quella cosa che ti fa capire che gli attimi di tranquillità e felicità non sono eterni, perché verrà sempre qualcosa a stravolgere la tua vita.
Nella mia vita l'avevo provata fin troppe volte, consapevole che avrei dovuto mettere sempre al primo posto il lavoro e poi gli affetti. Per una volta avevo fatto il contrario e ora mi ritrovavo in un baratro con la consapevolezza che niente sarebbe andato come io mi immaginavo.

Tutto era partito dalla minaccia fattami direttamente dal Consiglio dei Cacciatori. Si erano scomodati, da Roma, a venire a Londra per mettermi in guardia e non erano di certo da sottovalutare. La brutta sensazione era continuata quando, fra i regali,  un dono spiccava fra tutto, uno potenzialmente molto pericoloso.

Ormai erano passate due settimane dal matrimonio e ne io, ne lo sposo, avevamo avuto occasione di uscire da quella casa, sia per diletto, che per organizzare la luna di miele. Io e Max non riuscivamo mai a metterci in accordo sulla destinazione e le cose da fare, finivamo per litigare, tenerci il muso per un pò e poi fare la pace a modo nostro. Che più che altro comportava fioretti, stoccate, mosse di arti marziali e infine baci.
La Caccia era ferma, sembrava che dalla sera dell'incendio al Bloody Bar, i vampiri si fossero dileguati nel nulla, il che permetteva a noi di vivere le nostre vite facendo finta di essere persone comuni.

Quella mattina mi ero appena svegliata nel mio letto, immersa nella pace esteriore e nel caos interiore. Mi alzai a sedere con le gambe nude a penzoloni fuori dal materasso e i capelli in disordine sul viso. Fissai un punto nella stanza, così intensamente che quasi temetti di farlo sparire nel nulla. Il famoso pacco bianco, ancora completamente chiuso, giaceva dormiente sopra la mia toiletta. Ogni mattina mi svegliavo, lo fissavo per un pò e poi tornavo sotto le coperte, forse sperando che facendo così, avrei scoperto il suo contenuto senza doverlo aprire. C'erano due dannate voci nella mia testa, contrastanti, che litigano fra farmela aprire e lasciarla dov'era. L'avevo fatta portare io nella mia camera, per controllarla, eppure la vicinanza con quell'oggetto mi stava facendo ammattire.

Rimasi a fissarla per più tempo di quanto non mi fossi accorta, venendo distratta solo dalla voce impastata dal sonno di Maximilian. <Se la continui a guardare così ogni mattina finirai per consumarla.> Fra i due, lui sembrava sempre quello più tranquillo a riguardo. Per lui avremmo semplicemente dovuto ignorarla, o ancora meglio, bruciarla sul camino.

<Io continuo a non capire perché si sia premurato di farcela arrivare. Come faceva a sapere del matrimonio? È stato organizzato tutto in fretta e in silenzio. Non riesco proprio a capire le sue mosse così avventate e apparentemente stupide. I vampiri dovrebbero limitarsi a bere, farsi beccare, essere impalettati e bruciare.> <Bhe, grazie per la considerazione.> Borbottò lui, alzandosi dal letto per recuperare i suoi vestiti. Io mi girai verso di lui alzando gli occhi al cielo. <Sai quello che intendo. Comunque forse dovremmo aprirla.> <O forse dovremmo ignorarla. Magari non c'è nulla dentro ed è solo un modo per farci innervosire.> <Magari invece c'è qualcosa dentro.>

Lui sbuffò, stufo delle nostre continue discussioni senza capo ne coda a riguardo, così prese la scatola e la lancio al mio fianco sul letto, con ben poca grazia. <Allora apriamo questa dannatissima scatola e vediamo cosa c'è dentro, così potremmo andare avanti e tu finirai di stressarmi.>

Sì sedette dall'altra parte del letto, osservandomi mentre con cura staccavo i lembi del fianco e li tiravo per farlo sciogliere. Il nastro rosso si adagiò fra le lenzuola bianche in modo scomposto. Le mani mi tremarono leggermente mentre sollevavo il coperchio. Al suo interno, come prima cosa, notai un cartoncino bianco con scritte poche parole con dell'inchiostro, come si fa di solito nei bigliettini di augurio.
<"Che il mio dono possa aiutare la coppia nella buona e nella cattiva sorte fino alla non morte".>
Lessi ad alta voce quelle parole così confuse e quasi poetiche, rimanendo ancora più spaesata.

Tolsi la carta che avvolgeva il dono, scoprendo al suo interno una rosa color del sangue con il gambo nero come l'oscurità, fresca come appena raccolta, e non appassita come sarebbe dovuta essere dopo due settimane di reclusione. Era avvolta da quella bellezza quasi pericolosa che tanto mi attirava, così la presi in mano, facendo attenzione alle spine. Una di esse, comunque mi graffiò il palmo della mano, facendone uscire qualche goccia. Lasciai cadere la rosa sul pavimento, alzandomi in piedi e facendo un passo indietro per allontanarmi. La testa iniziò a girarmi, trasformando la stanza in un turbinio incessante. Probabilmente sarei caduta se due forti braccia non mi avessero afferrato prontamente. Quello che accadde dopo non lo ricordavo più.

--------------------------

Qualcosa mi svegliò. Un suono strano, ma forte e pulsante nelle mie orecchie. Era regolare e in qualche modo mi attirava. Sembrava il battito di un cuore, ma era impossibile che lo potessi sentire. Aprii gli occhi sentendomi in qualche modo strana. Cambiata. Era buio, ma io riuscivo a vedere gli oggetti della mia stanza chiari e precisi. Vidi una persona, rannicchiata sulla mia poltrona che dormiva e iniziai ad osservare i suoi lineamenti, fino a che uno strano calore arrivò dal mio ventre. Il calore divenne sempre più forte, fastidioso e doloroso. Aprii la vestaglia toccando la croce bollente al mio ombelico, togliendola di scatto, mentre un grugnito di dolore arrivava dalla mia gola. La lanciai lontano da me, mentre il panico iniziò a pervadermi. Iniziai a singhiizzare violentamente,  urlando. Non poteva essere. Non potevo essere una di loro!

<Rose calmati!> Maximilian cercò di abbracciarmi,  ma io con un unica spinta, lo buttai a terra, stupendo non solo lui. Ero sempre stata forte, ma non così tanto, e la cosa mi spaventò non poco.
<Rose, devi calmarti, non puoi permetterti che il male prenda il possesso delle tue azioni.> <Taci!  Sono un mostro! Sono diventata una di loro!>
<Non sei ancora un vampiro, sei ancora per metà umana. Riusciremo a risolvere questa cosa.>

Max provò a rialzarsi e a toccarmi di nuovo, ma io mi allontanai di scatto finendo dall'altro lato del letto, lontano da lui. <Lasciami sola.> Sussurrai sull'orlo della disperazione. Lui abbassò lo sguardo, addolorato, forse per la mia reazione, forse per quello che mi stava accadendo, ma non disse nulla. Semplicemente se ne andò e io venni inghiottita da quel vortice di oscurità e disperazione che non riuscivo a sovrastare.

Buongiorno
Come promesso, un capitolo triste ed angosciante dopo tanta felicità. Max se ne va via come un cucciolo bastonato e Rose lascia che il male la pervada. Cosa accadrà? Forse la Cacciatrice deciderà di farla finita da se, oppure qualcuno deciderà per lei?

Bambini ricordate, mai aprire pacchi ricevuti da sconosciuti psicopatici vampiri.

Direi che io mi posso eclissare. Buona pasqua in ritardo.
Ah ben presto arriveranno nuove storie alla quale sto lavorando, quindi seguitemi anche sui miei altri social. Kiss

Facebook page : the soul in a story Twitter : Milena Orton
Snapchat : martinaciutto
Spotify : Martina Ciutto 

La Cacciatrice: gioco fra vampiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora