Nove

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"Amare può ferire
Amare può ferire a volte,
ma è tutto ciò che so.
Quando ci saranno difficoltà sai,
è l'unica cosa che ci fa sentire vivi"
-Ed Sheeran, Photograph-

Ryan

Chi diavolo è questa ragazza spuntata fuori dal nulla, e finita dritta fra le mie braccia?
Quando per me era semplicemente Treccine Rosse, di lei sapevo soltanto che mi aveva stregato con la sua bellezza anticonvenzionale.
Pochi giorni dopo Treccine Rosse è diventata Syria, ma l'unica informazione in più che ho potuto registrare oltre al suo nome, é che a quanto pare è completamente fuori di testa. Ah, e parecchio suscettibile anche.
E ha la bocca più buona e incantevole del mondo. E una faccia tosta di quelle che o odi a pelle, o cominci ad amare in modo incondizionato.
Non mi sembra che io riesca ad odiarla. Perciò suppongo di esser già messo male.
In verità, tutto sommato, un paio di cose su di lei le ho scoperte in questa settimana.
Sempre che non sia finito in una specie di sogno.
Quanto è assurdo perdere la testa per una cascata di treccine e un paio di occhi di ghiaccio intravisti su un autobus per a malapena mezzo minuto, poi ritrovarseli ovunque per giorni, e infine ricevere in regalo un bacio da quella stessa ragazza, senza aver neppure mosso un dito?
Di solito non funzionava così.
Non per me.
Ma se la ruota aveva preso a girare in un'altra direzione, non mi sarei opposto.
E se quella direzione avrebbe puntato ancora verso le labbra di Syria, stavolta fra noi ci sarebbe stato un bacio degno di questo nome.
Non mi era bastato sfregare le labbra contro le sue, mi ero già pentito di essermi contenuto solo per mostrarmi delicato.
Se non si fosse ripresentata l'occasione, l'avrei rimpianto a vita.
Avevo fantasticato su di lei -su di noi- lo ammetto, e baciarci era nient'altro che l'inizio.
L'attrazione fra me e lei era così potente che, almeno nelle mie fantasie, non poteva andare altrimenti.
Era normale alla mia età. Quale ragazzo fra i quattordici e i trent'anni non pensava costantemente a quello, quando veniva ammaliato da una ragazza?
Sarei uno di loro se nella mia testa non vorticassero senza sosta decine di paranoie e problemi.
Concedermi quelle fantasie -e riuscire ad allontanarmi dal resto- era quasi un lusso per me.
Concedermi di immaginare altri incontri simili con Syria nella realtà invece, era proprio una follia bella e buona.

☆☆☆

Sono le nove passate quando quella sera finisco di lavorare alla palestra e torno a casa.
Mio fratello é in cucina che mi aspetta, davanti a due piatti di carne ormai freddi.
" Jordan... non hai ancora cenato? Lo sai che rientro tardi il lunedì"
" Me lo ricordavo, volevo aspettarti comunque e mangiare con te. Non ci vediamo mai altrimenti"
Il mio fratellino.
Gli passo accanto e prima di sedermi gli scompiglio i capelli, Kira corre a strofinare il muso sulla mia gamba.
Ha ragione: fra le lezioni, il tirocinio e il lavoro non trascorro abbastanza tempo con lui.
Ed è una situazione che odio perché gli voglio davvero bene e se penso a tutto ciò che vorrei fare con Jordan e che invece mi perdo ogni volta, mi assale una malinconia che non mi serve vada ad aggiungersi al resto dei casini.
Da bambini stavamo sempre insieme. Dalla prima volta in cui l'ho visto, avvolto in una copertina azzurra da cui sporgeva un visetto raggrinzito e una manina che aveva subito stretto intorno alla mia, ho provato un'ondata di affetto e adorazione verso mio fratello che non è mai scemata.
Ho giurato a me stesso che gli sarei stato accanto, soprattutto da quando ci siamo ritrovati così soli, e invece adesso la maggior parte delle volte non sono in grado di condividere neppure la cena con lui.
Crescere fa schifo eh?
" Sei distrutto Ryan" osserva dispiaciuto. "Non capisco perché ti ostini a tenerti questo lavoro, sono certo che papà può pagarti gli studi"
" Mi fa bene stare in palestra, ve l'ho già detto. Posso allenarmi gratis e ho a che fare con belle ragazze in reggiseni sportivi e pantaloncini"
Ripenso subito a Syria, é inevitabile. Il mio cervello è andato in tilt. Per colpa sua.
" Contento tu" borbotta Jordan.
Non sembra credermi.
E la sua intuizione é giusta sebbene io non abbia intenzione di dirglielo.
So che papà mi pagherebbe gli studi, so che ha un conto in banca apposta per le spese dei suoi figli.
Ma voglio che quei soldi siano tutti per il college di mio fratello, voglio che fra un paio d'anni non abbia bisogno di cercarsi un impiego perché il denaro non è sufficiente.
Io posso fare dei sacrifici e stare tutto il giorno fuori, non importa.
É così che deve andare.
É lui il suo vero figlio.
Anche se nessuno di loro la vede in questi termini, solo io.
" Sto bene fratellino, e ti prometto che questa domenica la passeremo insieme. Parliamo di te piuttosto. Ultimo anno di scuola eh?"
" Già. Niente di entusiasmante. Stesse materie, stessi prof, stessi compagni stronzi. Se ne salvano giusto un paio"
" Nessuna novità quindi?"
" Be'... si. Qualcosa" mormora abbassando gli occhi.
Qualcosa?
" Ti piace una ragazza fratellino?" indago, contento per lui.
" Forse"
" Tutto qui?"
" Se ci sarà qualcosa da raccontare sarai il primo a saperlo" mi assicura.
Gli stringo una spalla e lo lascio in pace.
Capisco benissimo il bisogno di tenere per sé e solo per sé questa cosa, almeno per un po'.
È quando il mondo irrompe nelle nostre bolle felici che si inizia ad avere paura, e si rischia di perdere i primi pezzi.

☆☆☆

Dopo aver fatto una doccia, mi infilo sotto le coperte calde con addosso una maglietta e i pantaloni del pigiama.
Due minuti e il cellulare comincia a squillare. Leggo il numero di mio padre e il cuore mi si gonfia di gioia.
Finalmente.
Sembra passata un'eternità da quando ho sentito la sua voce.
" Papà?" lo chiamo, accostando il telefono alla guancia.
" Ciao Ryan, come stai?"
Quella é sempre la sua prima domanda.
" Mi manchi" sussurro. È sempre la mia prima risposta, sempre, prima che gli parli di me.
" Lo so. Perché sento la stessa mancanza figlio mio. Ma ora dimmi come ve la passate tu e Jordan, con tuo fratello ho parlato qualche ora fa"
" E non ti sei ancora stancato di ascoltarci raccontare le stesse cose?" scherzo.
" No. Ascolterei di tutto pur di sentire le vostre voci. Dopo giorni di urla sofferenti e spari, non voglio altro che questo, sentire le voci dei miei figli"
Mi vengono le lacrime agli occhi. E mi si forma un nodo gigante a metà gola. Ma mi sforzo di mandarlo giù e lo accontento. Parlo, anche se non ho niente da dire. Parlo, anche se le mie giornate sono tutte uguali e sono parole che ha già sentito.
Parlo per ascoltare i suoi commenti, perché anch'io adesso non voglio altro che sentire la voce di mio padre.
Lui è un medico.
Lavora per l'esercito, in Iraq.
Cura i feriti di guerra, i nostri soldati.
Non combatte con loro ma vive come loro. In mezzo agli spari e agli attentati.
Non combatte con loro ma rischia di morire come loro. Ogni giorno.
Torna a casa circa quattro volte l'anno. E resta per un mese.
Paga un prezzo troppo alto per un compenso così piccolo.
Sta via quella che somiglia ad un'eternità, lasciando a casa due figli che ama, costantemente preoccupati per lui, e quando è qui il tempo finisce per non bastarci mai.
Un prezzo troppo alto, un compenso troppo piccolo.
E dopo anni non diventa un'abitudine. Diventa il tuo modo di vivere.
La mente là con lui per almeno metà giornata.
Le preghiere che reciti la notte sperando che qualcuno ti ascolti.
I battiti che salta il tuo cuore allo squillo di un telefono.
Non per forza il tuo. Qualsiasi squillo di un qualsiasi telefono.
È per questo che Jordan e io preferiamo comunicare per messaggi quando siamo lontani.
" Sicuro che non ci sia proprio nessuna novità Ryan? Ho colto una sfumatura più allegra del solito nella voce di tuo fratello"
Per quanto mi piacerebbe rivelargli che il piccolo di casa ha forse trovato una bella ragazza, mi rendo conto che non spetta a me e sto zitto.
E per quanto anch'io voglia tenermi stretta e coperta ancora un po' "la carta Syria", finisco invece per scoprirla.
Anche se quasi neanche la conosco.
Anche se si tratta di un bacio e basta.
Anche se potrei perfino non rivederla più.
Se decidesse di abbandonare la palestra, dove mai potrei scovarla?
" Non so cos'è che ha Jordan, ma sta bene. Io piuttosto, ho avuto un incontro interessante"
" Ti ascolto" mi invita a proseguire.
" Ho conosciuto una ragazza bellissima papà. Un po' matta, ma è bellissima. Ha dei capelli rossi assurdi e due occhi che ti stregano. Un giorno l'ho semplicemente vista e poi me la sono ritrovata ovunque, al locale di Mich, alla palestra..."
Continuo a chiacchierare con lui finché un'emergenza non lo costringe a chiudere. Gli ripeto quanto gli voglio bene prima di salutarlo.
Al telefono è più facile.
Gli occhi iniziano a farsi pesanti, ma mi concedo di dormire solo dopo aver recitato le mie preghiere, con una foto della mia famiglia stretta fra le mani.

Mi Accarezzi L'Anima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora