Ci sono alcune cose che nella tua vita, per quanto ti sforzi, non riuscirai mai a sopportare. Queste cose, o situazioni, sono per ogni singolo essere vivente, diverse, forse anche strane per chi le guarda da fuori. <Era solo uno stupidissimo gatto. Te ne compreremo un altro.> Dice un genitore alla propria figlia piagnucolante dopo che il suo amato mister Fluffy se n'e andato di casa la sera prima e non è più tornato. <Era solo una collana.> Dice una ragazzina ad un altra, dopo che per sbaglio le ha rotto il ciondolo che portava al collo, non sapendo che proprio esso era l'ultimo ricordo di un suo caro, o un regalo prezioso. <Era solo una ragazzina fra tante altre della sua età, non capisco perché Rosalinne se la sia presa tanto per la sua scomparsa, eppure non ha versato una singola lacrima lo scorso inverno per quel suo coetaneo... come si chiamava? ... ah si , William Landon. Tenere il muso le farà venire le rughe nel giro di pochi anni.> Era quello che avevo sentito bisbigliare a mia madre, mentre parlava con le sue tre amiche del cuore, attendendo che io fossi pronta per presenziare al funerale di Summer.
Come si poteva essere pronti per un evento del genere, io mai lo avrei capito, ma bisognava almeno fingere sia compostezza degna del mio rango, che dolore, anche se il mio era tutto tranne che finto. Avvolta nel mio abito nero, entrai nella carrozza in silenzio, seguita da Maximilian e mia zia, mentre le quattro dame spettegolavano in quello subito dietro alla nostra. Erano passati due giorni da quando l'avevo vista morire fra le mie braccia e non sapevo se fossero bastati a non crollare di fronte alla sua bara vuota. Il mattino dopo, il mantello di una ragazza era stato trovato nel fiume e subito riconosciuta come appartenente a Summer Nolan. Max aveva fatto in modo di creare farle tracce, manipolando la mente delle perone giuste, permettendo così alla mia amica di avere un degno funerale. "Era scivolata per colpa del abito ingombrante, finendo per annegare nel fiume, non sapendo nuotare. Nessuno era riuscito a soccorrerla in tempo. Il corpo era stato disperso sul letto del fiume. " Era la versione ufficiale uscita sul giornale, ma molte male lingue avevano insinuato che si fosse suicidata per colpa di un matrimonio non troppo felice, o per una possibile bancarotta della sua famiglia.
Mia zia Wendy restò al mio fianco per tutta la cerimonia, con il suo braccio attorno le mie spalle, come gesto di conforto forse, o magari per reggersi lei stesse. Non avevo detto ancora una parola a nessuno, ne rivolto a qualcuno qualcosa di diverso di uno sguardo freddo. Nemmeno quel giorno, dissi nulla, ne prima, ne durante, ne dopo il funerale. Mi limitai a salire nella mia camera da letto e a chiudere la porta a chiave, così che nessuno avesse potuto disturbare il filo dei miei pensieri, che sempre di più formava un cappio attorno al mio cervello, strozzandolo. Non riuscivo più a capire cosa fosse veramente giusto pensare, e cosa fosse semplicemente folle.
Aspettai che calasse il sole e ogni stanza diventasse silenziosa, prima di uscire dalla camera e dalla casa. Dovevo ucciderli, uno ad uno e non sarei stata soddisfatta finché ogni essere di quella razza immonda non sarebbe scomparso dalla faccia della terra. Ogni singolo esemplare, perché non esistevano vampiri buoni e vampiri cattivi, esistevano solo mostri contro natura. Non presi la carrozza, me ne andai a piedi, usando la porta sul retro, ammantata dall'oscurità, con il cappuccio del mantello calato e un paletto di legno in mano.
Uccisi tutti i vampiri che incrociavo nella mia strada, senza alcun trucchetto, senza alcuna esitazione. Impalettai i loro cuori per poi vederli ridursi in cenere e non solo quella sera, ma tutte le sere che vennero dopo. Non dormivo. Non ne avevo bisogno e comunque il mio cervello non mi avrebbe permesso di farlo in ogni caso. Forse era la mancanza di sonno che quella sera mi fece pensare al piano più folle che io avessi mai avuto in quei giorni. Come ogni altra sera, uscii di nascosto, ma quella volta avevo un obbiettivo preciso. Non ci volle poi molto per trovarmi di fronte ad un insegna, in un vicolo fra i tanti, illuminata da una lampada. Entrai venendo investita dall'odore di sangue e lussuria. Attraversai il salone dove vampiri brindavano sui colli di alcune prostitute e andai dall'unica persona in grado di aiutarmi: Miranda.
Spalancai la porta della sua camera senza nemmeno bussare trovandola fra le braccia di un uomo che le stava mordendo il collo. Chiusi la porta dietro di me, attirando così l'attenzione dei due, che subito si staccarono. In pochi passi ero già ai piedi del letto, che prendevo per le gambe il piccolo vampiro inesperto, trascinandolo sul pavimento, a pancia in su. Nemmeno si accorse del paletto che lo trafisse. In un angolo Miranda mi guardava, per nulla sconvolta, come se la dipartita di quell'essere non l'avesse turbata.
<Cosa ci fate qui, Cacciatrice? Credevo che non vi avrei più rivista.> Disse, prendendo una vestaglia e avvolgendosela attorno al corpo mezzo nudo. <Non ho tempo per le spiegazioni, ho bisogno che voi prendiate tutte le ragazze e gli uomini umani e li portiate fuori dalla porta sul retro, nel minor tempo possibile. Versate il contenuto di questa boccetta e chiudete la porta a chiave alle vostre spalle.> Dissi consegnandogli l'acqua santa. Non fece alcuna domanda, mentre toglieva dalle mie mani l'oggetto di vetro e usciva dalla stanza. Io infilai la mia maschera, quella di Damon e mi diressi verso l'ufficio di Lady Cordelia. Aprii la porta, trovandola intenta a leggere un grosso libro dall'aspetto molto antico e logoro. La vampira di riflesso si alzò in piedi e quando mi osservò fece un piccolo sussulto. Non si aspettava di certo la mia visita dopo gli eventi di molti mesi prima. Con passo felpato, come una pantere che cammina verso la sua preda, attraversai tutta la stanza, fino a trovarmi davanti l'esile vampira, tremante e balbettante. <Sapete Cordelia, mi siete sempre stata molto utile e ora voglio ricompensarvi.> Le dissi ad un soffio dalla sua faccia. Mi tolsi la maschera, lasciando che il pallido bagliore della stanza le mostrasse la mia vera identità.
<Cacciatrice...> Sembrava più un verso strozzato che una parola vera e propria. La presi per la gola, sbattendola al muro alle sue spalle e premendole le unghie nella pelle rosata. <Il vostro premio sarà morire conoscendo il vero volto della persona che voi avete aiutato per tutto questo tempo. In fondo vi faccio pure un favore, avrei potuto lasciarvi morire lentamente come farò con tutti gli altri.> Le impiantai un paletto nel cuore, vedendola in preda all'autocombustione. Quando tornai nella sala principale, erano rimasti solo i clienti vampiri che parlottavano fra di loro, aspettando che qualcuno andasse da loro per dirgli perché le loro sacche ematiche viventi erano sparite.
<Esseri immondi e contro natura, fate silenzio. Le vostre vite stanno per finire, avete un ultimo desiderio da esprimere?> Tutti mi guardarono confusi, mentre lanciavo loro addosso il contenuto di una bottiglia, non sapendo che quello era liquido altamente infiammabile. Presi un fiammifero e lo accesi, creando una sorta di luce tetra sul mio volto. <Bene, direi che possiamo infuocare questa festa.>
Lanciai il fiammifero al centro della stanza e per un momento il tempo sembrò rallentare. Tutti lo osservavano attonito, mentre compieva il suo percorso, fino a toccare il suolo e scatenare l'inferno.
Buongiorno
Un personaggio come Rosalinne non poteva di certo cadere nella nulla facenza, invece è diventata amabilmente stronza! Forse il lato umano di Summer era l'unica cosa che la rendeva una persona stabile.
Dio quanto amo lasciarvi sulle spine. Il prossimo capitolo, sarà letteralmente una bomba pronta ad esplodere e infrangere i vostri cuori.
Ciao ciao
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La Cacciatrice: gioco fra vampiri
VampireErano passati sei mesi dall'ultima volta che Rosalinne vide Maximilian. Da quella notte per lei, niente fu come prima. A ristabilizzare la normalità ci penserà un misterioso regalo di compleanno, ma le sorprese per lei erano solo incominciate. Le...