Un dono inaspettato

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Ci sono quelle emozioni impossibili da spiegare a parole. Sono talmente forti da travolgerti e quasi farti piangere. Io la provai quel giorno, guardandomi allo specchio.

<Oh cara, non piangere, ti si scioglierà il trucco.> Mi redarguì mia madre porgendomi un fazzolettino. Ero avvolta nel mio abito bianco, con la gonna ampia, formata da infiniti strati di tulle morbido, con uno strascico lunghissimo. Mi servivano sei paggetti per sorreggerlo tutto. Il corpetto in pizzo era aderente e ricoperto di piccoli diamantini, che si rarefacevano sulle maniche a sbuffo. Portavo un paio di corti guanti di pizzo abbinati al vestito. I capelli raccolti venivano coperti dal velo e dalla corona di diamanti. Contro la volontà di mia madre, perché secondo lei troppo pacchiano, indossavo la collana della famiglia di Summer che avevo comprato l'anno prima. Un  rubino rosso scuro a forma di cuore, nemmeno troppo grande, ma mi ricordava lei e sapevo che in qualche modo l'avrei portata con me. Era il mio bene più prezioso. 

<Lo sposo è appena arrivato e già sta diventando impaziente.> Disse mia zia Wendy, entrando nella stanza. Mia madre roteò gli occhi in modo fin troppo teatrale. <Bhe dovrà aspettare ancora fino a che non inizierà il tramonto.>

Guardai fuori dalla finestra in attesa che il sole iniziasse a calare, con il cuore a mille per l'emozione e le gambe che mi tremavano leggermente. Quando finalmente arrivò l'ora gradita da mia madre, mi venne consegnato il boutique di rose bianche, con un unica rosa rossa dai bordi neri al centro, presi sotto braccio mia zia e mi incamminai. Mi avrebbe accompagnato all'altare lei, al posto del suo defunto fratello, visto che era la mia mentore e guida di vita.

Arrivai sull'erba fresca del prato di casa Della Rosa e le note della marcia nuziale rieccheggiarono nello spazio. Un piccolo paggetto lanciava petali di rosa di fronte al mio cammino, mentre io mi apprestavo ad attraversare la fittizia navata. Mi guardai attorno riconoscendo i miei cari nonni, Patrick e Irma, che sedevano di fianco a mia madre. Riconobbi mio nonno Edward, Victoria e il marito, con la sua bambina ormai nata in braccio, che dormiva beata, e al suo fianco Alexander. Loro madre, Giordania, cioè la sorella di mio zio Albert, era seduta con il marito dall'altro lato. In più c'era qualche Salvatore che io non avevo mai conosciuto, perché parenti troppo alla lontana, ma pur sempre Cacciatori. Fra le prime file c'era mia zia Caroline, con un uomo anziano,  immaginavo qualcuno del congresso dei Cacciatori, venuto a presenziare per cortesia. Il resto erano qualche amica di famiglia, in particolare le tre grazie, come le chiamavo io, di mia madre, sempre pronte a spettegolare. Alcuni volti non li riconobbi e immagino fossero proprio gli invitati da Gabriella, ma non ci diedi molta importanza.

Distolsi lo sguardo dagli ospiti per puntarli sull'uomo della mia vita. Avvolto nel suo completo nero, Maximilian era ancora più bello di quanto lo ricordassi. Mi resi conti che su quell'altare non mi sarei potuta immaginare nessun altro oltre a lui. Era stato difficile stare lontani per una settimana, in particolare dopo la mia confessione, ma finalmente eravamo lì.
Mia zia mi lasciò sull'altare di fianco a lui. Io gli sorrisi timida mentre le parole del prete iniziarono a propagarsi. Fu una cerimonia rapida, ma emozionante. Mia zia aveva iniziato a piangere già allo scambio delle promesse, mentre io mi ero trattenuta fino a che non ci fu lo scambio degli anelli.

<Vuoi tu, Rosalinne Scarlet della Rosa, prendere quest'uomo come tuo legittimo sposo, per amarlo ed onorarlo finché morte non vi separi?>
Guardai Max, quasi non riuscendo a pronunciare quelle due piccole parole per quanto pesanti erano. <Lo voglio.> Sussurrai come se dovesse essere una cosa intima. <Vuoi tu Maximilian Julio Salvatore, prendere questa donna come tua legittima sposa, per amarla finché morta non vi separi?>
Lui fu più deciso di me nel parlare, ma quando lo fece, mi guardò dritto negli occhi trasmettendomi tutto l'amore che mai avevo avuto. <Lo voglio.>

Suggellammo il tutto con un bacio, corredato dagli applausi. Le mani mi tremavano ancora, ma non riuscivo a non sorridere guardando la fede al dito risplendere sotto la luce rosata del tramonto. 
Il banchetto fu fantastico e sorprendentemente divertente. Maximilian ballò con me più di una volta e concesse pure un ballo a zia Wendy, che era diventata una fontana per tutto il tempo.

<Cacciatrice.> Mi sentii chiamare. Mi voltai trovandomi di fronte l'uomo che aveva affiancato mia zia durante la cerimonia. Era non troppo alto, con la pelle pallida e il cranio pelato. Indossava abiti candidi, con un piccolo stemma sulla giacca.
<Sono Romano Altemps, settimo membro del Consiglio dei Cacciatori. Sapete, siamo molto combattuti da quando abbiamo appreso la notizia di questo inusuale e quasi sconveniente matrimonio. Alcuni dicono che lo abbiate fatto per sottomettere uno degli esseri più potenti ai Cacciatori. Purtroppo io sono del parere che abbiate commesso un grosso errore. Spero che non creerete altri problemi al Consiglio, non vogliamo un essere inferore, che ci metta in cattiva luce, come Altezza.>

L'uomo parlò chiaro e conciso, cercando di spaventarmi con i suoi toni severi. <Vi ringrazio per la vostra presenza al mio matrimonio. Può benissimo dire al Consiglio che non dovrà preoccuparsi mai più della mia condotta. Ve lo assicuro.>
Me ne andai, quasi indispettita. Quegli uomini non avevano un minimo di pudore.
Fu il momento di aprire i regali, ma mentre scartavo il pacco dorato di mia madre, una scatola attirò sia la mia attenzione, che quella di mio marito. Era completamente bianca, chiusa con un nastro rosso sangue. Sulla cera lacca, era impressa una "V" in stile barocco. Era un simbolo fin troppo ben conosciuto da noi e sapevamo entrambi che non era un regalo da poter aprire in quelle circostanze. Senza attirare l'attenzione, lo feci portar via dalla mia cameriera, cercando di chiudere i pensieri cupi in un angolo della mente, per non rovinarmi quel giorno felice.

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La parte migliore della giornata fu quando andai finalmente nella mia camera, e mi tolsi i tacchi. Maximilian chiuse a chiave la porta della camera, girandosi poi verso di me con due occhi famelici. Mi sollevò da terra, come se fossi una piuma, facendomi ricadere sul letto, avvolta dal tulle del vestito fin troppo ingombrante.
Con una lentezza disarmante, mio marito prese a slacciare tutti i passaggi complicati del corpetto.
Non ricordo bene come quel bellissimo vestito bianco sia finito in un angolo di camera, o come i suoi vestiti lo abbiano seguito. Ricordo chiaramente solo come ci amammo, consumandoci a vicenda nella nostra prima notte di nozze.

Buongiorno
Purtroppo per questo capitolo sono senza parole, si spiega praticamente da solo.
Li amo troppo e se fossi un pò più fuori di testa, probabilmente gli avrei già trovato un nome per la ship.
Aniway il Consiglio si è scomposto e sono tutti degli stronzi. Uno strano pacco è arrivato e creerà non pochi problemi. Gabriella stranamente non ha ancora tentato di far fuori Maximilian, e vissero tutti felici e contenti... Ahahahahah non ci sperate troppo.

Al prossimo capitolo :*

Ps. Sto lavorando ad almeno altre 5 storie, potrete avere mie notizie a breve ;)

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La Cacciatrice: gioco fra vampiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora