Follia

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Tutti osservarono attonito, il fiammifero mentre compieva il suo percorso, fino a che non toccò il suolo. Quello che accadde dopo fu un miscuglio fra urla, stupore e dolore. In pochi secondi tutto iniziò a prendere fuoco, a bruciare e a soffrire. I vampiri erano esseri che non andavano molto d'accordo con quel elemento, sopratutto i più giovani, che al minimo contatto, si trasformavano in torce viventi.
Iniziarono tutti a prendere fuoco, a correre e a scappare, ma appena tentarono anche solo di toccare la maniglia della porta, si ritrovarono la mano ustionata e non di certo per il calore del metallo. Avevo cosparso ogni maniglia di ogni porta, che avrebbe potuto farli fuggire, con l'acqua santa, e per aiutarmi, avevo recuperato un vecchio libro di magia, disegnando un sigillo potente dietro di esse, così che li avrebbe tenuti chiusi lì come topi in trappola.

Un sorriso quasi sadico mi dipinse le labbra, mentre li vedevo sparire sotto i miei occhi. O forse era qualcosa di ancora peggiore, perché io sapevo che da lì non ne sarei uscita. Avrei finalmente concluso il mio lavoro e me ne sarei andata in un posto migliore, se esso esisteva seriamente.
Chiusi gli occhi assaporando il frutto del mio operato e mi abbandonai al mio destino.

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Maximilian's pov

Quando ero umano l'empatia non era mai stata il mio forte. Ero un ragazzo piuttosto solitario e schivo, a volte anche una testa calda. Non sopportavo proprio le ragazzine svenevoli e i damerini lamentosi.
Da vampiro, questo lato del mio carattere si solidificò e divenne tutto ciò che mi rimaneva di quello che ero stato. Era capitato poche volte che provassi anche solo simpatia per un altro essere camminante sulla terra, figuriamoci stare male per il suo stesso dolore. Eppure nell'ultimo periodo qualcosa era cambiato. Per la prima volta mi ero affezionato, scioccamente troppo, ai miei custodi, o cancellieri per essere precisi. Li avevo considerati come i miei genitori, forse anche meglio di come non lo sono mai stati quelli veri. Poi è arrivata lei, una bambina dai capelli corvini con lo sguardo più attento che io avessi mai visto. Era la prima volta che vedevo il corso della vita di una futura Altezza Cacciatrice. Così rimasi nell'ombra per un pò di anni, osservando come quella bambinetta vivace diventava una ragazzina sveglia e poi, quando fu in grado di capire, divenni il suo compagno nella caccia.

Ora che era diventata una donna quasi a tutti gli effetti, la vedevo distruggersi da sola ogni giorno un pò di più. Avevo potuto toccare il suo dolore con la mano, quando l'avevo strappata via dal corpo senza vita della sua migliore amica. Era un enorme masso opprimente che lei portava a fatica, ma che la stava schiacciando inesorabilmente.
Non lasciava che nessuno l'aiutasse, così io mi limitai a fare quello che avevo sempre fatto:seguirla in silenzio.

La caccia era diventata la sua grande ossessione, non accorgendosi che allo stesso tempo si indeboliva. Privava il suo corpo di sonno, cibo e acqua pretendendo che esso reagisse con più forza di quanta in realtà possedeva.
Era straziante vederla in quello stato e sapere di essere solo uno dei tanti suoi bersagli da impalettare, se solo gliene avessi data l'occasione.

Quella sera la seguii, come avevo fatto fino a quel momento, scoprendo però che la sua caccia non era confusionaria come al solito, stava mirando a qualcosa. Quando la vidi di fronte a quel dannato bordello per vampiri, pensai ad un altro dei suoi piani stupidi, ma solo quando vidi ciò che teneva in mano mi preoccupai. Un libro di magia nera, che lei utilizzò per disegnare un sigillo sulla porta ed entrare.

Non potendo seguirla all'interno, o almeno non da lì, cercai un altra entrata, trovando una finestra sul tetto e calandomi dentro una stanza arredata in stile rococò sui toni del rosso e del nero. Sicuramente la stanza di quell'odiosa vampira.
Uscii da essa entrando in un piccolo corridoio che dava su una rampa di scale per il primo piano. Piccoli rivoli di fumo nero occupavano il corridoio del primo piano. Di fronte a me c'era una porta, chiusa con un altro sigillo, dalla quale spirava il fumo. Un crepitio familiare e non rassicurante arrivava alle mie orecchie. Con il mio coltello d'argento grattai via una parte del sigillo, rompendolo e potendo aprire la porta.
Dietro di essa c'erano solo fiamme alte e cenere. Abbassai lo sguardo e trovai Rosalinne, seduta a terra con la schiena appoggiata al muro, che respirava appena. Mi abbassai su di lei, prendendola fra le mie braccia. Non oppose resistenza come pensavo, si lasciò semplicemente portar via, forse perché era in uno stato di semi incoscienza. Il suo cuore batteva lento e timido nel petto e speravo proprio non si sarebbe fermato. Quando fummo sul tetto dell'edificio adiacente, seppi che eravamo al sicuro.

Appoggiai Rose per terra quando iniziò a tossire forte, per ripulire i polmoni da tutto il fumo respirato.
Più veloce di quanto mi sarei aspettato, la ragazza si riprese e subito iniziò a guardarsi attorno un pò spaesata e in un certo senso anche arrabbiata. <Che cazzo hai fatto Maximilian? Non ti ho chiesto nulla, perché semplicemente non mi puoi lasciare in pace?!> Mi urlò contro, come se avessi fatto qualcosa di male.

Se c'era una cosa che odiavo erano le persone che mi urlava addosso, soprattutto se avevano torto. Le afferrai un braccio, avvicinandomi a lei in modo che i nostri volti fossero talmente vicini da poter respirare l'aria l'uno dell'altro. Digrignai i denti mentre sputavo fuori parole dure,ma necessarie. <Sentimi bene, non ho vissuto tutti questi anni per far da babysitter a te, o a nessun altro. Tu, ragazzina, hai delle responsabilità nei confronti miei, che ti salvo sempre il culo, nei confronti del Consiglio e nei confronti di te stessa. Sei l'unica erede del sangue reale dei Cacciatori. L'unica che può continuare la tua linea di sangue, quindi come minimo devi rimanertene in vita ancora per un pò. Mi dispiace per Summer, ma devi affrontare questo dolore e farti forza. Cosa risolveresti con i tuoi stupidi gesti suicidi? Assolutamente niente! Quindi vedi di rimetterti in riga perché io proprio non ti riconosco più.>

Ci guardammo negli occhi per qualche secondo prima che lei togliesse la mia mano dal suo braccio e facesse un passo indietro.
<Stammi lontano e non toccarmi mai più, altrimenti il prossimo a bruciare sarai tu.>

Avevo passato il resto della notte nella mia camera, a camminare su e giù come un dannato, per far sbollire la rabbia. Lei non era rientrata, ma non mi interessava più nulla. Se voleva autodistruggersi, poteva benissimo farlo, ma io non l'avrei più aiutata. Non ero lo zerbino di nessuno e non volevo problemi che non mi riguardavano. Avevo già abbastanza a cui pensare per me stesso.
Dio quanto avrei voluto che fosse stata una ragazza più docile e malleabile, sarebbe stato tutto più semplice.

Mentre il mio monologo interiore proseguiva, il tempo scorreva, fino a far cadere le tenebre sempre di più.
Stava arrivando il giorno, inesorabile e magari sarei riuscito pure a sfruttare la mattinata per dormire.
Stavo per mettermi finalmente a letto, quando un battito alla mia porta mi fermò.
Andai subito ad aprire, con la mia solita aria scocciata. <Cosa volete?>
Dissi, pensando fosse la cameriera, invece di fronte a me c'era l'ultima persona che mi sarei aspettato.

Lei era lì, in piedi, con i capelli neri spettinati, gli occhi rossi e le labbra umide. Gli mani tremavano ed erano imbrattate da sangue scuro, che scivolava lungo le braccia e macchiava buona parte dei suoi vestiti. <Aiutami.>

Giorno
Drammi e ancora drammi. Quanto mi piacciono questi capitoli così tragici. Chi è colei ricoperta di sangue? A chi appartiene quest'ultimo? Rose ucciderà Max prima o poi, o finirà prima per uccidere se stessa?

Tutte domande lecite con risposte ancora da dare.

Oggi devo andare a fare delle visite, perché il mai una gioia èsempre con noi. In compenso vado a ritirare la macchina dal carrozziere, che sarà finalmente rosa.

Vi lascio come sempre con tanta ansia addosso. Ciao

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La Cacciatrice: gioco fra vampiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora