Ventuno

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"Non sto cercando una persona
con poteri sovrumani
Qualche supereroe,
qualche gioiosa favola
Solo qualcuno
a cui possa rivolgermi
Qualcuno da poter baciare
Voglio qualcosa di simile"
-Chainsmokers & Coldplay,
Something just like this-

Syria

" Syria è venuta con me"
Jordan si allontana dall'abbraccio e mi invita ad avvicinarmi. Gli occhi azzurri ed esausti di Ryan mi scivolano sul volto stupiti ma felici e pieni di gratitudine.
Mi prende una mano -e vorrei che il suo calore non mi facesse desiderare immediatamente di averne di più- e mi sussurra un grazie che mi spingerebbe a fare di tutto pur di sentirmelo dire ancora.
Quella parola è carica di sentimento, tutto quello che mi ha nascosto ultimamente.
" Cosa possiamo fare?"
" Jordan te la senti di andare al pronto soccorso e tenere buono qualche bambino ferito intanto che viene medicato?"
" Vado!"
" Bene, e, Syria ci sono un sacco di bambini non feriti ma ugualmente spaventati, puoi aiutare le infermiere a tranquillizarli?"
" Dimmi solo dove sono"
" Vieni con me, ti mostro la stanza" mentre mi affianca per non perdermi tra la folla, mi accorgo che si sente poco bene: chiude gli occhi, si tocca la fronte e si regge al muro.
" Ehi" mi affretto per cercare di sorreggerlo e lo stringo ai fianchi.
" Sto bene, mi gira un po' la testa. Non mangio da stamattina"
" Sei impazzito? Sarai in piedi da ore, da dove pensi di ricavare energia, dall'aria? Siediti in quella sedia, ti prendo dei biscotti al distributore"
" Sta tranquilla, va dai..."
Lo spingo sulla sedia e assumo un tono autoritario.
" Non mi muovo finchè non mangi. Non hanno tempo di occuparsi di te se dovessi stramazzare a terra"
" Sempre più prepotente" mormora, ma accenna un microscopico sorriso.
Mi allontano per due minuti e torno con una bottiglia d'acqua e un pacchetto di Oreo.
Non si è mosso da dove l'ho lasciato e quando glieli metto in mano mi ringrazia ancora.
Gli rimango accanto aspettando che riprenda colore -per modo di dire, insomma ha già la pelle scura e se anche fosse pallido non lo vedrei.
" Ho bevuto, ho mangiato e adesso ti accompagno in quella stanza, devo tornare a lavoro"
" No, dovresti riposare, le tue borse sotto agli occhi hanno fatto dei figli"
Mi ignora, e mi lascia in un caos formato da ragazzini che piangono e infermiere che corrono da un angolo all'altro.
Non si prospetta una bella notte.

Più le urla e i pianti mi perforano le orecchie e più sono tentata di fuggire.
Eh no, non sono affatto una bella persona.
Non sono come loro. Un fratello che pur di aiutare chi è in difficoltà si scorda di mangiare, e uno che per lo stesso motivo esce di casa nell'ora in cui dovrebbe andare a dormire.
Fra le decine di teste, scorgo un bambino castano che se ne sta per conto suo con le spalle al muro, le ginocchia al petto e la testa poggiata sopra, nascosta dalle braccia magre.
Non grida, non piange, non da fastidio a nessuno.
E forse per questo nessuno gli presta attenzione.
I miei piedi lo raggiungono di loro volontà. Piano, per non spaventarlo, scivolo sul muro vicino a lui e gli poso una mano sul braccio.
Alza la testa di scatto e mi studia con due occhietti verdi spenti.
" Ciao. Io sono Syria" mi presento con un sorriso "E tu?"
Il fatto che non mi risponda mi fa sentire davvero stupida: già sono consapevole di essere un disastro in simili situazioni, ora questo ragazzino non fa che confermarlo.
" Sam" bisbiglia dopo un lungo minuto.
E soltanto perchè stavo iniziando a fargli pena, ne sono sicura.
" Perchè non vai da qualcuno che piange? Io sto bene" aggiunge.
" A me non sembra sai? Forse hai fregato le infermiere ma non freghi me"
" Ma non dovresti essere stupida? Mia mamma prima di lasciarmi ripeteva sempre che le ragazze belle sono stupide"
Wow. Bella stronza doveva essere sua madre.
" Mi soffermo sulla parte in cui mi fai intendere che sono carina e ignoro quella in cui credevi che fossi stupida ok?"
È un sorriso quello?
" Quanti anni hai?"
" Nove. Syria, puoi andare da un altro bambino davvero. Sto bene, io ci sono abituato alle cose brutte. Mi stringo le ginocchia al petto, chiudo gli occhi e va meglio"
Questa è la frase più triste che sia mai uscita dalla bocca di un bambino.
" Voglio stare con te" dico decisa "Ti serve niente Sam? Acqua, una coperta?"
" Posso provare a dormire sulle tue gambe? E mi accarezzi i capelli?"
Dio, ora scoppio a piangere.
" Certo"
Si stende su di me e io faccio quello che mi ha chiesto, passo una mano fra i suoi ricci morbidi. Guardo un po' il suo viso e un po' le facce distorte di bambini che ancora piangono nonostante gli abbracci dei grandi.
Ho paura di scoprire come tutto questo in qualche modo possa avere a che fare con Ryan, per turbarlo tanto.

Sono così assorta nei miei pensieri che non mi accorgo di Ryan che viene a sedersi vicino a me.
Il camice bianco gli sta parecchio bene.
Gli si addolcisce lo sguardo quando lo posa sulla mia mano che mezz'ora dopo sta ancora toccando i capelli di Sam.
" E quindi vuoi diventare un medico. É proprio da te" dico, adottando un tono di voce sommesso.
" Che significa che è proprio da me?"
" Significa che sei una brava persona. A volte con me te lo dimentichi ma sei una brava persona" e va bene, quella frecciatina la potevo evitare.
" È difficile avere a che fare con te Syria. Per questo me lo dimentico. Non ti ho mai trattata troppo male comunque"
" Già, o non saresti stato tu" mormoro.
" È stato Jordan a trascinarti fuori di casa?"
" Mi ha chiesto se mi andava di venire qui con lui e non ho voluto lasciarlo da solo. Era preoccupato per te" accompagno la mia spiegazione con uno sguardo indagatore.
Ryan sospira e si passa una mano sulla fronte prima di rispondere.
" Che ti ha raccontato?"
" Niente. Sostiene che essendo la tua storia spetta a te raccontarla"
" Però adesso sai che c'è una storia"
" C'è sempre una storia no?"
" La smetti di essere tanto... saggia? Mi fai venire voglia di confidarmi con te"
" Io ti ascolterei"
Ci pensa prima di riaprire bocca.
" D'accordo allora. Forse mostrarti uno spiraglio del casino che ho per la testa ti farà passare questa fissazione che hai per me"
Lo dice un po' da serio e un po' scherzando.
Io, al contrario, sono completamente seria quando rispondo.
" No, non credo. Perché non è una fissazione e lo sai"
" Lo ripeti ogni volta"
" E continuerò a farlo"
Somiglia parecchio ad una minaccia eh?
Dopo aver preso un respiro profondo, aver poggiato la testa al muro e puntato gli occhi al soffitto, comincia a raccontarmi un pezzo di quella storia.
" Sono stato adottato. Ti ho già detto che mio padre lavora in guerra in Iraq no? É lì che mi ha trovato"
Una mia mano corre sul cuore che ha sobbalzato di brutto. Ryan se ne accorge e mi odio per questa infantile reazione, ma sto già immaginando un bambino con i suoi occhi e la sua dolcezza immerso laggiù, in quel posto.
" Avevo otto anni quando mi ha preso con sé e portato via da quella città. Io... io non ricordo niente di quando ero piccolo. Non ho un solo frammento di vita che risalga a quel periodo. Spesso mi sforzo di trovarne almeno uno, ma c'è vuoto e basta. Ho iniziato a vivere dal momento in cui sono salito su un aereo per arrivare qui. Il mio primo ricordo in assoluto è di me che guardo con gli occhi spaventati questo signore che mi siede accanto. Avrei voluto già sapere che sarebbe stata la persona migliore che potessi conoscere. Papà non mi ha mai rivelato dove mi ha scovato, o come. E io non l'ho mai chiesto, pur sapendo che in tutta probabilità lui aspetta che sia pronto, che voglia sapere. Forse non lo vorrò mai sai? Non ci vuole un genio per capire che qualunque situazione vivessi, non era certo bella. Perciò che senso avrebbe? Be' io mi ripeto questo ma forse ho soltanto paura del mio passato"
Oh Ryan. Chi non sarebbe terrorizzato da un passato del genere?
" Per concludere, sai qual'è la parte ironica della storia? Non ho un solo ricordo di me laggiù, ma ho delle nitidissime immagini di bambini feriti, magri, affamati, sporchi, impauriti, malati. Le ho marchiate dentro quelle immagini, e proprio non so come, ma ci sono. É per questo che Jordan era tanto preoccupato per me. Ogni volta che vedo un bambino che non sta bene, e potrebbe trattarsi anche di un piccolo taglio eh, o sento di maltrattamenti nelle scuole, nelle famiglie... io spaccherei il mondo"
Non piangere Syria, non piangere, non piangere.
Torna a guardarmi. Mi guarda e aspetta che dica qualcosa ma io davvero -davvero- dopo quello che ho sentito non so cosa potrei dire.
Magari che lo aiuterei volentieri a spaccare il mondo e poi mi impegnerei a ricostruirne uno che non gli faccia più del male?
" Lo capisci il mio rifiuto verso la violenza adesso? Anche la più piccola, anche la più innocua, anche se nessuno si fa male perchè è uno sport, lo capisci perchè non riesco a sopportarla? Perchè è da lì che vengo"
E con questo mi da il colpo di grazia.

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