L'antidoto parte 2

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Perché quando raggiungi il traguardo, la soddisfazione per la vittoria è sempre inferiore, e più breve, rispetto alle aspettative?
Guardavo quello che restava del vampiro che aveva distrutto la mia vita, eppure dopo l'attimo di soddisfazione, contornato da un piccolo sadico sorriso, non c'era stato più niente. Avrei dovuto essere euforica, saltare di gioia, avere il cuore a mille e gli occhi luccicanti, ma l'unica cosa che sentivo era un enorme vuoto. Era finita quella battaglia, ma non mi sentivo come se avessimo vinto la guerra e forse, nemmeno Maximilian si sentiva un vincitore.

Io ero ancora mezza vampira; Summer non sarebbe tornata; tutti quei cumuli di polvere sparsa per il pavimento non sarebbero tornati umani; Non avevamo salvato nessuno, ma solo preso la testa di un essere inferiore, troppo debole per controllare il potere di cui era in possesso. Avevamo fatto scappare una ragazza assetata di odio e rimanevamo solo noi immobili.

Nemmeno ci avrebbero ringraziato tutti quei corpi sonnolenti che nel giro di qualche ora si sarebbero svegliati in mezzo alla compagna londinese, non ricordando nemmeno come fossero finiti lì. Se ne sarebbero semplicemente andati, ignorando la mancanza di due cavalli, rubati per iniziare un viaggio dritto verso la bocca dell'Inferno.

Ricordate il lungo viaggio verso Roma? Niente si poteva considerare faticoso come il viaggio che dovemmo intraprendere fino ai Balcani, su per ripide e rocciose montagne, con solo noi stessi come protezione e sicurezza. Nessun amico ad aspettarci al varco e non sapevo nemmeno quanto nemico lo avessi potuto considerare. Padre di molte razze malvagie, primo angelo creato e caduto, Signore del popolo dei morti e di quelli che nemmeno la morte vuole.

Seguii senza dubbi il mio compagno, che galoppava sicuro verso la metà,  percorsa chissà quante volte nella sua vita. Quando scese da cavallo, il ventunesimo giorno, credetti che fossimo arrivati, ma mai mi fui più sbagliata. Era prevedibile che la porta della casa del Diavolo non dovesse essere facile da raggiungere, ma non immaginavo che avrei dovuto scalare una montagna. Lasciammo i cavalli in un posto sicuro, alla fine della strada percorribile. Di lì in poi, fu tutto in salita, una pietra avanti l'altra che graffiavano le mani, le ginocchia e le caviglie. I vestiti sporchi di mio zio erano strappati in alcuni punti e a metà via persi il cappelli, lasciando la treccia ricadere sulla schiena.
Non eravamo proprio in cima quando ci fermammo, ma avevamo comunque una buona visuale sul piccolo mondo sotto di noi.

Dal nulla sbucarono due individuoi, con fattezze per metà umane e metà bestie. Era come se Dio avesse creato strani incroci e li avesse abbandonati al loro destino, nel mezzo del nulla. Erano demoni e in fondo non avevo sbagliato di molto la descrizione. Guardarono Maximilian per poi passare a squadrare me. <Nostro Padre non sarà contento di vedere la tua compagnia. Ritorna da dove sei venuto vampiro.>

Max si avvicinò a quello che fra i due aveva le fattezze di una donna dalla pelle violacea e corna caprine che scendevano lungo la schiena seguendo il corso dei capelli scuri. <Siamo qua per ordini maggiori Cvijeta. Levatevi di  torno, o userò le maniere forti.>

La demone indispettita si mosse e anche il demone dalla pelle verdastra e le corna bovine, suo compagno, si levò, facendomi intravedere un varco nascosto fra le rocce. Seguii Maximilian lungo una scalinata ripida ed in discesa, poco illuminata. Fuori le temperature erano basse, come un inverno londinese, mentre mano a mano che scendavamo le stagioni si seguivano, fino ad arrivare ad una cocente estate romana. Ci fermammo in un punto preciso e il vampiro iniziò a tastare sulla parete in cerca di non so cosa, fino a che un piccolo rumore, come di una chiave in un lucchetto,  precedette l'apertura di un varco. Strinsi forte il rubino a forma di cuore della mia collana per darmi forza, prima di entrare in uno stretto corridoio.

<Come facevi a sapere dove fosse il passaggio? Forse sono ore che scendiamo quella scalinata e ancora miliardi di scalini erano sotto di noi.>
Max si fermò a guardarmi un istante prima di proseguire. <Basta contare gli scalini. Lo scalino 666 porta alla dimora dei più fidati fra i demoni e i vampiri di Lucifero. Da li arriveremo alla sua reggia. Se percorressimo tutta la scalinata arriveremmo nella parte iniziale dell'Inferno. Solo demoni inferiori, o non nelle grazie di Lucifero e più in giù, le anime umane. Non è un bello spettacolo.>

Al nostro passaggio, nessun essere delle tenebre osò contrastarci. Maximilian aveva tolto il lucchetto all'aura, lasciando che chiunque potesse percepirlo, forse per avvertire del nostro arrivo. Dopo diversi corridoio, camere abitate e vuote e grandi stanze, arrivammo di fronte ad un vicolo cieco.
<In nómine Patris, revelatur.> sussurrò il mio compagno alla roccia, come se fosse una preghiera.

Dalla roccia comparve piano piano una porta con due pomelli d'oro. Maximilian li afferrò e aprì la porta. Davanti a noi si estendeva un salone reale, con tanto di colonne con capitelli decorati e un enorme dipinto di un incoronazione sul soffitto.  Immaginavo fosse quella di Lucifero.
In fondo alla sala, sopra una scalinata, stavano posti due troni, uno leggermente più piccolo dell'altro. Su quello più grande sedeva un uomo dalla muscolatura possente. Aveva la pelle rossastra, come se fosse stato troppo al sole, ma non stonava affatto con i suoi tratti del volto quasi angelici. I capelli scuri erano lunghi e ricadevano sulle spalle, incorniciano gli occhi color terra bruciata. Indossava un paio di pantaloni molto morbidi con un taglio quasi orientali. Il petto era coperto da una camicia anch'essa morbida. Lucifero aveva l'aspetto di un uomo normale, eppure dava quella sorta di sensazione di disagio tipica di chi il male, quello vero, lo compie tutti i giorni. Al suo fianco c'era una donna molto giovane, con i capelli scuri lasciati liberi e adornati da dalle catene di pietre preziose che scendevano a pioggia su di essi. Indossava abiti che mi ricordavano sia le odalische, che le principesse egizie. Un drappo cadeva morbido accarezzandole le gambe, ma non nascondendole, appoggiandosi ai suoi fianchi. Il seno era coperto da una sorta di corpetto molto piccolo, che ne copriva a malapena le nudità. Lilith era molto bella, quanto pericolosa.

<Maximilian da quanto tempo. Mi hai portato un regalo a quanto vedo.> Lucifero fece per alzarsi, ma si bloccò quando Max si mise di fronte a me, proteggendomi con il suo corpo da una minaccia non ancora dichiarata.
<Sai perché siamo qui, dicci il prezzo per lo scioglimento del maleficio e poi lasciaci andare.> Il vampiro sembrava molto nervoso, eppure avrebbe dovuto fidarsi di suo Padre. Il portatore di luce sorrise quasi come se si aspettasse già un gesto del genere.

<Considerando che mi avete fatto un enorme favore togliendo di mezzo un essere così inutile e considerando che la ragazzina che ti porti appresso è la nipote della cara Grace, direi che ho trovato il prezzo più che giusto per il mio aiuto. Non concedo a molte persone il mio sangue, troppo forte e prezioso, quindi dovreste ritenersi fortunati, ma tu caro Maximilian sei fra i miei figli prediletti. Non potrei mai negarti nulla.> Sul suo volto si dipinse un ghigno strano e io sapevo già che qualsiasi cosa sarebbe accaduta dopo, le nostre vite non sarebbero state più le stesse. Il signore degli inferi si alzò, camminando con estrema lentezza verso di noi, fino ad appoggiare una mano sulla spalla del vampiro.

Avevo sentito che il diavolo ti toccava solo quando desiderava la tua anima, ma lui l'anima di Max la possedeva già, ma non ne possedeva il cuore ed i pensieri. <Il mio prezzo sei tu Maximilian. Rimarrai qua con me per sempre, senza alcun ricordo della tua vita con questa ragazza. La tua eternità in cambio della sua vita da mortale.>

Volevo dire qualcosa, ma non ci riuscii, così rimasi semplicemente zitta, attendendo una risposta che speravo fosse negativa. Ce ne saremmo potuti andare da lì senza la cura, avrei imparato a conviverci, scappando dal consiglio. Avrei dovuto probabilmente iniziare a bere sangue prima o poi per poter sopravvivere, ma sarebbe andato tutto bene finché c'era lui con me.

<Accetto.> 

Buongiorno
E a questo punto direi... Boom baby! Si perché anche il penultimo capitolo non può mancare di quella inconfondibile ansia che le mie storie danno. La libertà di una persona in abio della dannazione di un altra, per equilibrare il mondo.
Come finirà questa storia?

Forse Max ci ripensarà e torneranno a mano vuote, oppure accetterà il patto?

Manca solo un capitolo, ce la potete fare ;)

Ps. Vorrei pubblicare un altra storia finita questa. Sono indecisa se pubblicarne una ambientata nel 1700 sui pirati, o una ff che parla di razze ibride, quindi altri demoni, adolescenti e scuole particolari. Ditemi che ne pensate. A presto

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La Cacciatrice: gioco fra vampiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora