Galà.

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Mathilda's pov.
Mi giro quando la sveglia suona ma quando cerco di spegnerla cercandola a tastoni sul comodino sento qualcun altro di fianco a me. Apro gli occhi assonnata e guardo chi possa essere, quando metto a fuoco mi spunta un sorriso, ma anche un po' di rimorso e finalmente mi ricordo cos'è successo ieri sera. Luke è spuntato dal nulla dicendomi che sarebbe stato meglio che io avessi qualcuno di supporto anche per stanotte e poi contro la mia volontà ho dovuto fermarlo dal provarci ancora con me. Quando mi alzo per vestirmi lo sento mugugnare qualcosa, quindi mi giro "Dormi è ancora presto." Lo informo. "Che ore sono?" Dice con voce roca dal sonno, stropicciandosi gli occhi e rivolgendomi un sorriso. Sembra così tenero, così indifeso lì sdraiato sul mio letto mezzo addormentato e con gli occhi assonnati. "Le sette e un quarto, io devo preparami e poi andare di sotto. Dobbiamo finire i preparativi del galà." Dico entrando in bagno e portandomi la divisa. Il ginocchio va molto meglio mi da solo un lieve fastidio quando mi piego. Mentre mi sto lavando e vestendo, lo sento parlare dall'altro lato della porta. "Quindi stasera lavori?" Chiede. "Si, ovvio." Rispondo io. "Mh, okay." Risponde. Mah, che strano. Perché mi chiede queste cose? Esco e lo trovo ancora nel letto, lo saluto e gli dico di rimanere lì fino a quando vuole. Mi dirigo ad aiutare gli altri, dopo una bella colazione. Ci aspetterà una giornata estenuante. Pulire l'argenteria, la sala, mettere gli addobbi, lavare le vetrate, controllare l'arrivo dei vestiti dei Signori e poi durante la serata anche l'arrivo degli ospiti, il servizio con cibo e bere e chi più ne ha più ne metta. Di certo la Signora Hemmings non ammetterà errori.
Oltretutto stasera è richiesta la divisa elegante. Prima della fine di questa giornata diventerò matta.

Luke's pov.
Mi rigiro nel letto ancora per un po' anche se non riesco a riprendere sonno. Mi sarebbe piaciuto portarla al galà con me, per farle vedere cosa si prova dato che presumo lei non ci sia mai stata. Poi, ammettiamolo mi piacerebbe da matti vederla in uno di quei vestiti super eleganti. Mia madre però non lo ammetterebbe dato che già ieri non ha lavorato, quindi deve lavorare oggi e che è una sua domestica e si sa che noi dobbiamo dividerci da loro, secondo lei. Ragiono su queste cose, quando squilla il cellulare. Guardo ma non è il mio, allora prendo quello di Mathilda che è ancora appoggiato al comodino e ci leggo sopra il nome dell'emittente della chiamata "Cel*cuore*" così nonostante so che non sia affar mio e che non dovrebbe importarmi rispondo. La persona dall'altra parte comincia a parlare senza che nemmeno io fiati.
"Ehii, tesoro mio! Allora diventeremo cognate o no? Devi raccontarmi qualcosa?" Questa voce mi sembra troppo famigliare, eppure è impossibile. Anche se rimango perplesso dalla domanda, cognate? In Alaska ha un ragazzo o possibile fidanzato e magari futuro marito? Quindi rispondo alla ragazza. "Ehm, ciao. Non sono Mathilda, lei è a lavoro e ha lasciato il telefono in camera così ho risposto." La tipa per un attimo non risponde ma poi dice "Ehm, grazie. Puoi avvisarla della chiamata quando la vedi?" "Certo." Mi saluta e mette giù. Ancora perplesso, vado a fare colazione e a rilassarmi prima di dovermi preparare. Devo chiedere a Mathilda se ha un ragazzo in Alaska. Non voglio fare da passatempo.
Una volta in camera mi addormento di nuovo e quando mi sveglio è abbastanza tardi quindi faccio una doccia veloce e poi mi vesto.
Metto i miei pantaloni eleganti, la camicia nera e la giacca verde militare che mi sono fatto preparare, mi sono rifiutato di mettere cravatta o papillon.
Mia madre come sempre passa a controllare me e i miei fratelli per vedere se abbiamo messo le cose giuste. Ha indosso un vestito grigio lungo fino ai piedi. Dopo di che scendiamo per vedere gli ultimi preparativi insieme a lei. La sala è molto elegante, come sempre, i fiori tendono dal bianco al rosa, i tavoli sono messi in modo ordinato e apparecchiati con tutta l'argenteria. Lei sta sistemando le sedie, ha già indossato la divisa elegante. Consiste in una camicetta bianca con decoro una collana di brillantini, messa dentro and una gonna a vita alta nera con uno spacco dietro e delle scarpe con il tacco sempre nere. Ha raccolto i capelli in una coda alta e oltre al solito trucco si è messa un rossetto rosso. Cammina così bene e così sicura su quei tacchi talmente alti che potrei scommettere che li usi tutti i giorni. Non posso nascondere che quella cazzo di divisa ispira pensieri poco casti. Quando mi vede mi sorride e io ricambio. Noto sul lato destro del suo collo il succhiotto che le ho lasciato e non posso fare a meno di sorridere ancora di più. Dopo una ventina di minuti iniziano ad arrivare gli ospiti, dopo un'oretta siamo seduti ai tavoli aspettando il cibo sofisticato che mia madre ha accuratamente scelto. Arrivano i maggiordomi e le domestiche che in perfetta sincronia appoggiano i piatti, uno davanti ad ogni persona. Così fino alla fine della lunga cena. Io e i miei amici odiamo queste cose, perciò presumo che la maggior parte di loro o sia nel cortile sul retro a fumare o nella depandance a bere e fare casino. Finite le portate, si sono aperte le danze e i camerieri hanno cominciato a sparecchiare. Noto una complicità non indifferente tra Mathilda e Irwin, quel coglione del maggiordomo. Che quella che ha chiamato oggi fosse la sorella? Magari è per questo che ho riconosciuto la voce, ogni tanto viene a fargli visita.
Oggi ho chiamato Eve purtroppo lei e la sua famiglia non ci sono. Hanno avuto un contrattempo o una cosa del genere, da quello che ho capito dato che al telefono era abbastanza evasiva, mi farà impazzire qualche giorno. Mi sarebbe piaciuto rovinare un'altra di queste feste. Mi piace molto, ma quando ho visto parlare Irwin e Mathilda ho capito che mi interessa anche lei. Non so più cosa pensare. Mi sto guardando in giro quando noto in un angolino poco illuminato dove lei sta sparecchiando un tavolo, un ragazzo invitato alla festa che le si avvicina e ci prova spudoratamente nonostante si vede che lei lo respinge e per la prima volta in vita mia provo qualcosa di molto simile alla gelosia, così decido di andare da loro. Mi avvicino e quando sono lì dico appoggiando il mio braccio sulle sue spalle "Mathilda! Finalmente ti ho trovata!" Lei mi sorride, lui fa una smorfia. "Piacere Josh Evans." Allunga la mano per presentarsi "Lucas Robert Hemmings, il suo ragazzo." Mi schiaffeggio mentalmente. Ma cosa mi è passato per l'anticamera del cervello? Mathilda mi ucciderà. Dico indicando la ragazza di fianco a me che appena pronuncio quelle parole mi guarda con un misto di confusione, divertimento e paura. "Ah, il suo ragazzo? Siamo così sicuri Math?" Chiede lui sorridendo alla rossa in modo malsano. Perché la chiama con questo nomignolo? Che sia il suo ragazzo e io abbia fatto una gran figura di merda? Mi smentisco quando lei finalmente risponde "Si, il mio ragazzo." Risponde sicura, sorridendomi. "Ah, e quindi potete provarlo?" Chiede ancora questo tipo dai capelli neri. "Mh, io-si.." Dice lei un po' esitante per poi guardarmi. Così io le prendo il viso e appoggio le mie labbra sulle sue, spostando le mie mani sui suoi fianchi e lei tra i miei capelli. Le nostre lingue giocano, si rincorrono, come se si conoscessero già, come se ci fossimo già baciati prima e forse mi sembra di aver già assaporato le sue labbra. Vengo interrotto dai miei pensieri da lei che si stacca guardandomi quando le sorrido. "Ma vaffanculo." Biascica a denti stretti quel John, Jack, James, o forse Josh? Si, era Josh. Se ne va, lasciandoci soli.
"Mh, direi che fingere di essere il tuo ragazzo ha i suoi vantaggi." Dico mettendole una ciocca di capelli sfuggita dalla coda dietro l'orecchio. Ride e poi chiede "E quali sarebbero questi grandi vantaggi, scusa?" "Innanzitutto, baciarti. Mh, poi tantissime altre cose." Ma che cazzo ti succede Hemmings? Tu le ragazze te le scopi e poi le cacci da camera tua. Non gli fai complimenti o le aiuti quando si fanno male. Non so cosa cazzo mi è preso, ma quando la vedo il mio stomaco fa un giro su se stesso e il mio cuore perde un battito, il mio cervello smette di funzionare e nono stante io faccia il duro o il pervertito dentro di me sono più insicuro che mai. Quei fottuti occhi che mi guardano, quelle labbra che mi parlano o quelle mani che mi sfiorano o ancora quei capelli ribelli che si ostina a sistemarsi continuamente, quelle lentiggini che le coprono il viso sono droga per me. Lo capisco ancora di più quando mi da un bacio a stampo e mi sorride prima di tornare a lavorare, lasciandomi lì imbambolato con un sorriso ebete sul volto.  Eh, no Hemmings. Non puoi permetterti di invaghirti di nuovo. Non dopo quello che è successo l'ultima volta.

Double life. || Luke Hemmings.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora