Trentaquattro

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"Quante volte devo dirti
che anche quando piangi,
sei bellissima comunque?
Il mondo ti abbatte, sono lì
vicino a te in ogni stato d'animo
Perché tutto di me ama tutto di te
amo le tue curve e i tuoi spigoli
tutte le tue perfette imperfezioni"
-John Legend, All of me-

Syria

" Non ti ho seguita. Né volevo spiarti, niente del genere Syria. Mi sono semplicemente ritrovato lì" ripete, per tenermi buona.
" Ryan, é inquietante"
" Ti prego non farne un dramma"
" Non ne sto facendo un dramma. Ti sto facendo notare che il fatto che tu fossi nascosto dietro a quel vetro e osservassi ogni mia mossa mentre io credevo di essere da sola con quel chirurgo, é inquietante"
Un po' lo è sul serio.
Ma per di più sto prendendo tempo.
" Perché me lo dici adesso? Sono passate settimane"
" Non lo so. Non sembrava mai il momento giusto"
Non sembrava mai il momento giusto. Di sicuro nemmeno questo lo é, stavo così bene fra le sue mani che mi toccavano e le belle parole che mi stava regalando.
" Syria?"
" Eh?"
" Perché non hai risposto alla domanda?"
" Giusto, la tua domanda. L'anno prima mi ero tatuata dei guantoni da boxe sul braccio. Una mattina mi sono svegliata e li ho trovati stupidi. Non li volevo più. Ho cercato un medico e li ho fatti rimuovere. Fine"
" Fine? A sedici anni ti fai un tatuaggio, l'anno dopo decidi che non lo vuoi più e lo cancelli come se niente fosse?"
" È un tatuaggio Ryan. Non ho mica comprato un cane per poi abbandonarlo per strada"
" Si, certo, lo so. E i tuoi genitori te lo hanno permesso?"
Alzo una spalla. "Ho sempre fatto quello che volevo"
" Ed ecco che si spiegano un sacco di cose" mormora.
" Tipo?"
" Tipo perchè ti agiti tanto quando provano a darti un consiglio o a metterti in guardia su qualcosa. Sei abituata a gestirti da sola, da sempre"
Già, da sempre. E se ce l'ho fatta quando ero piccola, di sicuro non ho bisogno di aiuto ora no?
" Ryan? Quando eravamo nello spogliatoio, in palestra, ho visto che hai un tatuaggio anche tu. L'ho intravisto in realtà"
" Si, ne ho uno anch'io"
" Posso vederlo?"
Ci pensa. "Posso entrare?" sospira poi, indicando casa mia.
Scendo dall'auto e faccio strada.
Entriamo in cucina, lui si guarda intorno e infine si sfila il cappotto.
Si sbottona la camicia e la apre.
Spalanco gli occhi. É più grande di quanto immaginavo.
" È l'albero della vita. Il tronco e le radici rappresentano una vita costruita su solide basi, e i rami e le foglie indicano la speranza che sia piena ed intensa" mi spiega. "Non posso mostrartelo per intero"
No, immagino di no, visto che il tatuaggio sparisce sotto i jeans. É... audace.
Sul fianco e sulla metà destra della pancia, si stendono un bellissimo tronco ricco di venature e una chioma piena di foglie. Più sotto, scorgo un principio di radici che suppongo si estendano per buona parte della coscia, considerate le proporzioni del resto.
" È magnifico"
E io che gli ho raccontato di uno stupido paio di guantoni da boxe.
Lui si è tatuato l'albero della vita.
Faccio per toccarlo, rapita, ma lui mi prende il polso.
" No! Aspetta"
Sembra spaventato.
" Che c'è?"
" Io... io..." sospira frustato. "C'è un motivo per il quale ho fatto questo tatuaggio. Non mi sarebbe mai passato per la testa altrimenti"
" Ehi, va tutto bene" dico, notando il suo respiro farsi pesante.
Mi guarda, come per accertarsene, e poi seppur titubante, guida le mie dita sull'albero.
La pelle sotto é ruvida. Non tutta però. C'è una linea frastagliata che lui mi fa percorrere fino all'elastico dei boxer.
" Ho una cicatrice lì. Una cicatrice enorme, sin da quando sono bambino. Non ho idea di come me la sono procurata visto che non ho ricordi della mia vita precedente. È cresciuta con me. L'ho sempre odiata, non volevo più vederla, così appena ho compiuto vent'anni, l'ho nascosta. Per quanto ho potuto"
Mio Dio Ryan.
Ho le lacrime agli occhi.
Ogni volta che parla di qualcosa che lo lega al passato, mi ricorda tanto un bimbo impaurito, indifeso e sperduto.
É la sua parte vulnerabile, e me la sta mostrando senza farsi pregare.
Mentre io mi infastidisco per una stupida domanda, lui mi dona i segreti più dolorosi della sua infanzia.
Stacca le dita dal polso, lasciandomi libera, e io vacillo perché non so che fare. Allontano la mano anch'io, per paura che possa turbarlo continuando a toccarlo lì.
Lo guardo, e mi accorgo di averlo ferito. "Scusa. Lo capisco che non è bella da toccare"
Cosa? Pensa che mi dia fastidio?
Scuoto la testa, insultandomi mentalmente, e cerco di trovare un modo per rimediare.
Mi inginocchio sul pavimento freddo davanti a lui.
" Cosa fai?"
Poso le mani sui suoi fianchi, e con le labbra accarezzo quella stessa linea che lui mi ha fatto seguire con le dita.
" Syria, alzati ti prego" mi implora con voce roca e spezzata.
No, io non disprezzo la sua cicatrice. Ma Ryan si. La vede come l'ennesima imperfezione, ci metterei la mano sul fuoco.
Obbedisco solo dopo aver percorso la cicatrice una terza volta, ci poso sopra dei piccoli baci stavolta.
Torno su, e ci ritroviamo occhi negli occhi. I suoi lucidi, che si trattengono a stento dal piangere, i miei incapaci di non lasciarsi sfuggire una lacrima.
Me la asciuga subito con il pollice.
" Non piangere per me piccola"
Scuoto la testa.
" Piango perché non riesco a sopportare quando non accetti una parte di te. Quando pensi di avere qualcosa di sbagliato. Quando pensi di non valere abbastanza. Sei la persona migliore che conosca Ryan. Vorrei potessi vederti con i miei occhi. Vorrei ti amassi tanto quanto..."
Cazzo.
Mi schirisco la voce e ricomincio. "Vorrei la smettessi di essere insicuro di te stesso, e vedessi quanto sei fantastico"
Non faccio in tempo a vedere la lacrima che sta rigando la sua guancia perché mi guida la testa sul suo petto e mi stringe fortissimo.
Questo momento che stiamo condividendo... non lo scorderemo mai.
Ovunque e con chiunque saremo fra dieci, venti o trent'anni, questo momento non lo dimenticheremo.
Perché mentre ci stringiamo in questo abbraccio, le emozioni che stiamo provando stanno forgiando le nostre anime.

