§ Fortuna §

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Perché? Perché proprio Hogwarts? Tutti i loro piani erano andati in fumo, Voldemort si trovava al ministero magico, non lì, ma la porta li aveva portati in quel luogo; un motivo ci doveva pur essere. Draco non si perse d'animo, erano in un dormitorio di serpeverde, i tendaggi verdi e sbiaditi erano appesi ai supporti. Da quando Voldemort era salito al potere, gli alunni si erano decimati, alcune case contavano forse dieci ragazzi. La scuola era silenziosa e spenta, aveva perso la sua vita, i quadri erano stati tolti dalle pareti e i pochi rimasti erano muti, le tele rovinate o squarciate. Le macerie della guerra magica ancora ricoprivano il pavimento, alcuni muri erano stati ricostruiti, ma ancora tanti pezzi mancavano. Hermione e Draco uscirono silenziosi dalla stanza e si ritrovarono nella sala comune di serpeverde. Era ancora presto, i ragazzi stavano ancora dormendo, il fuoco era spento e il camino freddo.

«Draco e adesso?»

Hermione lo guardò con aria smarrita. Nei suoi occhi il velo della paura era tornato prepotente e la scintilla della vittoria si era spenta, affogata dal mare di disperazione. Draco cercava di ragione, si chiedeva il perché e una lampadina si accese sfavillante nella sua testa: erano lì perché era Natale e il presidente risiedeva nella scuola per il discorso. Voldemort era lì! Non tutto era perduto, ma la carte in tavola si erano rimescolate. Draco afferrò Hermione per un braccio e l'abbracciò radioso. Lei sembrava alquanto basita dal suo comportamento.

«Draco ma sei diventato pazzo?» Gli disse in un sussurro per non fare rumore.

«Hermione non tutto è perduto!»

Le spiegò la sua intuizione e anche negli occhi di Hermione ritornò la scintilla. Hermione presa dall'attimo di euforia saltò in braccio a Draco, gli prese il viso fra le mani e lo baciò con il sorriso sulle labbra. Per Draco fu il miglior bacio di tutti. Un bacio pieno di gioia e ne voleva altri, ma soprattutto voleva che venissero tutti dalle sue labbra. Hermione quando si rese conto di essergli in braccio, scese e si ricompose, sistemandosi un filo invisibile sul mantello. Dopo l'imbarazzo i due decisero di chiudersi nuovamente nella stanza da cui erano arrivati perché dovevano architettare un nuovo piano.

Avrebbero colpito durante il discorso serale, nel frattempo avrebbero ispezionato le varie zone del castello. Voldemort poteva essere ucciso da un avada kedavra, ma la sicurezza nei suoi confronti era tale che nessuno riusciva più a vederlo quando si presentava in pubblico. Era sempre nascosto da un mantello dell'invisibilità ed era attorniato da mangiamorte fidati che non lo lasciavano un secondo. Ma per fare il discorso di natale si sarebbe tolto il mantello e qualsiasi piccolo maghetto sarebbe stato ucciso all'istante se solo avesse osato alzare la bacchetta. Dovevano stare attenti, ogni punto era  rigidamente sorvegliato e sarebbero dovuti andare alla cieca; senza punti di riferimento.

Draco e Hermione erano chiusi nella stanza abbandonata. Hermione ad un tratto si accorse di una cosa: la mappa del malandrino. La tirò fuori dallo zainetto magico e per poco non si commosse. Era lì davanti ai suoi occhi completamente spiegazzata, chiusa, al cui interno si celavano tutti i nome delle persone che in quella scuola stavano dormendo silenziosamente. L'aprì e pronunciò la formula magica che per fortuna era nascosta anche ai rivelatori si magia. Il disegno del castello si materializzò sul foglio e i puntini con i loro nomi anche. I pochi ragazzi presenti erano nelle loro stanze a dormire, i nuovi "professori" anche. Per adesso il castello era silenzioso e immobile avvolto nella nebbia del sonno.

Iniziarono a studiare bene gli ambienti: avrebbero attaccato alla sera e dovevano sfruttare tutte le stanze possibili. Per prima cosa bisognava chiedere aiuto agli elfi domestici che numerosi affollavano le cucine. Poi avrebbero radunato anche alcuni ragazzi, sarebbero andati da corvonero, tassorosso, grifondoro e anche serpeverde. Hermione storse il naso quando Draco disse della casata delle serpi.

«È un idea pessima'»

«Per fortuna che sono qui con la donna della rivoluzione e dell'idea che tutti sono uguali e utili!»

Draco si scaldò subito. Era vero, le serpi avevano aiutato Voldemort e avevano fatto i loro errori, ma erano la casata più numerosa e contava anche quella numerose eccellenze. Tutti i cervelli a disposizione andavano usati. Notò il suo sguardo titubante.

«Non mi interessa cosa pensi, tutto fa brodo. Adesso dobbiamo muoverci e andare ad avvertire i ragazzi.»

«Vedo che qualche detto babbano l'hai imparato.»

«Non mi sembra il momento! - disse a metà tra la rabbia e la risata - andiamo e facciamo veloci. Lasciamo la casata delle serpi per ultime.»

Raccolsero gli oggetti e uscirono silenziosi dal dormitorio serpeverde. Il problema principale adesso era entrare nei dormitori di Grifondoro e Tassorosso, ma un modo l'avrebbero trovato.

PERDONATEMI! P E R D O N A T E M I!!! Sono un persona orrenda perché non ho più pubblicato 😱😱
Sono riuscita solo adesso a finire questo capitolo e spero vi piaccia, prometto che non lascerò passare più un mese tra un capitolo e l'altro❤❤

A Un Soffio Dalle Mie Mani |Dramione|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora