Sessantatre

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"E sono così spaventata che
addirittura il mio stesso respiro
potrebbe scoppiare
se fosse una bolla
E farei meglio a sognare
invece di combattere"
-Elisa, Dancing-

Ryan

Non ci stavo capendo più nulla.
Di lei, di noi. Di dove stavamo andando, di cosa stavamo facendo, di quello che stava succedendo.
Se per un paio di notti mi ero illuso che fossimo tornati alla normalità, avevo sbagliato.
Syria non sembrava stare ancora male come quella settimana in cui aveva picchiato quel ragazzo a scuola, però io sospettavo che qualcosa non andasse comunque. Che sotto sotto dei problemi ci fossero.
Mi accorgevo della differenza di comportamento. Fra lo sforzarsi di stare bene, e lo stare bene davvero.
E lei, senza alcun dubbio, si sforzava. Forse per me, forse per non rompere l'equilibrio, forse per orgoglio, forse per non darmi altre preoccupazioni. Ma non ti puoi nascondere a lungo davanti agli occhi di chi ti ama. Davanti agli occhi di chi si accorge se le tue labbra si incurvano in un sorriso spontaneo o manovrato, se abbassi lo sguardo per imbarazzo o per non mostrare la verità, se dai un abbraccio perchè ne hai bisogno o per evitare domande.
Non mi puoi ingannare Treccine Rosse.
Syria mi aveva trovato e preso quando mi sentivo un uomo spezzato. Mi aveva preso e mi aveva guarito.
Io l'avevo presa intera e ora si stava rompendo strada facendo.
Dovevo restituirle il favore, lo sapevo. Dovevo starle accanto ed essere quello che lei era stata per me.
Se solo avessi avuto un manuale di istruzioni che mi indicasse la via da seguire.
Perchè io non lo sapevo cosa fare per aiutarla, e di questo me ne vergognavo da morire.
Starle vicino non era sufficiente e io non sapevo cos'altro fare. E saperlo stava diventando la cosa che più desideravo adesso in questo mondo.
A breve sarei diventato un medico, e non avevo la cura per guarire la persona che amavo.
Ogni giorno mi occupavo di decine di pazienti che arrivavano al pronto soccorso, poi tornavo a casa e non sapevo occuparmi di lei.
Faceva male.

   ☆☆☆

All'inizio di quella giornata avevo cercato una scusa per presentarmi in palestra.
Poi avevo deciso che non mi serviva alcuna scusa. Se volevo andare a trovare la mia ragazza, guardarla mentre si allenava per poi riportarla a casa, potevo benissimo farlo.
Quando metto piede in quella struttura che non mi appartiene più da mesi, mi aggiro cauto per le sale osservando tutto quello che fino all'anno scorso era anche un po' mio. Non avrei creduto di poter provare nostalgia per questo lavoro, tento di reprimerla andando verso la stanza dove so troverò Syria.
E infatti eccola lì: una tuta corta addosso, i guantoni blu, le treccine raccolte in una strana acconciatura e piegata in posizione di attacco davanti a Jax. Lui le sta dicendo qualcosa che dalla mia postazione accanto alla porta non riesco a cogliere. Non mi avvicino, suppongo li infastidirei se li distraessi. Me ne resto qui, nel mio angolino abbastanza vicino per osservarla.
Quando entrambi riprendono a muoversi, mi accorgo subito della differenza nel movimento di Syria. Ricordo ancora i brevi momenti che ho spiato i primi mesi, e adesso... adesso è tutto amplificato.
É più aggressiva, è la prima cosa che noto. Ha più energia, uno sguardo distaccato dal presente e perso in quel mondo suo, colpisce Jax senza dargli tregua e lui glielo lascia fare.
Una fitta di gelosia mista a non so cos'altro mi arriva dritta in pancia.
Lui la sta aiutando. Lui è in grado di fare quello che dovrei fare io. Loro condividono qualcosa che io e lei non condivideremo mai.
Non ho più alcun dubbio sul fatto che sia questo sport il problema che è piombato addosso negli ultimi mesi prima a lei, e poi a noi. Non ho più alcun dubbio sul fatto di poterla aiutare. Non posso, punto.
Sarò masochista, ma resto per un'altra mezz'ora a guardarla, mentre dentro mi si smuovono migliaia di sensazioni e sentimenti dolorosi. Quando la lezione finisce e lei si volta e mi vede lì sulla porta, è perplessa. Di sicuro la 'sorpresa' non le ha fatto piacere.
" Ryan" dice comunque con un sorriso. "Non posso darti un bacio perchè sono sudata e..."
Me lo prendo lo stesso quel bacio. Le metto una mano dietro al collo e faccio scontrare la sua bocca con la mia. Ho bisogno di ristabilire un contatto, di sentirla mia dopo aver visto il feeling che aveva con Jax.
É mia, è mia lo stesso, anche se questo posto lo condivide con lui è mia. Sempre.
" Ehi, stai bene?"
" Mi mancavi" è l'unica spiegazione che posso darle.
E in un modo parecchio contorto è anche vera perchè mi manca ancora, dov'è la Treccine Rosse di un tempo? Però riconosco che ha ragione lei, bisogna prendere tutto di una persona.
E a distanza di poche ore mi manca anche questa versione di te. Io non ho paura di dirtelo.
" Sei qui da molto?"
Annuisco, lei stringe le labbra e va a prendere la sua roba nello spogliatoio. Ho l'impressione che le serva un momento per riprendersi e ritrovare la maschera che indossa in questi giorni.

" Se hai bisogno di parlare io ti ascolto, lo sai vero?"
È il massimo che sono in grado di fare più tardi quella stessa sera, mentre stiamo abbracciati a letto.
" I soliti problemi da adolescente che si avvicina al diploma, cosa farò dopo della mia vita?" dice scrollando le spalle, come se non fosse importante. E per minimizzare.
Solo che tu lo sai cosa farai dopo vero? Lo sai cosa vuoi ma non sai conciliarlo in questa realtà qui, in questa realtà con me.
" Hai ancora tempo per pensarci"
L'ennesima frase fatta e inutile, che non serve a lei e fa sentire da schifo me.
" Si, lo so" ribatte, poco convinta.
Nasconde il viso sul mio petto e la comunicazione si chiude lì.
Ci giriamo intorno ma più di questo non sappiamo fare.
E io quello che non mi dice, ho paura di saperlo.
Dovrebbero essere soltanto parole. Cosa potrebbero mai farmi, verrebbe da chiedersi.
Non so se voglio scoprirlo. Non so neanche se ho la forza di andare avanti così.
Stupido da parte mia sperare che ogni cosa sarebbe andata a posto da sola.

Syria

La percepisco la sua voglia di sapere, unita alla paura di smascherare quello che mi passa per la testa.
Se almeno lo capissi io cos'è che mi passa per la testa.
Inutile da parte mia cercare soluzioni che non esistono. Sono a un bivio. O restare per lui, e cercarmi un nuovo scopo nella vita. O tornare in Italia e riprendere con la boxe. Nessuna soluzione, solo una decisione da prendere.
Se avevo pensato di ricominciare con il pugilato qui, non avevo fatto i conti con un paio di problemi. Sarebbe complicato e come ha detto Kevin, ripartirei da zero. Non lo voglio cancellare quello che ho costruito.
Però Ryan non lo posso lasciare, di lui davvero non so come potrei farne a meno.
Io che non posso rifugiarmi sul suo petto quando più ne ho voglia, lui che finirebbe per trovarsi un'altra ragazza e dimenticare me.
Ne morirei.
Cosa dovrei proporgli? Una specie di storia a distanza? A distanza di dieci ore d'aereo?
Di venire via con me e lasciare il resto delle persone che ama, i sacrifici che ha sopportato per anni?
Siamo ad Aprile e la data di scadenza che mi ha dato Kevin non fa che avvicinarsi. E io per quanto cerchi di nasconderlo, sono nervosa, impaurita, confusa, sola, persa.
Non so come venir fuori da questa ragnatela in cui mi sono invischiata di mia spontanea volontà.
Per una volta li sto sentendo tutti gli anni che ho, con i limiti che questo comporta. Li sento questi diciassette anni e mi stanno stretti.
La pace momentanea che quell'incontro alla palestra di Jax mi aveva dato, è svanita in fretta. Me ne serve ancora, inutile nasconderlo. Questo periodo fa schifo e a me ne serve ancora.
Troppi punti di domanda con cui fare i conti. Tra cui la scuola che va da schifo, mi ci vorrebbe un miracolo per diplomarmi e penso a quanto deluderei Ryan se non ci riuscissi.
Mi sembra di dover correre continuamente per essere alla sua altezza, correre senza lasciare indietro pezzi di me stessa, perchè senza quei pezzi mi romperei lungo la strada. Mi sto già rompendo.
Non so cosa sia questa nuova ossessione per la perfezione. Da un giorno all'altro ho semplicemente messo Ryan su un piedistallo, e ho costruito intorno a lui scale per raggiungerlo che non so salire.
Sarà pure tutto nella mia testa, ma a volte le convinzioni o le battaglie che si svolgono lì dentro, sono le più dure da combattere. A volte il cuore o l'anima, non hanno le armi adatte per combattere certe guerre.

Mi Accarezzi L'Anima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora