Capitolo 17

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BUONA LETTURA!
IL PROSSIMO CAPITOLO CERCHERÒ DI AGGIORNARLO MERCOLEDI SERA!

Ricordavo perfettamente l'uomo del messaggio.
Occhi azzurri, bello da morire.

FLASH BACK

Ero al quarto mese di gravidanza.
Benjamin non aveva preso molto bene la notizia è si era allontanato da me.
Come al solito stavo "lavorando". Nuovi clienti, nuove truffe da fare.

Stavo guidando, seguivo un ricco imprenditore, per sedurlo, ubriacarlo e rubargli più soldi possibili.
Andavo molto veloce.
Passai un semaforo rosso. Non feci in tempo a schiacciare l'acceleratore che un auto nera mi venne addosso. Riconobbi quegli occhi azzurri che stavano al volante.
Cercai di coprire la mia pancia in tutti i modi, ma era quasi impossibile, l'auto iniziò a girare su se stessa e poi, poi non ricordo più niente.

Mi svegliai in ospedale e al mio fianco c'era Euge, la mia migliore amica.

"Euge" le dissi sorpresa.
"Lali, ti sei svegliata" mi guardò con gli occhi pieni di lacrime.
"Cos'è successo, mi fa male tutto"
"Aspetta, non muoverti, vado a chiamare il dottore"

Andò via correndo e tornò poco dopo seguita da un uomo in camice bianco.

"Signorina Esposito come si sente" mi chiese.
"Addolorita, ma penso di stare bene, cos'è successo?" chiesi.
"Ha avuto un incidente e un miracolo che si sia svegliata, è stata in coma per un mese intero"

Sbarrai gli occhi. Un mese? Spero stia scherzando.

"Un mese? Mio figlio? Mio figlio come sta? Ditemi che sta bene" dissi iniziando a piangere.

L'uomo in camice bianco mi guardava e Euge piangeva.

"Come sta mio figlio?" urlai disperata.
"Abbiamo fatto tutto il possibile" la solita frase dei film "Ma il bambino non ce l'ha fatta, mi dispiace tanto"

Il mondo mi crollò addosso in quel preciso momento.
Iniziai a piangere più forte, più disperatamente. Euge mi abbracciava, mentre io urlavo. Non potevo aver perso il mio bambino.

Ricordai la scena. Io che inseguivo l'imprenditore, avevo passato il semaforo rosso e avevo riconosciuto gli occhi azzurri nella macchina nera. Era stato lui. Benjamin.

Da quel giorno passò un altro mese, Euge mi aveva aiutata in tutto ed erano riusciti a prendere Benjamin e l'avevano sbattuto in prigione.
Oggi sarei andata a chiudere definitivamente quella storia.

Mi portarono davanti a un cella e li c'era lui.
Parlava con il suo compagno di cella.

"Ciao Benjamin" le gambe mi tremavano.
Si girò a guardarmi sopreso "Lali, cosa ti porta da queste parti?" sorrise, che stronzo.
"Sono venuta a parlare con te"
"Di cosa? Di come tu mi abbia sbattuto qua dentro senza neanche ascoltarmi?"
"Voglio solo sapere perchè? Perchè l'hai fatto? Era anche tuo figlio!" cercai di non far uscire le lacrime.
"Non ho mai voluto un figlio Lali"
"Non ti avrei chiesto niente, non c'era bisogno di fare quello che hai fatto"
"Stavi già pensando al matrimonio e ad altre stupidate! Noi ci siamo conosciuti per il lavoro che facciamo e basta! Ora spero che tu mi faccia uscire da qua." mi disse serio.
"Tu meriti di stare qua dentro! Io non ritirerò la denuncia, meriti di pagare quello che mi hai fatto"

Mi incamminai verso l'uscita.

"Lo sai che ti troverò e che te la farò pagare, non potrai mai nasconderti da me Mariana, mai"
"Non ho paura di te"

Dette quelle parole il polizia mi fece uscire. Avevo chiuso con lui.

FINE FLASH BACK

Dopo un anno tornai a casa mia.
Era stato quello il vero motivo del mio ritorno, ma nessuno lo sapeva, solo Euge, mio padre non se lo immaginava neanche.

Che merda.

Era tornato, mi aveva trovato.
Avevo paura, terrore. Quell'uomo era capace di tutto.

"Piccola va tutto bene?" mi chiese Peter riportandomi alla realtà.

Non avevo toccato cibo.

"Si, si sto bene"
"Sicura? Hai bisogno di qualcosa?"
"No tranquillo, sto bene, ero solo sovrapensiero"

Mi sorrise dolcemente.

"Lo sai che puoi contare con me, vero?" mi afferrò la mano.
"Lo so, grazie" strinsi la sua mano.

Mi sentivo protetta. Lui mi avrebbe protetta da tutto, ma avrei dovuto raccontarli la verità prima o poi.

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