Trentanove

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"Hai passato una vita intera
bloccato nel silenzio
Con la paura di dire
qualcosa di sbagliato.
Hai un cuore che ruggisce
come un leone
Allora perché lasci
che la tua voce venga domata?
Tesoro, siamo un po' diversi
Non c'è bisogno di vergognarsi
Sì siamo tutti persone meravigliose
Allora perchè abbiamo tutti
così paura?"

-Emeli Sandé, Read all about it-

Syria

Non mi piace il fatto che Ryan se ne stia sulla soglia della saletta, a guardarmi lavorare sul sacco da boxe con Jax. Avverto i suoi occhi puntati sulla schiena, neanche fossero due laser inceneritori.
Dovrei sentirmi lusingata, ricoperta di attenzioni, e invece mi distraggo soltanto.
A cosa pensa mentre mi osserva esercitarmi in quello sport che odia tanto? Come mi vede veramente in questo momento?
" Ryan fuori di qui! La stai deconcentrando" ringhia a un certo punto Jax.
Si è accorto che ho la testa da un'altra parte.
" Non la stai mica preparando per le Olimpiadi, sta calmo" ribatte Ryan aggressivo.
Ryan aggressivo. Impressionante come il suo umore cambi in presenza di Jax.
" Smettetela tutti e due. Per oggi ho finito"
" Ma abbiamo ancora dieci minuti" ci tiene a ricordarmi il mio istruttore.
" Sono stanca, va bene così"
Jax alza le mani e va via sbuffando.
Passo un attimo dallo spogliatoio per togliere i vestiti sudati e poi raggiungo Ryan nella sua macchina. Mentre torniamo a casa, noto che é leggermente imbronciato.
" Scusa, non volevo distrarti in palestra"
" Non mi hai distratto, ero stanca. Non devi scusarti di nulla" mento.
Mentire mi viene davvero naturale e spontaneo, peccato non sia una qualità né di cui andar fieri e né di cui vantarsi.
Né una qualità tra l'altro.
" Sei molto brava in quello che fai. É come se lo facessi da sempre"
" Più o meno é così" mi costringo ad ammettere.
" Quando hai iniziato?" mi chiede cauto.
Con lui é come lanciare un osso a un cane: si attacca a qualsiasi appiglio che possa mostrargli un altro pezzo di me.
Mi schiarisco la voce, apro la bocca, ma non ne esce alcun suono.
In teoria è un semplice e stupidissimo numero, però quel numero potrebbe scatenare una reazione a catena che non sarei in grado di gestire.
Ci fermiamo ad un semaforo rosso, e Ryan ne approfitta per voltarsi verso di me e guardarmi. "Andiamo Syria, dammi qualcosa. Dammi qualcosa del tuo passato"
Lo fa soffrire questa mia riservatezza, lo vedo nei suoi occhi che mi implorano.
Qualcosa é una gran fatica per me, ho paura. Ma allo stesso tempo non sopporto l'idea di dargli meno di quanto lui dia a me.
Sarò mai pronta a dargli tutto? Tutto di me e non solo tutto di adesso? Perchè tutto quello che ho e sono oggi è già suo. Di quella che sono stata per diciassette anni invece, non ha che le briciole.
Qualcosa. Dopotutto, posso dargli qualcosa.
Immagino che da una parte dovrò pur cominciare.
"Fermiamoci alla casetta sull'albero e parliamo un po', ti va?"
" Si, certo che mi va" acconsente sollevato.
Forse ho fatto la scelta giusta, sento che un rifiuto non lo avrebbe accettato.
Ho all'incirca cinque minuti per scegliere su quale frammento della mia vita voglio aprire una porta.

Sono poggiata al petto di Ryan, seduta fra le sue gambe, e ci siamo rifugiati nella sua casetta nel bosco.
Saranno già passati un dieci minuti buoni, devo smetterla di prendere tempo.
Lui comunque non mi sta forzando, aspetta che io sia pronta e intanto mi stringe fra le braccia.
A malincuore mi allontano dal suo corpo per cambiare posizione. Mi siedo di fronte a lui per poterlo guardare negli occhi.
" A sette anni. Ho cominciato a fare kick boxing a sette anni"
" Oh... quando hai detto che la praticavi da sempre, pensavo fosse un modo di dire, non che avessi iniziato tanto piccola. Eri una bambina, come poteva piacerti uno sport simile?"
" Ero una bambina diversa. E difficile"
Sto facendo una fatica immane a non distogliere gli occhi dai suoi.
Gli prendo le mani perché ho bisogno di riempire il vuoto fra i palmi e le dita. Lui mi lascia fare, e con i pollici mi accarezza la pelle.
Sta provando a non giudicarmi.
" Allora, diversa nel senso che cercavi un passatempo alternativo perché le barbie non ti piacevano?" mi incalza "In effetti, non ti ci vedo neanche a sette anni a giocare con le bambole"
" Avevo problemi di gestione della rabbia" ammetto a mezza voce.
" Non a livello patologico, da curare con farmaci, psicologi o terapie. Una forma leggera, un disturbo del comportamento. Cose che capitano da piccoli o da adolescenti. Scattavo per niente, spingevo gli altri bambini se mi davano fastidio... Avevo solo bisogno di sfogarmi. Ero incazzata col mondo, non stringevo amicizia con nessuno. Anzi, con una bambina si. Perché non aveva i genitori. E quindi non la invidiavo. I miei non stavamo mai con me, non mi portavano al parco o alle gite nel fine settimana. Non facevo nulla di divertente, nulla di quello che gli altri ragazzini della mia età raccontavano di fare con la famiglia. Non mi saranno mancati i soldi, ma le attenzioni si. Me ne davano di sicuro più di quanto me ne diano ora, ma non erano abbastanza. Una bambina ne richiede un sacco no? Comunque, al novantanove percento é questo che mi ha spinta a sviluppare questo problema. Il lato comico? Sono stati i miei genitori ad iscrivermi ad un corso di kick boxing, figurati se io avevo idea di cosa fosse. Però mi è servito. A controllarmi. Ci andavo tre pomeriggi a settimana e lasciavo uscire fuori tutta la rabbia che avevo dovuto trattenere a scuola. Quando mi veniva voglia di prendermela con qualcuno, dovevo solo aspettare quegli incontri in palestra, era questa la regola. Col tempo, e crescendo, gli attacchi di rabbia sono spariti. Be' ogni tanto mi arrabbio ancora, é ovvio, ma è diverso. E poi," prendo un respiro profondo prima di terminare "la boxe non ho potuto comunque più abbandonarla. Oltre al fatto che questo sport mi piace davvero, e mi ha dato tanto, ho ancora bisogno di praticarlo" concludo.
Impassibile.
Ryan è impassibile.
Solo i suoi occhi sono leggermente lucidi.
" Mi hai sentita? Ho detto che ne ho bisogno. Il mio corpo ha bisogno di combattere, contro un sacco o contro qualcuno. Sono l'incarnazione di ciò che odi di più, é questo che volevi sapere?" continuo aggressiva, nel tentativo di sgretolare quella compostezza che mi sta facendo dannatamente paura.
Aria, mi serve aria, non ne entra a sufficienza qui.
Faccio per uscire ma i miei polsi vengono bloccati dalla sua stretta.
" Puoi darmi un momento?"
" La odi? La odi questa parte di me?"
" Non odio niente di te Syria! Mi sento vicino alla bambina che eri, e se questo sport ti ha aiutata, ti ha salvata, allora posso accettarlo"
" E il fatto che ne abbia bisogno adesso?" insisto.
Sospira e mi tira a sedere sulle sue gambe. Mi da un lungo bacio sulla guancia e mi spinge la testa sul suo petto.
" Va bene. Va bene ok? Non fai del male a nessuno, pratichi la boxe in palestra per sfogarti. Non è un problema, non è un problema. Sei sempre la mia ragazza, sei sempre la persona a cui tengo di più insieme a mio padre e Jordan"
Le sue parole dovrebbero sollevarmi, eppure, al contrario, mi fanno sentire uno schifo.
'Non fai del male a nessuno, pratichi la boxe in palestra per sfogarti'.
Oh, non ha idea. Lui non ne ha proprio idea.
E per quanti frammenti possa svelargli pian piano, non saprò mai spiegargli quanto questa cosa faccia parte di ciò che sono.

☆☆☆

Mi sta andando l'hamburger di traverso. E non perchè non sia buono.
Jordan è seduto proprio qui, accanto a me, e fra noi è sceso un silenzio che reggo a fatica. Non mi rivolge un sorriso -un sorriso vero- da giorni.
" Mio fratello ne è a conoscenza?" mi domanda di punto in bianco.
" A conoscenza di cosa?"
" Immagino di no" mormora contrariato.
" Quanto ne sa Ryan di te? Quanto ti conosce veramente? Parlate mai oltre che stare a sbaciucchiarvi la sera in casa tua?"
Da dove viene questo tono stizzito?
" Adesso basta Jordan. Che hai negli ultimi giorni? Il ciclo? Mi tratti da schifo, sembra che mi sopporti a malapena. E ora te ne esci con queste domande senza senso?"
" So chi eri in Italia Syria" mi gela, con le parole e con lo sguardo.
Dovrei imparare a controllare le mie reazioni quando mi rivolgono un'accusa del genere -perché mai suona sempre come un'accusa poi?
Prima Jax, adesso lui.
Come diavolo sono volate certe informazioni fin qui?
La mia faccia di sicuro dice tutto.
Non c'è migliore conferma del modo in cui mi paralizzo e sbianco quando ricevo una notizia inaspettata.
" Come?"
" Ricerche su internet"
Internet. Che gran bastardo certe volte.
" Ryan non ne ha la minima idea eh?"
Mi limito a fissarlo, incazzata.
" Che importa chi ero Jordan?"
Non suono convincente neppure alle mie stesse orecchie.
" Pensala come vuoi. Vediamo come la prenderà mio fratello quando questa cosa salterà fuori"
Gli afferro il braccio per bloccarlo, sta per andare via ma io non ho finito.
" Non preoccuparti, non sarà dalla mia di bocca che salterà fuori" mi anticipa, prima che gli chieda di non intromettersi.

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