Ci siamo spostati intorno al tavolo a mangiare i dolci e i cioccolatini, nel tentativo di alleggerire l'atmosfera.
" Parli la nostra lingua perfettamente, non te l'ho mai chiesto, come fai a conoscerla così bene?"
" I miei genitori hanno voluto che imparassi anche l'inglese. Lo studiavo da bambina. Loro giravano per il mondo e avevano l'assurda idea che un giorno io cominciassi a seguirli, perciò mi sarebbe servito parlare una lingua straniera"
" Dopotutto ti è servita davvero"
" Già, sono riusciti a fare qualcosa di buono, da non credere vero?"
Odio l'amarezza che trapela dalle mie parole quando parlo di loro. Ryan se ne accorge ed è dispiaciuto per me, lo vedo bene.
" Ci vediamo domani? Di pomeriggio passo sicuramente in palestra" aggiungo, prima che l'atmosfera diventi pesante una seconda volta.
" Se non ho lezioni ci sarò anch'io. Ti manca Jax?" domanda sarcastico.
" É proprio un tasto dolente per te"
" Non mi piace, lo sai. Vi state avvicinando parecchio"
" Non come mi sono avvicinata a te" ammicco.
Cerca di spalmarmi un po' di crema sul viso, ma i mie riflessi lo intercettano in tempo e glielo impedisco.
" Stiamo diventando amici" ammetto, studiando la sua reazione.
" Non capisco come siete arrivati a questo. All'inizio non lo sopportavi, era evidente"
" Ho imparato a conoscerlo. Nasconde qualcosa sotto quella faccia da schiaffi, non è un cattivo ragazzo. Tu non gli hai mai dato una possibilità"
" E vorrei tanto non gliela offrissi neppure tu. Non voglio scegliere i tuoi amici, ma Jax è pericoloso Syria. Al di là di ciò che mostra a te, ha un lato pericoloso. Puoi biasimarmi se non voglio vederlo accanto a te? Puoi capirmi se mi agito quando mi dici che vi state avvicinando?"
" Non lo conosci" ribatto calma.
" Sei tu che non lo conosci! Io lavoro con lui da anni. Sei sveglia Syria, confido nel fatto che non ti lascerai ingannare dai suoi giochini"
Ok, inizio a non essere più tanto calma.
" Non ne voglio più parlare"
Alza le mani e lascia cadere l'argomento. Guarda l'orologio che ha al polso e fa una smorfia.
" È tardi, devo andare a letto" annuncia dispiaciuto.
Mi alzo e gli prendo le mani. " Dormi con me Piccolo Re"
" Non chiamarmi così, è un colpo basso e mi fa impazzire" mi sussurra fra i capelli, prima di baciarmi sulla testa.
" Resta con me" insisto.
" Non posso dormire con te, non chiedermelo..." mi supplica, combattuto.
" Come vuoi"
" Buonanotte Treccine Rosse"
" Ciao Ryan"

Stavo per dirgli che lo amo.
Prima in cucina, mentre cercavo di fargli capire che ragazzo fantastico fosse, stavo per confessargli quanto lo amo.
Ancora non l'avevo ammesso neppure a me stessa.
Ma, mi ricordo di tutte le volte che ho elencato le cose che amo in lui.
Quando ho capito che amo il suo modo di amare.
Quando ho pensato che amo il suo sorriso.
Quando oggi gli ho detto che amo il modo in cui gli stava quel cappotto.
Ho associato troppe volte la parola amore a Ryan.
Non sono certa di cosa dovrei provare esattamente se fossi davvero innamorata, non so se sto confondendo un sentimento per un altro.
Ma se dovessi fidarmi di me stessa e basta, direi che si, mi sono innamorata del bravo ragazzo della porta accanto.

Mi Accarezzi L'Anima Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora