Mi è sempre piaciuto fare la doccia.
Ho sempre adorato il sollievo dell'acqua sulla pelle, fredda d'estate e calda d'inverno.
In particolare mi piace fare la doccia quando fa freddo, e adesso siamo in autunno inoltrato.
Entro nella piccola doccia e mi butto sotto il getto dell'acqua ancora tiepida, non bollente come piace a me.
Butto la testa all'indietro e lascio che l'acqua scorra sulla nuca, bagnandomi i capelli chiari.
Ho sempre pensato che l'acqua potesse lavare via ogni impurità, che fosse del corpo o dello spirito.
Da bambina immaginavo che l'ansia di una giornata, una litigata con una mia compagna di classe sul gioco da farsi a ricreazione, tutto potesse scorrere via come l'acqua sulla pelle.
Crescendo ho cominciato ad avere più cose da voler lavare via: litigio con mio padre, bugia a mia madre, brutto voto a scuola e il mio costantemente, incessantemente, vergognosamente, dolorosamente sentirmi brutta.
Brutta fuori, brutta dentro; inadeguata, imperfetta, la ragazza che è un puntino nella folla, presente ma mai indispensabile, una presenza oscillante negli eventi al limite delle cose.
Un po' come i miei capelli: in tanti anni non sono mai riuscita a capire se sono biondi o addirittura bianchi.
Una cosa che mi ha sempre dato fastidio.
Comincio a insaponarmi e chiudo gli occhi, cercando di rilassarmi.
In tanti anni passati a sentirmi in difetto, alla fine sono riuscita perfino a vergognarmi di stare da sola con me stessa.
Allora mi dico che, no, non devo vergognarmi, non ne ho ragione, non sono mica un'assassina o una ladra.
Il mio unico crimine è essere mediocre.
Quindi la colpa è mia, potevo cercare di essere di più, e comincio a massaggiare freneticamente la pelle, lavando via una colpa che non se ne andrà mai e nel caso dovessi dimenticarlo, basterebbe uno sguardo alle mie braccia per ricordarlo.
La prima volta che mi sono tagliata avevo undici anni.
L'ispirazione mi è venuta a scuola, parlando del concetto di salasso: far uscire il sangue sporco per crearne di migliore.
Quando ho visto la lametta di mia madre, invitante, che guardava dalla mensoletta del bagno, ho provato a pulirmi internamente.
Non ha funzionato, ovviamente. Che scema.
Ci ho riprovato tante volte.
Niente.
Se continuo a farlo è solo perché spero che un giorno funzioni, ma per il momento lo faccio solo perché sento qualcosa di diverso dal solito.
Più dolore del solito.
E lo merito.
Lo merito tutto.
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Red as Blood, Red as Wine
Ficção GeralAbigail ha sedici anni, una madre assente, un padre freddo e distaccato, un amico molto particolare e una lametta con cui si ferisce spesso per scappare da una vita che odia. Cameron ha diciotto anni, una madre che l'ha abbandonato, un lavoro che od...