Ho finito di sistemare le stoviglie appena lavate dopo il pranzo e mi dirigo verso l'ennesima stanza da pulire e sistemare. Ormai penso di averci fatto l'abitudine, anche se sono pochi giorni che sto qui. Quei mille dubbi che mi frullano ancora in testa riguardo il fatto che mi abbiano scoperta cerco di accantonarli in un posticino remoto di essa. Indagherò più tardi. Sto passando davanti al portone di casa, quando sento il campanello. Mi fermo e notando che non arriva nessuna domestica, vado ad aprire. Urlo. "Mark?" Più precisamente Mark Leonard Cooper Richardson. "Nanetta!" Mi stritola in un abbraccio, che io prontamente ricambio. Mi mancava sentirmi a casa. Mi ha sempre chiamata così, dato che sono più piccola di lui di due anni e sono anche più bassa. L'unica cosa che ci accomuna sono le lentiggini. Io ho gli occhi verdi e i capelli rossi di mamma, che ha origini italiane mentre lui ha i capelli castani e gli occhi azzurri di papà che è nativo dell'Alaska. Mentre ci stiamo ancora abbracciando arriva l'allegra combriccola. "Cooper che ci fai abbracciata al mio amico, eh?" "Sempre gentile, Hemmings." Lo fulmina mio fratello, sciogliendo l'abbraccio sapendo della mia copertura. "Come saprai lei è Mathilda Cooper, e ha lavorato per la mia famiglia da quando è una ragazzina. È come una sorellina per me, perciò attento a come le parli."
"D'accordo Leonard. Non c'è bisogno che ti alteri." Salta sù Calum. "Shht, zitto una buona volta." Lo riprende sottovoce sua sorella. Della quale non mi sfugge lo sguardo imbambolato che lancia al mio di fratello. "Noi siamo in sala giochi quando hai finito di salutarla." Lo informa Michael. "Perfetto, cinque minuti e arrivo." Salgono le scale, lasciandoci soli. "Che ci fai tu qui?" Quasi urlo. "Vuoi farmi scoprire?" "Assolutamente no, mamma e papà mi hanno mandato a controllare come andasse il tutto e ho usato la scusa del passare a salutare quei tre idioti miei amici d'infanzia quando passavo le estati qui e la sorellina di Calum che a quanto ho potuto vedere è migliorata molto." "Ehi!" Lo riprendo io tirandogli uno schiaffo sul braccio talmente muscoloso che quasi mi faccio male alla mano. "Domani ci troviamo direttamente in albergo dai nostri genitori, io rimarrò qui fino a che non dovrò prepararmi, mentre tu hai tutta la giornata libera giusto?" Cambia completamente discorso "Esatto." Confermo io "Perfetto. Ho detto ai vecchi che avevi solo mezza giornata libera, così ti aspettano per le due e hai tutta la mattinata e il pranzo per rilassarti e fare ciò che vuoi." Mi fa l'occhiolino "È per questo motivo che sei il miglior fratello del mondo!" Esclamo entusiasta, lasciandogli un bacio in guancia. Un po' di riposo mi ci vuole! Lui ride e se ne va mimandomi con le labbra un 'ci vediamo domani' dato che sta passando un maggiordomo proprio in quel momento.Mi sveglio alle nove e mezza, dato che ho la giornata libera e ho deciso di non puntare la sveglia.
Prendo una gonna nera attillata a vita alta, sopra ci metto un top verde militare abbastanza elegante anche se corto e lascia vedere una piccola striscia di pelle. Metto un paio di scarpe col tacco, raccolgo i capelli in una coda alta e mi trucco leggermente. Tutto questo perché so che dopo dovrò raggiungere i miei e che se non sono vestita in modo adeguato mi faranno una predica pure peggio di quelle della Signora Hemmings. Prendo gli occhiali da sole mettendoli in testa, il cellulare in mano ed il caricabatterie infilandolo in borsa. Esco dalla stanza china e intenta a scrivere un messaggio quando vado addosso a qualcuno. "Pensavo di adorare quelle divise, ma vestita così sei anche meglio." Cocciuto il ragazzo. "Tu invece fai pena comunque." Gli rispondo a tono. "Ne sei sicura?" Chiede ammiccando e bloccandomi al il muro con il suo corpo. Indossa un paio di skinny jeans neri e una canotta altrettanto nera, mi soffermo a guardare i muscoli delle braccia, ma in un secondo di lucidità mi riprendo e rispondo "Assolutamente." E sgattaiolo via dalla sua presa essendo abbastanza più bassa di lui. "Scusa, ma ora devo proprio andare. Sono in ritardo." Mi giro ma dopo due passi mi blocco e girata ancora di schiena gli dico "E non ti azzardare a guardarmi il fondoschiena mentre vado verso la porta." "Ma.. ma come hai fatto?" Mi chiede un po' intontito. Mi giro e gli rispondo "Segreti del mestiere." Gli faccio un occhiolino sorridendo strafottente ed esco di casa. In fondo mi piace farlo disperare.
