Ricordi e perdita

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"Niente" rispose papà roteando con la carrozzina per cacciare via Armin e Zoe. "No papà non li cacciare!" Esclamai io ma era troppo tardi li aveva già chiuso la porta in faccia. "Non ci credo che non è successo niente!" Dissi sbattendo i piedi per terra. "Smettila di fare i capricci pidocchio e portami vicino al divano!" Mi ordinò lui e io feci come mi era stato detto anche se con rancore. "Lasciami qui" disse papino. Lo lasciai lì e mi lanciai sul divano con la testa sulle sue gambe e i piedi sui cuscini. "Papino come vi siete conosciuti tu e la mamma?" Chiesi giocando con le dita di papà. "Fatti gli affari tuoi tappo" rispose lui tirando indietro la mano per poi tapparmi la bocca. "Al quartier generale. Si doveva diplomare e molti caporali dei diversi corpi assistettero di nascosto a gli allenamenti e tra questi c'ero io che ero incaricato di scegliere i cadetti che reputavo i più bravi per farli entrare nella mia squadra" incominciò papino mentre io potevo solo annuire a causa del mio papà che mi aveva tappato la bocca in modo brutale. "Scelsi quattro cadetti e tra questi c'era tua madre, Petra Ral. L'avevo fatta chiamare per incontrarci e poterle parlare in modo da capire se era davvero adatta alla mia squadra, solo che lei essendo una ficcanaso iniziò a camminare per i corridoi senza guardare dinnanzi a lei e così ci scontrammo" continuò ridacchiando per la nostalgica storia che mi stava raccontando. Io approfittai del momento di distrazione e tolsi ,delicatamente, la sua mano dalla mia bocca. "Qual'è stata la prima volta in cui vi...ehm" dissi io arrossendo e graffiandomi le gambe con le dita delle unghie dei piedi per il leggero imbarazzo. "In cui ci siamo baciati?" Domandò papà guardando di fronte a lui come se potesse vedere i suoi ricordi passare come se fosse un film. "Sì..." risposi guardando il punto in cui avevo notato che era fisso lo sguardo di papà come a cercare di entrare nei suoi pensieri e vedere quei ricordi che a lui fanno tanto male. "Eravamo sotto al ciliegio, a quel tempo c'erano solo le lapidi di Isabel e Farlan. Noi eravamo inconsapevoli entrambi che presto anche Petra avrebbe dormito sotto quel terreno, per sempre. Comunque ,tornando al discorso, le raccontai del mio passato e le chiesi se potevo amarla. Lei rispose di sì e fu in quel momento che accadde l'errore più bello ma anche il più sbagliato della mia vita" concluse papà continuando a guardare quel muro in legno scuro che attiravano così tanto la sua attenzione. "Papà perché guardi quel muro?" Chiesi alzando il busto dalle sue gambe per sedermi a gambe divaricate sul divano. "Perché sì e ora vai via!" Disse mio padre che tornò ad essere lo scorbutico e nano papino dal carattere impenetrabile.
LEVI'S POV
"E ora come le dico che suo nonno è morto?!" Pensai fra me e me vedendola sul quel divano con lo sguardo spensierato che io non volevo distruggere. Sbuffai e la guardai dritta negli occhi. Ci fu qualche minuto di silenzio assoluto non avendo il coraggio di dirle che un'altra persona a lei cara l'aveva abbandonata. "Tuo nonno se ne è andato" le dissi una volta trovato il coraggio. Per altri due minuti ci fu un silenzio tombale mentre Kuchel elaborava il significato di quella frase nella sua testa sperando di aver sentito male, ma una volta capito che ciò che aveva sentito era la dura realtà scoppiò in lacrime. Non urlava, non parlava, solamente piangeva. "Kuchel?" Dissi vedendola camminare come uno zombie su per le scale fino alla sua camera, che non chiuse nemmeno. "Kuchel non posso salire di sopra da solo! Vai a chiamare la quattrocchi o gli altri mocciosi!" Urlai ma lei non rispose. Dalla sua stanza non si udivano lamentio piagnistei ma ero sicuro che dai suoi occhi stavano uscendo tante di quelle lacrime che lei non sapeva nemmeno che ci fossero nel suo corpicino minuscolo. Sinceramente, non mi aspettavo questa reazione da parte sua ma una più simile a quella di sua madre. Petra quando scoprì della morte dei suoi amici o di quella di Gabriel urlò come una matta e quindi era più facile dedurre che anche sua figlia avrebbe fatto una cosa del genere. Ma invece no.
KUCHEL'S POV
"Perché tutte le persone che amo se ne vanno?!" Pensai fra me e me mentre cambiavo continuamente posizione sul letto. Fuori non lo dimostravo tanto ma in realtà io sentivo che sarei potuta morire da un momento all'altro e raggiungere i miei familiari, ma così facendo avrei abbandonato papà. Mi alzai dal letto e con fatica lasciai la coperta, ormai fradicia, sul pavimento. "Papà mi sgriderà" dissi passando una o più volte il braccio sugli occhi per poi avvicinarmi alla finestra dove vidi Martina ,imbarazzatissima, parlare con mio padre che invece era annoiato a morte. Scesi le scale e la raggiunsi all'uscita. "Sicura di voler uscire?" Domandò mio padre pronto a chiudere la porta come se già sapesse la mia risposta. "Sì, penso che mi faccia bene" risposi camminando a passo lento verso una meta da anche da me sconosciuta. "Kuchel, è successo qualcosa?" Chiese Martina poggiando una mano sulla mia spalla, che tolsi subito per poi correre il più lontano possibile da lei e da qualunque essere umano sulla terra. Neanche in quel momento urlavo o dicevo una parola. Mentre correvo apparve Gabriel "Facciamo una gara di corsa! Chi arriva prima a casa di tuo nonno vince!" Disse senza nemmeno darmi il tempo di fiatare perché incominciò a correre più veloce di una lepre verso il luogo da lui citato. Nonostante fossi una nana ero sempre stata velocissima e per questo motivo superai Gabriel con facilità. Arrivata lì vidi degli uomini che stavano portando via il corpo del mio nonnino su una barella ed era coperto da un telo bianco. "Perché..." dissi mentre stringevo i pugni "PERCHÉ?! PERCHÉ FRA TUTTE LE PERSONE NEL MONDO PROPRIO QUELLE A ME CARE DEVONO MORIRE!" Urlai cadendo a terra e asciugando quelle cascate di lacrime che scendevano dai miei occhi. "Piccola!" Disse una voce dietro di me che mi prese in braccio e mi strinse a sé. Era lo zietto Eren che faceva una passeggiata con la sua fidanzata, la zietta Mikasa. "Piccolina va tutto bene, sù torniamo a casa" disse la zietta Mikasa indicando allo zietto Eren la via verso casa. Lo zietto e la zietta mi portarono a casa dove c'era papà che era appoggiato al tavolo con faccia annoiata e la mamma di Martina con quest'ultima in braccio sedute di fronte a lui. Eren aprì la porta e mi posò sul divano e andava da papino a spiegargli cosa fosse successo mentre Mikasa mi accarezzava la schiena. "Ti sei fatta male?" Chiese la signora Williams avvicinandosi a me "Mio nonno è morto" risposi stringendo forte il collo di Mikasa e nascondendo la faccia nella sua sciarpa per non mostrare le lacrime che avevano ripreso a scendere.
ANGOLO AUTRICE
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ciauuu😘 comunque volevo dirvi che a breve caricherò una nuova storia hihihi curiosi?

Cherry tree《Rivetra》SnkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora