Seguiva instancabilmente i loro movimenti da ormai due giorni, ma non si era ancora decisa a rivelarsi. Tra le strade di quella città completamente nuova per lei, aveva sondato con attenzione ogni coppia, fino a quando, un giorno, non aveva individuato quella che le interessava. Allora, dopo averli osservati per istanti eterni, rivivendo una vita soffocata tra le amarezze della guerra e l'angoscia oppressiva di non poterli vedere mai più, si era lasciata andare a un pianto che ogni notte, senza che lei potesse fare nulla per fermarlo, la soffocava, estinguendo le sue forze e facendola sprofondare in un sonno agitato. Trovarli non era stato difficile, ma fare ciò che doveva essere fatto era tutta un'altra storia. Come un'ombra, seguiva le due figure durante il giorno, poi, quando la notte scendeva ad avvolgere gli edifici e si stendeva come una coperta sopra il mare tingendo di nero le acque oceaniche, si concedeva lacrime di una tenerezza sconcertante, che dichiaravano tutta la sua frustrazione per l'incapacità di procedere come avrebbe dovuto – come avrebbe voluto. A volte non aspettava nemmeno che calasse la notte: le bastava guardarli, perché la sua determinazione naufragasse in quelle stupide lacrime.
Ma, per fortuna, c'era chi la teneva per mano. C'era chi le sorrideva con amorevole dolcezza, stringendola al cuore per darle una forza che non aveva più, succhiata via dagli eventi dell'ultimo anno: una forza che aveva dovuto mostrare, per non lasciarsi sconfiggere dall'orrore della guerra. Ma ora poteva anche concedersi la fragilità di cui la natura l'aveva dotata.
Ad Hermione era bastato un attimo - un sofferto colpo di bacchetta – per modificare i ricordi dei suoi genitori: con un unico, elastico movimento del polso, tre vite erano state drasticamente cambiate. I ricordi erano sprofondati in depressioni dell'anima che nessuno sarebbe andato a cercare in chi sosteneva fermamente, e in tutta onestà, che non aveva mai avuto una figlia; cicatrici invisibili nel tessuto immobile di una storia che aveva un solo strappo, rapidamente ricucito dalla mano abile e dalle labbra tremanti di una figlia amorevole; una figlia che, per proteggere due babbani da una guerra con cui non avevano nulla a che fare, era stata disposta a sacrificare i ricordi di una vita. Una vita che riprendeva adesso, a distanza di quasi un anno, e di un continente; la distanza di lacrime, e morti, e dolore; la distanza dell'angoscia.
Era una giornata calda. Il sole sfavillava alto nel cielo, fendendo le teste degli alti grattacieli, giganti ben diversi da quelli con cui avevano avuto a che fare ultimamente. Hermione stringeva convulsamente la mano calda di Ron, e guardava con gli occhi velati di lacrime i loro movimenti al di là della strada: i capelli ricci della madre, gli occhi color cioccolato del padre, i loro sorrisi, le loro parole. Forse si stavano raccontando di quel giorno di vuoto, nella loro memoria – la sua nascita, per loro mai esistita.
«Sei sicura che...» aveva cominciato Ron, guardandola con la coda dell'occhio, senza perdere di vista i suoi genitori. Hermione tacque. Non staccò gli occhi da quelle figure, come se fosse incapace di vedere o sentire altro al di fuori di loro due; solo un leggero tremolio delle labbra fece capire al ragazzo che l'aveva sentito. Senza nessun motivo apparente - se non l'urgente e ansioso bisogno di riavere dei genitori - nella testa di lei scattò qualcosa: la grande macchina che era il suo cervello si azionò; un ingranaggio si mosse, e tutto il grande marchingegno cominciò a funzionare. Hermione fece un passo, poi un altro, inizialmente incerta, poi sempre più decisa, le falcate che, una dopo l'altra, la portavano dall'altro lato della strada, in direzione di quella coppia che ora si infilava in un vicolo stretto ma suggestivo che ospitava due o tre negozietti dall'aria tipica. Li perse di vista solo un attimo, quello che le occorse per svoltare l'angolo in uno svolazzare del vestito giallo che indossava. La donna stava indicando qualcosa al marito quando incrociò lo sguardo di quella ragazza dai capelli e dai lineamenti così simili ai suoi, senza che una domanda sgorgasse dalla sua mente; le sorrise con cortesia, com'era solita fare, poi distolse lo sguardo, così non notò la lacrima che scivolò sulla guancia della figlia che non sapeva nemmeno di avere.
L'istinto iniziale di Hermione, non appena vide quel sorriso solcare il volto della madre – sorriso per lei -, fu quello di correrle incontro e abbracciarla, così forte da toglierle il fiato. Era stata così sicura di riuscirsi, quando il suo sguardo correva abbastanza lontano da vedere la coppia varcare la linea dell'orizzonte; ma adesso, lì, davanti a loro, persino le sue ultime difese crollarono. Un moto di inspiegabile pena aggrovigliò lo stomaco di Hermione, e le immobilizzò il corpo in un'unica, ferrea morsa. Semplicemente, senza che un solo angolo del suo volto si muovesse, e assolutamente in silenzio, iniziò a piangere, in quel modo che è un modo bellissimo, un segreto di pochi: piangeva solo con gli occhi, come un bicchiere pieno fino all'orlo di tristezza, impassibile mentre quella goccia di troppo alla fine la vince e scivola giù dai bordi, seguita poi da mille altre; e immobile se ne stava lì mentre le colava addosso la sua minuta disfatta. L'unico movimento che Ronald percepì, fu una stretta maggiore alla mano che lui le stringeva, e, subito dopo che la coppia ebbe voltato l'angolo, il suo viso che si seppelliva nell'incavo del collo di lui, che prontamente la accolse in un abbraccio, baciandole silenziosamente la testa ricciuta. Quindi, senza aggiungere una parola, la guidò alle spalle dei suoi genitori, e poi, gettandosi una circospetta occhiata intorno, puntò la bacchetta sulle loro teste e mormorò l'incantesimo con decisione.
Nulla, nell'espressione dei due babbani, sembrò testimoniare quel cambiamento; solo lo sguardo vacuo con cui si guardarono l'un l'altro avrebbe potuto esprimere la confusione in cui si trovavano in quel preciso istante in cui nelle loro menti affiorò il viso amato della loro figlia, che, inspiegabilmente, si trovarono tra le braccia, singhiozzante, in un attimo di commozione così intimo e privato da spezzare il cuore - esternato solo dalle lacrime che scorrevano, copiose, sui visi di ognuno, perlacee testimoni di quell'amore in fondo mai dimenticato.
Hermione era talmente presa da quel momento, che non sentì nemmeno lo schiocco con cui, in un sorriso, Ronald si smaterializzò.
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IL FANTE DI PICCHE E LA DAMA DI CUORI
FanfictionQuesta è una storia scritta da Eloise_Hawkins. E' una ff che ho trovato su Efp fanfiction e volevo trascriverla qui. Link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=806487&i=1 Le testate dei giornali erano dedicate a Harry Potter, ancora una volta...