La mattina la passo tranquilla girando per le strade e mimetizzandomi nei turisti. Mangio qualcosa in un fast food, come faccio sempre quando sono sola e nessuno mi può giudicare. Infine raggiungi i miei in Hotel. O meglio al Grand Hotel. Ovviamente devono farsi notare e hanno prenotato una suite nell'albergo più prestigioso di Sydney. Mi stanno aspettando nella hall e quando mi vedono si alzano e sorridono. Ci salutiamo e parliamo di come è passata questa prima settimana. Ad una cert'ora decidiamo di andare a prepararci. Soprattutto io e mia madre, dato che ci mettiamo sempre un secolo. La suite, come sempre è una favola. Lì ci aspettano il parrucchiere e la truccatrice di 'corte' se così si può dire o meglio hairstylist e il male-up artist fidati di mia madre. Prima però decidiamo di vestirci, così mi mostra il vestito che ha scelto per me e che indosserò stasera. Quando lo vedo rimango di stucco, primo motivo è a dir poco meraviglioso e secondo motivo questa volta mia madre si è spinta fuori dagli schemi. È di un color oro rosato, con ricami ovunque, è a sirena e lascia la schiena completamente scoperta adornata da dei fili d'oro che partono dall'alto della schiena e vanno fino in fondo. "Wow." È l'unica cosa che riesco a dire. "Presumo ti piaccia. Sai, l'ho fatto confezionare apposta per te." Mi informa mia madre. "È talmente bello che non riesco ad esprimermi!" "Allora cosa aspetti? Mettilo!" Vado in bagno e lo indosso, non con poche difficoltà. Metto anche le scarpe nere con un tacco vertiginoso a spillo e su queste avrei qualcosa da dire a mia madre a riguardo, ma vincerebbe comunque lei e le metterei lo stesso anche perché stanno d'incanto col vestito mentre la maschera nera la metterò dopo il trucco.
Esco e mia madre e già vestita con il suo abito nero pieno di Swarovski sullo scollo attillato che però cade morbido sui fianchi e non uno spacco fino a metà coscia. Anche il suo lascia vedere buona parte della schiena mentre le sue scarpe sono di colore rosso scuro, elegante. Abbinate alla maschera, come il mio outfit. Devo proprio ammettere che questa donna ha gusto. Ci guardiamo e diciamo un "wow" a testa per poi lasciarci truccare e acconciare. Mia madre opta per un trucco classico con le labbra dello stesso rosso della maschera e delle scarpe, è così faccio anche io facendo sfumare il rossetto nero con uno rosa verso il centro tutti e due opachi. Come sempre mi coprono tutte le lentiggini, sia per un fatto di bellezza (secondo loro, dato che io le adoro) che per non essere riconosciuta con facilità. A me fanno uno chignon alto così che si veda la schiena lasciata fuori dall'abito lasciando qualche ciuffo di capelli fuori che ricade sul collo e sul viso, mentre mia madre avendo i capelli corti fa solamente una piega. Indossiamo le maschere e siamo perfette. Ci raggiungono gli uomini di casa, mio padre con il suo classico smocking e la maschera abbinata a quella della mamma, mentre Mark indossa anche lui uno smoking nero ma la sua camicia è dello stesso colore del mio abito e la sua maschera è di entrambi i colori mischiati insieme. Ci siamo sempre presentati alle feste importanti insieme, come una coppia di fratelli ma non ci siamo mai vestiti abbinati e questo mi rende ancora più felice. Lui e mio padre sorridono e ci abbracciano cercando di non sgualcire i vestiti. Accompagnati da una guardia del corpo ciascuno ci dirigiamo alla limousine parcheggiata davanti all'hotel per raggiungere la location dell'evento. Mi siedo di fianco a mio fratello, sentendo che comincia a salirmi l'ansia. Come sempre. Lui lo capisce, mi stringe la mano e mi sussurra "Sei incantevole e irriconoscibile, rilassati." Cerco di farlo e appena la macchina si ferma, mio padre mi ricorda "Questa sera tu sei solamente Charlotte Eve Richardson." "Hai talmente tanti nomi che nessuno si ricorderà di Mathilda Cooper, tranquilla." Mi sprona mia madre. Come ogni volta io e mio fratello ci guardiamo, sorridiamo e prendiamo un grosso respiro. Si va in scena. È il momento che il responsabile, futuro erede dell'Alaska e la piccola, ma ribelle principessina che sono in noi resuscitino.•••
Hiii people!
Avevo detto che in questo capitolo ci sarebbe stato il ballo (quello sopra dovrebbe essere il vestito di Mathilda) ma l'ho diviso altrimenti era troppo lungo e poi mi piace lasciarvi sulle spine! AHAHA *risata malefica*
Tolti gli scherzi, domani si ricomincia la scuola e quindi inizierò ad aggiornare con meno frequenza ma il più possibile. Promesso, anche perché adesso inizia il divertimento. 😏
Alla prossima!
With love,
-Mat.
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Double life. || Luke Hemmings.
FanfictionMathilda Charlotte Eve Cooper Richardson, figlia dei sovrani dell'Alaska per punizione è costretta dai suoi genitori ad andare in Australia sotto copertura al servizio della famiglia più prestigiosa di quel continente. Riuscirà a sopportare la puniz...