Passò un giorno, Federico non si era ancora svegliato. Benjamin era rimasto accanto a lui per tutto il tempo, non aveva neanche mangiato, solo bevuto di tanto in tanto. Quelle 24 ore erano cruciali per il biondo addormentato, se non si svegliava doveva rimanere in coma per chissà se quanto tempo e, visto il suo corpo esile e fragile, chissà se avrebbe resistito.
Erano le dieci del mattino e come il giorno precedente, arrivò il dottore per il controllo mattutino e il moro ne approfittò per andare in bagno senza lasciare da solo Federico.
Il medico si avvicinò al corpo di Federico, stava ascoltando i battiti del suo cuore attraverso un attrezzo quando il biondo prese ad agitarsi tanto, forse troppo ed emettere mugolii privi di significato. Tra le tante parole senza senso, il medico riuscì a sentirne solo alcune: "B-benjamin staccati da-quello".
Si dice che quando una persona si risveglia dallo shock la prima cosa che dice è ciò che lo ha fatto sentire male, e proprio così è stato.Benjamin stava per rientrare nella stanza quando l'infermiera bionda della volta scorsa lo fermò.
-"No, fermo, non può entrare." ordinò mentre quattro o cinque dottori abbastanza muscolosi entrarono nella stanza.
-"Come non posso entrare? Mi sta prendendo in giro?" chiese il moro evidentemente irritato.
-"Federico si sta svegliando, ma a quanto pare in modo non troppo placato. Finché il dottore non avrà finito di visitarlo non può entrare." disse dispiaciuta.
Un colpo al cuore. Il suo Federico si stava risvegliando da quel terribile incubo e lui non poteva essere lì con lui a confortarlo e dirgli che non lo abbandonerà mai più, a baciarlo, stringerlo e dirgli che d'ora in poi lo proteggerà da ogni male.
Da una parte, invece, era felice perché la persona che, allora, era la più importante della sua vita non era in pericolo di morte e tra qualche ora poteva tornare a baciarlo ed abbracciarlo.
La tentazione di rompere quella dannata porta e stare al suo fianco era tanta, ma si trattenne e neanche tentò di convincere l'infermiera, aveva già capito dalla scorsa volta che era inutile, quindi si sedette su uno dei divanetti iniziando a piangere istericamente. Quel biondino gli sveva salvato la vita e il solo pensiero di vederlo morto lo uccideva.Trascorsero vari minuti che al moro sembrarono infiniti. Il dottore uscì dalla stanza, si vedeva che era triste. Il moro non perse tempo e si catapultò dinnanzi a lui.
-"Cosa è successo?" chiese ancora con gli occhi rossi e gonfi.
-"Devo essere chiaro?" chiese il dottore, aveva paura di una possibile reazione del ragazzo.
-"Ovvio dottore, ditemi tutto vi prego." rispose.
-"Ha avuto un attacco epilettico" disse il medico. Le lacrime si impossessarono di nuovo del volto del moro. "Ma ora sta bene." aggiunse.
Il ragazzo di fronte a lui stava per parlare quando lo fermò.
-"Aspetti a parlare. Ora sta bene, si, ma deve stare attento. Quando si è "svegliato" ha parlato di lei, deve stare attento, molto attento." disse. Il moro lo invitò a continuare. "Il signor Rossi è molto fragile, qualunque dolore che proverà che lo ferirá nel profondo potrebbe essere letale. Si, potrebbe morire per qualunque cosa lei faccia." aggiunse.
Il moro annuì ricominciando a piangere. Il dottore aprì la porta per farlo entrare.
Non perse tempo e, con passi lenti, entrò. La scena che si trovò davanti gli spezzò il cuore: il suo piccolino sfinito, con le occhiaie e pieno di segni sulle braccia "saranno stati i dottori per tenerlo durante l'attacco, bastardi" pensò. Nessuno poteva toccarlo, e soprattutto fargli del male, ma a fargliene era proprio lui stesso.
Si avvicinò piano a lui mentre molte lacrime rigavano il suo viso. Si sedette sul bordo del lettino e gli accarezzó la guancia, prima di prendere una delle sue braccia e iniziare a baciare ogni singolo livido, come se così potesse guarire, ripeté l'azione sull'altro braccio. Dopo si stese vicino a lui e lo abbracciò iniziando a piangere sul suo collo. Il biondino pian piano aprì gli occhi e si girò verso di lui prima di asciugare le sue lacrime. Al suo tocco il moro pianse più di prima. Non servivano parole tra di loro.
-"Non piangere per me, ti prego, non riesco a vederti così" disse il più piccolo con un filo di voce.
-"Mi sei mancato così tanto, piccolo mio, il solo pensiero di vederti morto per colpa mia mi uccideva e non sai quanto. Sei troppo importante per me, bimbo, ti prego non andartene." disse continuando a piangere.
-"Ma ora sono qua con te, non ti libererai di me così facilmente." rispose accennando un sorriso.
-"Non vorrei mai assolutamente liberarmi di te piccoletto, la mia vita non avrebbe senso" disse il moro.
-"Amo... Ehm... Come va...?" disse il più piccolo arrossendo.
-"Dillo." rispose il maggiore.
-"Amore mio..." ripeté il biondo prima di far unire le sue labbra a quelle bagnate di lacrime di Benjamin in un bacio pieno di amore, ma solo da parte sua.*Angolo autrice*
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-Sara🌹
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