Capitolo 6. La gardenia rapita

5.9K 228 99
                                    

Sebbene avesse rifiutato il ruolo di Auror che Kingsley Shacklebolt gli aveva offerto, George Weasley frequentava assiduamente il Ministero della Magia, e aveva più volte ripetuto che il motivo di quelle visite erano importanti colloqui paterni, indispensabili dopo l'amore genitoriale esploso al termine della Guerra. Tutti fingevano ingenuità davanti a quell'ammissione, che sapevano nascondere verità ben più drastiche.
La realtà era che George era stato distrutto dalla guerra. Quando i suoi occhi si erano posati sul cadavere del gemello caduto, il suo cuore si era spezzato; mentre guardava il fratello steso sul pavimento della Sala Grande, lo spettro dell'ultima risata impressa sul volto, gli era sembrato di vedere dentro uno specchio la sua immagine sgretolarsi lentamente. Quel giorno, insieme a Fred, era morta anche una parte di lui.
Quando la guerra era finita, George si era rifiutato di tornare alla quotidianità che scandiva da pochi anni a quella parte la sua vita: gli sembrava un insulto al fratello. Così, aveva chiuso il loro negozio, e insieme a quello il suo cuore. Rintanato in una camera improvvisamente troppo grande per lui, era rimasto per ore, giorni e settimane a fissare un cielo che non gli restituiva lo stesso sguardo. La solitudine aveva logorato la sua lucidità: di tanto in tanto gli sembrava ancora di sentire la risata del fratello. Quando, esattamente dopo un mese, Molly Weasley era entrata nella sua camera, l'aveva buttato giù dal letto e l'aveva trascinato, tirandolo per un orecchio – quello che gli era rimasto – fin dentro la doccia, urlandogli contro parole che lui non credeva possibile stessero uscendo dalla bocca di sua madre, aveva finalmente capito che avrebbe dovuto ricominciare a vivere, anche se Fred se n'era andato. Quando poi, una sera, aveva sentito i suoi genitori singhiozzare disperatamente, stretti in un abbraccio per soffocare il dolore sotto strati di complice affetto, aveva sentito una punta d'invidia per quella coppia; si era sentito solo. E aveva infine elaborato il lutto.
Così aveva lentamente raccolto i cocci del suo cuore, e accettato la sua vita. La notte dormiva ancora nel letto del fratello, per sentire la sua presenza vivida sulla sua pelle, e si svegliava con il cuscino umido di lacrime, ma di giorno era George Weasley, quello di sempre; quello che non era diventato Prefetto, infrangendo la tradizione di famiglia; quello che lanciava Caccabombe in corridoio solo per far infuriare Gazza; quello che aveva dato la Mappa del Malandrino ad Harry, dopo averla imparata a memoria, per sgattaiolare a Hogsmeade quando ne avesse avuto voglia; quello che aveva cercato di contrastare il regime della Umbridge con spettacolarii fuochi d'artificio e utili Merendine Marinare; quello che aveva mollato la scuola in sella a un manico di scopa per aprire un negozio di scherzi.
Ogni tanto sognava che Fred fosse ancora con lui. Allora, di giorno si svegliava di buonumore: gli sembrava che lui fosse davvero lì, accanto a lui. Ma poi, puntualmente, il sogno si infrangeva: bastava una frase lasciata in sospeso per permettere al gemello di concluderla; o uno sguardo lanciato al vuoto – lì dove avrebbe dovuto incontrare un viso identico al suo.
A un mese e mezzo dalla fine della Guerra, aveva deciso di riaprire i Tiri Vispi Weasley: non poteva permettere che il lavoro di Fred fosse distrutto dalla sua morte. Dopo tre giorni dalla riapertura, però, si era reso ben presto conto che il negozio era troppo difficile da gestire da solo. Probabilmente più vinto dal senso di solitudine, che dal vero e proprio stress, aveva chiesto aiuto a Ron; come fosse una sorta di riscatto, per tutto quello che gli aveva combinato insieme al gemello fino a quel momento. Era stato il primo a cui aveva domandato: sapeva che Bill aveva bisogno di godersi la pace con la sua nuova moglie, che Charlie era troppo occupato con i Draghi, e che Percy... bè, era Percy; non aveva pensato nemmeno per un attimo a nessuno di loro. Il fratello aveva accettato il lavoro con un sorriso: l'assenza di Fred era una stilettata nel cuore per entrambi, e se George aveva avuto il coraggio di chiedergli sostegno, significava che ne aveva davvero bisogno.
Le visite al Ministero erano cominciate allora. Una mattina, George era sparito per delle ore dal negozio. Ron non gli aveva fatto una sola domanda, quando era tornato, e per questo il fratello gli era stato silenziosamente grato. D'altronde, aveva saputo dal padre dov'era stato; non perché Geroge fosse andato a trovarlo, ma perché un suo collega gli aveva detto di aver visto suo figlio in giro per gli uffici governativi. Arthur aveva allora chiesto a Ronald perché non gli avesse detto che aveva ripreso il lavoro di Auror; lui, confuso, aveva risposto che non era così. E il mistero era stato ben presto risolto da Harry Potter, che aveva annunciato che George Weasley aveva accettato l'incarico di Auror. Il ragazzo aveva accampato pallide scuse, ma tutti avevano compreso la realtà delle sue azioni.
Quando il Lunedì successivo all'arrivo della lettera da parte di Macnair, il gemello era stato avvisato di quella provvidenziale informazione, il suo sguardo acceso di vendetta aveva sostituito qualsiasi parola.

IL FANTE DI PICCHE E LA DAMA DI CUORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora