Una coltre pesante opprimeva il mio corpo, obbligandolo a stare inerme sotto il suo potere. Addormentato, senza possibilità di reagire. Sentivo ancora quello strano odore attorno a me, che mi infastidiva e mi entrava in ogni poro della pelle, insediandosi come un veleno molto potente e letale. Piano, piano sentii quel fardello diventare sempre più leggero, tanto che iniziai a sentire gli arti del mio corpo. Percepii il mio respiro oltre al rumore del nulla, e non solo quello, ma anche piccoli suoni dal mondo esterno, sempre se ne esisteva uno.
Quando il peso svanì del tutto, fui in grado di socchiudere gli occhi, per poi aprirli in uno scenario sfuocato e non troppo luminoso. Avevo le braccia e le gambe intorpidite, probabilmente per colpa della scomoda posizione in cui mi trovavo, e più pesanti di quanto dovrebbero essere. Provai a muovermi, constatando di non poter fare molti movimenti, in quanto delle enormi manette di ferro massiccio agganciavano i miei arti, collegandomi a pesanti catene, ancorate alla parate su cui ero appoggiata. In un attimo, il mio istinto di Cacciatrice si accese e la vista riprese a funzionare adeguatamente, affinando anche tutti gli altri sensi, in allerta. Mi guardai attorno, ma la mia vista fu preceduta dal suono di una voce profonda, che mi accolse di nuovo al mondo.
<Ben svegliata.>
Mi voltai, per quanto possibile, verso l'essere che aveva parlato. Era un uomo, di certo non umano, non particolarmente alto, con biondi capelli, quasi bianchi, raccolti in un basso codino. Dal viso sembrava abbastanza giovane, da umano non doveva nemmeno superare i 27 anni, ma a volte le apparenze ingannano. La pelle rosata rendeva ancora più bianchi i canini, che sembravo riflettere le luci delle candele. Gli occhi rubino, invece, avevano una luce propria mentre mi guardavano come se fossi un bellissimo giocattolo da possedere. Manteneva una postura formale e rigida, quasi regale, appoggiato ad un bastone da passeggio, sicuramente non in legno, dal pomello argentato. Quasi sicuramente nascondeva una lama, della quale non volevo provare l'affilatura.<Tu devi essere Victoire.> Constatai con la voce un po' rauca, dovuta all'enorme sete che avevo.
<Oh, ci diamo già del tu? ma che cosa carina. Maximilian ti ha parlare di me allora, non ci speravo più di tanto.>
<Non era proprio felice di farlo, ma è un cacciatore e sa che ha dei doveri dalla quale non si può sottrarre.>
<È tutto molto da Maximilian. Devo dire che quasi mi dispiace aver sempre avuto idee contrastanti, se solo lui fosse un po' più come me, avremmo potuto fare grandi cose assieme.>Persi subito ogni interesse per il vampiro, che stava dall'altra parte delle sbarre di quella che era la mia prigione, iniziando a muovermi per cercare di liberarmi dalle catene, ma erano troppo spesse, e l'anello attorno al mio polso troppo stretto per anche solo provare a farci passare la mano. Più tiravo più sentivo la carne lacerarsi.
<È inutile Cacciatrice, non riuscirai a liberarti.> Mi arresi alle sue parole, pienamente consapevole che avesse ragione. Appoggiai la schiena di nuovo contro il freddo muro e iniziai a guardarmi attorno con più attenzione, in cerca di qualcosa, qualsiasi cosa, mi avrebbe potuto aiutare con quella situazione terrificante. Vedevo Victoire divertirsi per i miei patetici e fallimentari tentativi di liberarmi.
Sorriso che divenne quasi più ampio quando sentimmo dei rumori in lontananza.Cercai di avvicinarmi il più possibile alle sbarre per vedere cosa stava accadendo, ma riuscivo a scorgere ben poco se non pietra fredda e sporcizia.
All'improvviso sentii una porta aprirsi, o per meglio dire, venir scardinata e fatta cadere a terra in un frastuono assordante.
Il dopo fu tutto molto rapido, quasi in un batter di ciglia. Sentii un respiro pesante e in un istante il vampiro che mi teneva prigioniera e che era di fronte alla mia cella, si ritrovò schiacciato contro un muro, con un braccio al collo a bloccargli il respiro e un paletto puntato al cuore.
Vedevo solo le spalle dell'uomo che lo teneva in suo pugno, ma sapevo esattamente chi fosse.<Maximilian, benvenuto!> Disse allegramente Victoire, come se non stesse per essere ucciso. Max in risposta premette ancora di più il gomito contro la giugulare.
<Dammi le chiavi della cella, o giuro su Lucifero che butterò giù le sbarre e spezzerò le catene a mani nude, subito dopo averti fatti a pezzi e bruciato.> Era la prima volta che vedevo Max così arrabbiato. Non era come quando aveva preso a pugni il cugino di Summer per gelosia, era una cosa diversa, che non riuscivo a spiegarmi se non con metafore troppo romantiche per lui.
Victoire mise una mano nella tasca dei pantaloni e ne estrasse un piccolo anello con due chiavi agganciate.
<Tieni, non voglio assolutamente mettermi contro di te, non avrei speranze e poi, lo faccio per la nostra buona e vecchia amicizia.>Max prese le chiavi, ringhiando una volta, per sottolineare che non c'era alcuna amicizia fra loro due, per poi inserire la chiave più grande nel lucchetto della cella e aprire la porta.
Si inginocchiò poi di fronte a me, prendendomi i polsi delicatamente e aprendo le manette.<Stai bene?> Mi chiese mentre era intento nell'operazione.
<Sono stata decisamente meglio, ma nulla di cui preoccuparsi.>Mi alzai a fatica, con le gambe ancora un pò intorpidite, visto e considerato che non sapevo nemmeno per quanto tempo ero rimasta in quel posto prima di svegliarmi. Facevo fatica a camminare, così Max mi avvolse un braccio attorno alla vita per aiutarmi.
Quando ci girammo verso l'uscita della cella, Victoire era già sparito senza lasciare traccia. Il covo era completamente deserto e nessuno era venuto a interrompere la nostra fuga, come se non fosse una cosa di grande valore.Salimmo sulla nostra carrozza, che subito partì verso casa. Io mi ero appoggiata al sedile, ancora molto stanca, ma desiderosa di capire alcune cose che non potevano aspettare.
<Da quanto tempo sono via? Ma soprattutto, come mi hai trovata Maximilian?> Chiesi senza troppi preamboli come al mio solito. Max, che stava guardando fuori dal finestrino, si girò verso di me con uno sguardo di ghiaccio. Mi stava tagliando di nuovo fuori dai suoi sentimenti dopo avermi salvato, perfetto.
Nonostante la sua faccia da poker, rispose alle mie domande. <Sei sparita da ieri sera. Quegli idioti sono stati tanto stupidi da non coprire bene le loro tracce. Mi è bastato seguirne uno e mi ha portato dritto da te. >
Annuii, non sapendo veramente cosa rispondere. Era tutto troppo semplice. Tutto troppo da lieto fine e noi sapevamo, meglio di chiunque altro, che cose del genere non esistevano nella vita vera.
<Perché mi hanno rapita per poi lasciarci andare così facilmente?>
Mi feci scappare ad alta voce e la cosa non sfuggì al mio compagno.
<Non lo so, ma sono sicuro che quel bastardo abbia un piano e noi dobbiamo fermarlo prima che lui fermi noi.>Poco dopo arrivammo di fronte a casa e stavamo per spostarci verso il retro con la carrozza, ma io intravidi una figura al mio ingresso. Bussai a Brian e gli ordinai di fermarsi immediatamente. Scesi dalla carrozza rapidamente, seguita a ruota da Maximilian che non capiva cosa stessi facendo.
Mi avvicinai all'uomo di fronte alla mia porta che si stava torturando le mani preoccupato. Lo riconobbi subito e qualcosa scattò dentro di me, come una sorta di allarme.<Ronny, cosa ci fate a quest'ora di fronte a casa mia?>
L'uomo si girò verso di me con una faccia sconvolta e pallida. Le mani tremavano, come le labbra mentre cercava di parlare. Quando finalmente ci riuscì avrei preferito non lo avesse mai fatto.<Summer è scomparsa.>
Buongiorno a tutti
Oggi è una bella giornata, perfetta per un pò di dramma.
Rosalinne ha conosciuto Victoire, che non si capisce ancora bene cosa voglia. Vuole lei? Vuole solo giocare? Vuole qualcun'altro?
Max è diventato il principe azzurro sul suo cavallo bianco, che salva la principessa.
Summer è sparita nel nulla, forse a giocare a poker al Bloody Bar.Anyway saprete di più nel prossimo capitolo. Ciao
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La Cacciatrice: gioco fra vampiri
VampireErano passati sei mesi dall'ultima volta che Rosalinne vide Maximilian. Da quella notte per lei, niente fu come prima. A ristabilizzare la normalità ci penserà un misterioso regalo di compleanno, ma le sorprese per lei erano solo incominciate. Le...