§ Hogwarts §

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Le lacrime premevano per uscire, ma non avrebbe mai dato quella soddisfazione a quel verme che le stava davanti, fissandola come un ebete. Il cuore le si stava per rompere o forse era già andato in frantumi, senza che lei ne sentisse il suono. Quella che una volta poteva considerare la sua seconda casa ormai era solo un guscio vuoto, vuoto dei sorrisi, dei pianti, delle risate... Hogwarts si stagliava netta contro le colline bianche e i prati ricoperti di quella soffice manna che aveva allietato gli inverni dei ragazzi. Le pareti sporche e rovinate, i vetri rotti e rigati. La casa degli orrori che nessuno vorrebbe mai visitare. Draco le stava parlando, ma le sue parole erano come vento che non si riesce a capire. Le fischiavano nelle orecchie, ma nessuna arrivava chiara e netta; il dolore stava diventando insopportabile e per non cedere dovette spostare lo sguardo da quella visione. Una lacrima sfuggì al suo controllo, scorrendo calda sulla sua guancia fredda e inerme. Per un attimo pensò di aver sentito lo sguardo di Draco asciugare quella prova di un dolore che il volto nascondeva; che tutto il suo corpo voleva nascondere. Si asciugò in fretta la guancia e quando alzò lo sguardo su di lui lo vide ammutolito, con lo sguardo perso nei suoi occhi, il volto di qualcuno che prova pentimento, ma che non può rimediare in nessun modo. Questa volta quando le parlò sentì tutto chiaro e preciso.

«Granger oggi siamo venuti a fare una visita ad Hogwarts... Forse dopo questa ti verrà voglia di parlare.»

Il viso di nuovo duro come il marmo e la voce ferma e tagliente. La rabbia le montò feroce nel corpo, avrebbe voluto ucciderlo con le sue mani, in quel momento, senza pensarci due volte.

«Penso che dopo questo neanche il mio respiro udirete.»

Rivolse lo sguardo fuori e notò che erano arrivati al portone principale. Draco prima di scendere le mise dei bracciali babbani, in modo che questa non potesse fare qualcosa di avventato. Le chiamavano manette. Scesero e si avventurarono nell'ingresso. Hermione si bloccò di colpo fissando con orrore quella stanza che da meravigliosa e accogliente era diventata un nido di mangiamorte, un buco nero in cui vivevano solo i peggiori. Draco le diede una spinta per farla muovere e percorsero gli scalini che portavano alle aule. Bussò ad una porta e una voce di donna li raggiunse. Una voce cristallina, pura, inadatta ad un luogo tanto oscuro. La porta si spalancò e una giovane donna dai capelli biondi come fili di paglia uscì. Ad Hermione per poco non cedettero le gambe; Luna Lovengood era davanti a lei, il suo splendido sorriso spento e sepolto da una smorfia di tristezza, i grandi occhi azzurri oscurati da un opaco velo di buio.

«Lovengood come procede la lezione?» Disse Draco, il ghigno stampato in volto.

«A meraviglia signore, gli alunni non sono mai stati così bravi.» Disse con voce flebile, abbassando lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello di Hermione.

«Bene, continua pure.»

Luna rientrò in classe e solo in quel momento Hermione notò un mangiamorte nell'angolo nord della stanza che assisteva silenzioso. La porta si chiuse e Draco fece girare Hermione per poterla vedere negli occhi.

«Visto Granger? Ai tuoi cari amichetti catturati è stato riservato un trattamento del tutto speciale. Devono insegnare ai purosangue le materie dettate dal Signore Oscuro. Devono andare contro i loro ideali o sennò... »

Fece un piccolo gesto puntando il dito sul cuore. Hermione non ebbe bisogno di ulteriori spiegazioni. Ricominciarono a camminare, ma questa volta scesero le scale e uscirono fuori, dirigendosi verso quello che sembrava un casolare per gli attrezzi.

«Immagina adesso dove andremo Granger?»

Quel suo ghigno; quante avrebbe voluto tirargli un pugno su quel naso e vedere il suo schifoso sangue impiastrare la neve. Il vento tirava gelido e Hermione iniziò a preoccuparsi seriamente; una vaga idea le si plasmò in mente. Quando arrivarono Draco aprì la piccola porta e dalla stanza uscì un tanfo nauseabondo, il buio sembrava appiccicato alle pareti che non lasciavano entrare la luce e un rumore inquietante usciva faticoso; Sembrava un animale che respirava male. Hermione per poco non svenne quando mise a fuoco ciò che c'era dentro. Non era un animale... Nevil Paciock era legato ad una sedia abbandonata nel centro della stanza. Il sangue rappreso si giorni gli incrostava il volto, gli abiti e tutto il corpo. Il viso era violaceo e tumefatto in alcuni punti, gli occhi erano fissi a terra e respirava affannosamente. Quando alzò lo sguardo su Hermione lei non riuscì a sostenerlo e lo abbassò veloce.

«Hermione... Che piacere rivederti...»

Disse in un flebile sospiro. Hermione ne ebbe abbastanza, strattonò le manette e si allontanò veloce, mentre Draco rischiudeva la porticina con il chiavistello. Non resistette; lasciò che le lacrime le scorressero calde sulle guance, i singhiozzi che le sconquassavano il corpo. Come avevano potuto? Quella era opera di bestie, non di uomini... Draco le arrivò silenzioso davanti e fece un gesto strano; l'abbracciò. Hermione si strinse in quelle braccia forti che la chiudevano da quel mondo orrendo in cui viveva. Non sapeva se essere sbigottita o riconoscente per quel gesto, ma non le interessò. Pianse per tutto ciò che aveva visto e Draco la stringeva sempre più ad ogni singhiozzo.

«Andiamo adesso.»

La sua voce sembrava quasi... Sofferente. Forse soffriva nel vederla così? Hermione non ci pensò più di tanto. Ritornarono sui loro passi.

Ecco qua personcine carine! Sono stata gentile e ho pubblicato oggi il capitolospero vi piaccia! Baci ♥ (il prossimo uscirà regolarmente giovedì)

A Un Soffio Dalle Mie Mani |Dramione|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora