Prologo

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Voldemort è caduto.
Queste le grida che risuonavano in ogni angolo del Mondo Magico, parole sussurrate con reverenziale timore da bocche impaurite e occhi terrorizzati che, guardinghi, spiavano dalle tende tirate e dalle porte sprangate di case miracolosamente scampate alla distruzione della guerra. C'era diffidenza, in quelle parole, e un'ansia incredula dettata dall'esperienza di ricordi già vissuti, diciassette anni prima.
Voldemort è caduto.
Forse gli uomini di potere mentivano ancora una volta per salvare una reputazione ormai andata - comunque – perduta; forse quella voce che si era timidamente sparsa a macchia d'olio dall'angolo remoto di una scuola ormai distrutta narrava di quelle gesta che tutti avrebbero voluto vere ma che in fondo non si sarebbero mai realizzate.
Voldemort è caduto.
La consapevolezza di una realtà così facilmente accettabile instillava nei cuori una speranza forse fin troppo ardita, ma le voci che correvano veloci, sulle ali del vento e sulla cresta di quelle onde che solcavano gli oceani, confermavano la realtà degli eventi.
Voldemort è caduto.
Gli ultimi sprazzi di una resistenza crudele vagavano ancora per il Mondo Magico, figure incappucciate e gelo incontrollato, sguardi folli e accesi del dolore della sconfitta.
Ma Voldemort è caduto.
Quella consapevolezza che solo a dirla faceva spavento, ben presto si impadronì del cuore di coloro i quali, troppo impauriti per prendere parte attivamente alla battaglia, avevano aspettato, ignavi, di sapere da quale parte pendere per sopravvivere.
Infine, la verità si era fatta largo tra la diffidenza della gente, aveva scavato assiduamente nella coscienza, con mano abile e sicura si era intrufolata nei cuori più pavidi e aveva fatto uscire allo scoperto anche i vigliacchi, rimasti nascosti nell'oscurità parzialmente sicura delle loro dimore, protette più o meno bene da Incantesimi che sarebbero stati facilmente spezzati dalla volontà del Signore Oscuro, se questo non fosse stato a sua volta sconfitto dal suo nemico.
Il Ragazzo che è Sopravvissuto. Due volte. La nuova stella del momento, il salvatore dei popoli, il fomentatore delle folle; il desiderio segreto di tutte le giovani nubili, l'eroe che aveva infine salvato il Mondo Magico tornando persino dall'aldilà per mettere fine a quel terrore che aveva mietuto vittime spesso innocenti, prima di venire estirpato dal suo nemico naturale, eletto tale dallo stesso che ora era solo un ricordo – spaventoso – nelle menti di chi aveva vissuto un evento che molti avrebbero ricordato come il possibile Apocalisse.
Le testate dei giornali erano dedicate a Harry Potter, ancora una volta, stavolta per sempre. Solo diciassette anni prima si festeggiava con brindisi allegri e sorrisi scintillanti la sconfitta di un uomo che era diventato leggenda e terrore, ma era stata solo l'arroganza dei popoli a credere che quella minaccia fosse stata definitivamente debellata da un sonaglino e un pianto di neonato. Nessuno sapeva cosa ci fosse dietro quella tragedia, dietro la storia, finita tra vecchi ritagli di giornali, di due genitori morti per salvare la vita al proprio figlio; nessuno poteva immaginare, in quel giorno di festa, quanti piccoli dolori quotidiani e quante enormi conseguenze ci fossero – la sofferenza per la perdita, la vendetta folle di un amico, conclusa dietro le sbarre di Azkaban, la distruzione seminata silenziosamente da quell'omicidio premeditato che avrebbe dato inizio a una serie di eventi senza eguali che avrebbero portato all'inevitabile scontro finale, dove si diceva non ci sarebbero stati superstiti – al di là di una cicatrice a forma di saetta. O forse, nessuno voleva pensarci. E chissà che il ritorno a lungo negato e infine impossibile da contestare di Colui-che-non-deve(doveva)-essere-nominato non fosse stata la punizione per quegli uomini senza cuore che in un giorno di morte alzavano i calici a una vittoria palesemente falsa, laddove era palpabile la sconfitta lasciata dai tralci di legno di una casa – di una vita – distrutta.
Ma ora, diciassette anni dopo, quella sconfitta era reale; meno credibile di quanto non fosse all'epoca. Questa volta, nessuno festeggiava tanto apertamente la caduta del Lato Oscuro, forse per timore di una qualche ritorsione, forse per paura che fosse solo un bel sogno e che al mattino tutto sarebbe sfumato tra le brume dell'alba. E questa volta, consapevole e vincitore, Harry Potter, il Ragazzo che è Sopravvissuto – due volte - aveva preso attivamente parte allo scontro, ed era stato lui stesso l'artefice della sconfitta finale di Voldemort, un uomo il cui nome, solo a pensarlo, incuteva timore, e che ora era polvere insieme ai suoi avi e a chi l'avrebbe seguito di lì a poco. (Solo qualche arrogante vigliacco, ora, si permetteva di urlare ad alta voce quel nome che per anni era significato morte, e che ultimamente era diventato Tabù.)
Svelati i misteri di una vita – la sua -, rivelate le profezie e gli intrighi, scoperti gli inganni e gli abusi; urlata l'innocenza di Severus Piton, confermato il suo eroismo, tra le lacrime commosse di un ragazzo che, in fondo, l'aveva sempre odiato, e che si ritrovava ora a piangere un uomo la cui tragedia, adesso, era chiara ai suoi occhi. Degnamente compianto e salutato Sirius Black, coperto infine degli onori che gli spettavano. Divulgati i nomi dei Mangiamorte, dei Ghermidori, dei torturatori e degli uccisori che avevano opposto strenua resistenza a Hogwarts, un mondo che era sembrato, durante quell'ultima battaglia finale, un universo a parte di eroi e caduti. Tante le vittime, troppe le lacrime. Gli articoli di giornale non erano mai abbastanza lunghi, o esaurienti; gli onori mai sufficienti a chi si era valorosamente battuto, a chi era morto per la sua causa.
L'editto emanato da Kingsley Shacklebolt, ben presto eletto a Capo del Dipartimento Auror e da tutti inneggiato come promettente prossimo Ministro, aveva conferito la carica di Auror a chiunque avesse preso parte alla battaglia di Hogwarts, che fossero studenti, insegnanti, Centauri o chiunque altro avesse avuto il coraggio di combattere. Vivi o morti che fossero. Medaglie al valore che non avevano più un senso, ma che lui riteneva dovessero raccogliere le lacrime di chi era prematuramente scomparso.
E taglie pendevano sulla testa dei Mangiamorte rimasti in libertà, che ancora, increduli e sconfitti, si ostinavano a perpetuare il loro regime di terrore, senza più qualcuno che li guidasse: soli, allo sbaraglio, a seminare caos e discordia in tutto il Mondo Magico, senza un motivo apparente che non fosse la follia che li aveva spinti sino a quel momento.
Così, lentamente, i vivi riprendevano le fila di una vecchia vita: seppellivano i morti, onoravano i caduti, piangevano i defunti, e ricostruivano lentamente le loro esistenze, spezzate da quella guerra che aveva cancellato anche la speranza dai cuori dei più coraggiosi, ma che non aveva frantumato la convinzione che una vita, oltre la morte, c'è. Ed era quella che doveva essere riedificata.

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Nota dell'autrice:
Salve, questa è la mia prima fanfiction in assoluto. Ho pensato la storia in modo che essa si sviluppi dopo la sconfitta di Voldemort, così da non intaccare troppo la trama del libro, a parte qualche piccolo particolare (per esempio in questa storia Rufus Scrimgeour non è morto ed è ancora Ministro della Magia). Cercherò di postare con frequenza, studio permettendo. Per il momento ho postato solo il prologo, ma il primo capitolo è quasi pronto per la pubblicazione, e sarà più lunghetto. Cercherò di essere il più fedele possibile ai personaggi. La storia è più o meno completa, nella mia testa, ma ci sono ancora particolari da definire, quindi non so quanto durerà. La trama, comunque, comincerà a delinearsi dal prossimo capitolo!
Per il resto, spero che la mia storia vi piaccia, e mi auguro di ricevere qualche recensione. Sono ben accetti consigli, suggerimenti e anche critiche - nei limiti della buona educazione.
Buona lettura.

IL FANTE DI PICCHE E LA DAMA DI CUORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora