Londra. La città più bella del mondo, la più fantasiosa e colorata. Dalla mattina alla sera migliaia di studenti, apprendisti la visitano per imparare la lingua inglese, magari, o per osservare da vicino il posto nel quale lavoreranno o abiteranno. Ma è soprattutto la meta preferita dai turisti per una vacanza, per staccare la spina da tutto e da tutti e godersi qualche giorno di tranquillità, di pace. Sebbene questi compongono la maggior parte degli abitanti, insieme con i nativi, una piccola parte è occupata da persone trasferite da una un'altra cittá, per ricominciare una vita nuova perchè la vecchia li aveva traditi, non li aveva accettati per ciò che erano, e anche se non volevano ammetterlo erano lì anche per trovare l'amore.
-"Federicooo alzati è tardi" urlò la madre del biondo dalla cucina, mentre preparava la colazione per la famiglia.
Federico quella mattina non aveva voglia di alzarsi, come sempre d'altronde. I suoi non erano i soliti capricci da adolescenti svogliati di andare a scuola, dietro c'era ben altro. Dopo i ripetuti richiami di sua madre si decise a farlo.
-"Che palle" sussurrò fra sé e sé. "ricomincia la solita merda" aggiunse. I suoi occhi si riempirono di lacrime, destinate però a non uscire.
Si alzò, finalmente, e si recò in cucina per fare colazione. Non parlò con nessuno, come ormai succedeva da un paio di mesi. Ai suoi genitori non importava di lui, per loro esisteva solamente la loro figlia minore, nonchè sorella di Federico. Si lavò, si vestì e uscì di casa col suo zaino nero sulle spalle, incamminandosi verso scuola.Era a 5 o 6 metri dal cancello della sua facoltà, quando sentì dei passi avvicinarsi a lui.
-"Oh, ecco il frocetto" disse uno ridendo.
-"Femminucciaa" lo chiamò un altro.
Federico continuava a camminare, il suo cuore batteva troppo forte che pensava potesse uscire dal suo petto da un momento all'altro.
Il primo, un tipo alto e robusto, completamente ricoperto di tatuaggi si avvicinò al biondo e, dopo una breve risata sarcastica, gli diede un calcio sulla pancia. Il biondo emise un urletto di dolore e mise una mano su di essa cercando di alleviarlo.
Si avvicinò un altro e gli urlò contro:
-"Sei solo un frocetto di merda" rise per poi dargli un pugno sul naso. Il sangue scendeva, le lacrime erano copiose ormai sul volto del ragazzo.
-"Per oggi basta, ragazzi, andiamo" ordinò il capo e tutti lo seguirono.
Federico, dolorante, riprese il suo cammino con un fazzoletto sul naso, per fermare il sangue.Erano le 8:15 quando il professore entrò in classe seguito da un ragazzo più basso di lui, moro, occhi verdi molto profondi. Federico Lo squadró dalla testa ai piedi: indossava skinny neri strappati, scarpe nere e una maglietta sempre nera con scritto 'trasher', un tipo molto carino.
-"Buongiorno ragazzi" salutò il professore.
-"Buongiorno prof" dissero in coro loro, alzandosi in piedi.
-"Oggi si aggiunge a noi un nuovo alunno, presentati pure" disse, guardando il ragazzo di fianco a lui.
-"Ciao ragazzi io sono Benjamin Brian Mascolo, sono di Modena ma ho origini australiane. Ho 19 anni e, si, sono un ripetente" si presentò. Tutti in quella classe avevano 18 anni.
-"Perfetto Mascolo, va a sederti lì, vicino a Rossi!" disse il prof.
Federico sentì un colpo al cuore. Benjamin si sedette nel posto indicato.
-"P-piacere, sono Federico" si presentò evidentemente in imbarazzo.
-"Il piacere è il mio, biondo" rise. Il suo sorriso era qualcosa di spettacolare, ma soprattutto contagioso. Fece sorridere anche l'altro che in quel periodo non aveva nessun motivo per farlo.
Suonò la campanella della ricreazione.
-"Ti va di farmi vedere dov'è il bar?" chiese il moro.
-"Certo" rispose sorridente l'altro.
Una volta giunti al bar della scuola, ordinarono due cornetti e si sedettero vicini.
-"Raccontami un po' di te, Federico" propose il più grande.
-"Beh, non c'è molto da dire. Sono un semplice ragazzo di 18 anni, l'unico problema che ho è che sono omosessuale." ammise il biondo.
-"Oh, anch'io, non è assolutamente un prblema!" rispose l'altro. Federico sorrise, finalmente qualcuno che riusciva a capirlo.
La lezione terminò abbastanza in fretta, i due compagni di banco ogni tanto si erano scambiati qualche sguardo. A entrambi incantava il colore degli occhi dell'altro.
Federico tremava, sapendo cosa lo avrebbe aspettato una volta fuori da quella aula.
-"Federico va tutto bene?" chiese il moro preoccupato, vedendolo bianco come un lenzuolo e tremante.
-"S-si stai tranquillo, ho solo freddo." rispose l'altro. Non voleva dirgli niente, non l'aveva mai fatto con nessuno, ma il maggiore non credette alle sue parole, era evidente che c'era qualcosa che lo preoccupava e voleva sapere cos'era, quindi decise di seguirlo una volta terminate le lezioni, è stata come una cosa d'istinto, impulsiva.
La campanella suonò, iniziava l'incubo. Federico uscì dalla classe e, con passi lenti, si diresse verso il cancello, Benjamin era tre o quattro metri indietro. Dopo qualche passo fuori scuola li sentì di nuovo, stavano ridendo ed erano molti di più.
-"Bambocciaa" lo chiamò uno.
-"Hey, mocciosa" disse un altro.
Un altro ancora si avvicinò e gli diede numerosi pugni sul petto. Il biondo gemeva di dolore, seduto a terra; un altro iniziò a calciare dove prima erano stati dati i pugni. Federico era sdraiato a terra, quasi privo di sensi, quando sentì dei passi avvicinarsi di corsa. Provava a chiedere aiuto, ma la voce si fermava in gola e non riusciva a farla uscire. Vide una sagoma: era un uomo, o forse un ragazzo, non lo vedeva bene, aveva gli occhi offuscati dalle lacrime.
-"Ma che state facendo?" disse.
-"Che cazzo vuoi tu, fatti gli affari tuoi." rispose uno.
-"No, assolutamente no. Fate schifo, guardate come l'avete ridotto. Siete delle merde." disse, per poi dare un pugno con tutta la rabbia che lo assaliva in quel momento alla persona che poco prima aveva preso a calci il biondo. Un altro gli diede un pugno sul naso, ma quello che in quel momento era l'angelo custode di Federico gli prese il polso, lo girò e lo fece stendere a terra per poi dargli un paio di calci. Gli altri scapparono, impauriti.
Federico aveva assistito a tutta la scena e intanto era riuscito a sedersi. Aveva riconosciuto quell'angelo, un eroe: era il suo compagno di banco, Benjamin.
-"Tu vieni con me." disse il moro per poi prenderlo a mó di sposa.
-"Cosa?" chiese il biondo con un filo di voce, allacciando le braccia al collo dell'altro.
-"Vieni a casa con me, voglio medicarti." spiegò l'altro.
Federico non poté far altro che annuire.*Angolo autrice*
Ciaooo, ecco qua il primo capitolo della nuova storia, che ne pensate? Avrete intuito che è completamente diversa dalla precedente. Ho molte idee per mandarla avanti!
Se vi piace lasciate una stellina e/o un commento!
Per qualsiasi cosa potete trovarmi su twitter come @federicoseyess oppure su instagram @saraiisheree.
-Sara🌹